Signs

Due adulti e due bambini vivono in una fattoria vicino a Philadelphia, circondata da distese di grano. Durante la notte, in esse vengono prodotti grandi cerchi, come segnali per gli extraterrestri, che arrivano per invadere la Terra. Questo è il ristretto ambiente claustrofobico, dove tintinnii di pendagli mossi dal vento e movimenti rapidi di sconosciuti fra le canne si accompagnano ad un crescendo di paura, alimentata anche dalle notizie della tv, come in una contagiosa psicosi di massa. Ma si tratta di suggestione collettiva o di una tragica realtà? È questo il tipo di tensione che ci propone fin dalle prime scene il giovane regista Shyamalan, di cui conoscevamo già il talento per le sue opere precedenti Il sesto senso e Unbreakable. Signs non è un’opera semplice. Vi sono necessari due piani di lettura: il racconto di fantascienza anni Cinquanta e la crisi di un pastore evangelico, alla quale il primo fa da contorno. L’autore, di origine indiana, punta di più sul contenuto spirituale che sull’esposizione verosimile dei fatti. Gli piace mostrare e non mostrare, puntando ad una narrazione eterea e all’intuizione dello spettatore. È indicativa la scena della prima ricezione dei messaggi radio, percepibili sul tetto della macchina, o quella della veloce ripresa televisiva di un extraterrestre fra le grida dei ragazzini, che riescono a intravederlo. Shyamalan, attirato in particolare dall’idea del buddismo zen, di “vivere nel momento”, manifesta la tendenza all’analisi approfondita e senza fretta degli stati d’animo. I protagonisti non sono agitati, ma pieni di pensieri per il faticoso confronto fra accadimenti passati e presenti. E a loro modo coraggiosi, in una sorta di malinconica astrazione. L’interpretazione di Mel Gibson è intensa, ma risulta pienamente comprensibile solo se si tiene conto del suo tormento interiore. Le figure degli alieni, quasi demoni evocati dalla sua coscienza, gli impediscono di essere pienamente sé stesso e di infondere coraggio ai figli. Per l’atroce morte della moglie e la malattia del figlio, egli arriva alla ribellione verso Dio e al dubbio che tutto sia dominato dal caso. Ma l’evoluzione positiva dei fatti diventa per lui conferma dell’esistenza di una logica superiore. Riabbracciato il ruolo di pastore, la serenità ritorna nella sua casa e nel suo mondo. Regia di M.Night Shyamalan; con Mel Gibson.

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