Il significato autentico del presepe

Francesco ha firmato a Greccio una Lettera apostolica che invita tutti ad allestire il presepe nelle famiglie, ma anche nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze
ALESSANDRO BIANCHI/ANSA/DEF

Il presepe non è solo una bella tradizione che suscita nel cuore stupore e meraviglia: è un Vangelo vivo, è parte «del dolce ed esigente processo di trasmissione della fede», è il segno che Dio si incarna nella quotidianità della vita e invita ciascuno a mettersi in cammino.

ANSA/ VATICAN MEDIA
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Esso «racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi», scrive papa Francesco nella Lettera apostolica Admirabile signum firmata a Greccio nella prima domenica di Avvento. È un segno che parla alla vita di ciascuno: il cielo stellato che squarcia il buio della notte annuncia la presenza Dio che illumina tutti coloro che attraversano le tenebre della sofferenza.

«Pensiamo a quante volte la notte circonda la nostra vita» – ricorda il papa – «alle tante domande che spesso si affacciano in momenti decisivi della vita: chi sono io? Da dove vengo? Perché sono nato in questo tempo? Perché amo? Perché soffro? Perché morirò? Per dare una risposta a questi interrogativi Dio si è fatto uomo».

Il presepe, quindi, è segno di speranza, di quella novità di vita che Gesù è venuto a portare «in mezzo a un mondo vecchio», nella solitudine urbana, tra quelle case in rovina rappresentate nello sfondo, simbolo di una «umanità decaduta» che Gesù «è venuto a guarire e ricostruire».

Per primi si avvicinano alla grotta i pastori che, «a differenza di tanta gente intenta a fare mille altre cose», «diventano i primi testimoni dell’essenziale, cioè della salvezza che viene donata. Sono i più umili e i più poveri che sanno accogliere l’avvenimento dell’Incarnazione». Così i  mendicanti, che si avvicinano alla capanna così povera che «i poveri attorno ad essa non stonano affatto». Al contrario, essi sono «i privilegiati di questo mistero e, spesso, coloro che maggiormente riescono a riconoscere la presenza di Dio», dice il papa.

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Nel presepe, poi, ciascuno inserisce tanti personaggi che sembrano non avere relazione con i racconti evangelici: il fabbro, il fornaio, i musicisti, le donne che portano le brocche d’acqua. «Tutto ciò rappresenta la santità quotidiana, la gioia di fare in modo straordinario le cose di tutti i giorni, quando Gesù condivide con noi la sua vita divina», afferma Francesco.

«Nascendo nel presepe, Dio stesso inizia l’unica vera rivoluzione che dà speranza e dignità ai diseredati, agli emarginati: la rivoluzione dell’amore, la rivoluzione della tenerezza. Dal presepe, Gesù proclama, l’appello alla condivisione con gli ultimi quale strada verso un mondo più umano e fraterno, dove nessuno sia escluso ed emarginato».

Al centro della scena, Maria e Giuseppe, i custodi della vita, una mamma e un papà immersi nel mistero della nascita, testimoni dell’obbedienza a un misterioso progetto di Dio. Il cuore del presepe comincia a palpitare nel giorno di Natale, quando si aggiunge la statuina di Gesù Bambino. Dio si presenta bambino perché ognuno possa accoglierlo tra le braccia.

«La nascita di un bambino suscita gioia e stupore, perché pone dinanzi al grande mistero della vita. Vedendo brillare gli occhi dei giovani sposi davanti al loro figlio appena nato, comprendiamo i sentimenti di Maria e Giuseppe che guardando il bambino Gesù percepivano la presenza di Dio nella loro vita».

Il presepe è anche l’invito a diventare discepoli e testimoni. Ecco, allora, il significato della presenza dei Re Magi, che giungono nel giorno dell’Epifania. Essi ricordano la responsabilità di ogni cristiano di essere evangelizzatore. «I Magi insegnano che si può partire da molto lontano per raggiungere Cristo». Sono uomini ricchi, ma con una sete d’infinito, che partono per un viaggio lungo e pericoloso, fino ad arrivare a Betlemme. «Non si lasciano scandalizzare dalla povertà dell’ambiente», ma si inginocchiano davanti al bambino nel quale riconoscono il Dio che «guida il corso della storia, abbassando i potenti ed esaltando gli umili».

Con questa Lettera apostolica papa Francesco invita tutti a sostenere la tradizione di allestire il presepe nelle famiglie, ma anche nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, nelle carceri, nelle piazze. «Mi auguro – scrive – che questa pratica non venga mai meno; anzi, spero che, là dove fosse caduta in disuso, possa essere riscoperta e rivitalizzata».

Il presepe è un segno che manifesta la tenerezza di Dio, la bellezza e il mistero della vita. «Il dono della vita, già misterioso ogni volta per noi, ci affascina ancora di più vedendo che Colui che è nato da Maria è la fonte e il sostegno di ogni vita. In Gesù, il Padre ci ha dato un fratello che viene a cercarci quando siamo disorientati e perdiamo la direzione; un amico fedele che ci sta sempre vicino; ci ha dato il suo Figlio che ci perdona e ci risolleva dal peccato».

 

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