Sicilia al voto

Le elezioni regionali si rivelano determinanti in vista di quelle nazionali del 2018. La situazione dei candidati
ANSA/MIKE PALAZZOTTO

Per la prima volta, si vota in Sicilia, con le nuove norme approvate cinque anni fa. I consiglieri regionali eletti all’Ars (Assemblea regionale siciliana), che in Sicilia si chiamano “deputati regionali”, saranno 70 e non più 90. Un taglio deciso grazie alla nuova norma approvata nel 2012 che ha portato alla riduzione dei seggi. Il disegno di legge venne proposto ( e a più riprese) dall’allora deputato regionale Giovanni Barbagallo. L’esponente del Pd, oggi sindaco di Trecastagni (CT), spiega: “Fu una norma importantissima, Se sentiva, ormai da tempo, la necessità di ridurre i costi della politica. Questa riduzione ci consente di risparmiare 30 milioni di euro. Sono stati ridotti anche gli emolumenti dei membri dell’Ufficio di presidenza dell’Ars e dei presidenti di commissione”.

La legge non entrò in vigore nel 2012 (per lo scioglimento anticipato dell’Ars). Oggi viene applicata per la prima volta. La Sicilia si uniforma alle altre regioni e vede i numeri dei componenti del proprio consiglio regionale allineati a quelli delle altre regioni. La sede dell’Ars è Palazzo dei Normanni, sede del primo parlamento siciliano (1140), uno dei più antichi d’Europa. Ma la prima assise venne convocata da Ruggero il Normanno a Mazara del Vallo nel 1097.

Si riduce la rappresentanza dei territori, con le province che vedono diminuire il numero dei propri rappresentanti.

La nuova legge elettorale (applicata già nella passata tornata elettorale) prevede l’elezione di 62 deputati a suffragio diretto (con liste provinciali); sette deputati saranno inseriti in un “listino” del candidato presidente ed entreranno all’Ars insieme al nuovo governatore (che fa parte dei seggi). L’ultimo seggio sarà assegnato al candidato presidente che avrà ottenuto il maggior numero di voti. Viene applicato lo sbarramento del 5 per cento per l’ingresso all’Ars.

In Sicilia si vota il prossimo 5 novembre. Una tornata elettorale che, come cinque anni fa, precede di qualche mese quella per il rinnovo del Parlamento nazionale e che quindi viene utilizzata anche come “prove generali” delle alleanze future.

Il quadro delle candidature si sta definendo proprio in questi giorni. Gli ultimi accordi raggiunti dopo le vacanze estive hanno delineato le prospettive elettorali nell’isola.

Il candidato 5 Stelle sarà Giancarlo Cancellieri, che sfiorò l’elezione già cinque anni fa. E’ stato scelto con il metodo ormai consolidato delle votazioni on line. Ha iniziato per tempo la sua campagna elettorale, con un tour in Sicilia, accompagnato da Di Maio e Di Battista.

Il centrodestra si è ricompattato attorno a Nello Musumeci, altro candidato sconfitto cinque anni fa che ha deciso di riprovarci. Stavolta Musumeci è partito per tempo, ha fondato alcuni mesi fa un suo movimento “#DiventeràBellissima”, ha dialogato con i potenziali alleati senza mai fare un passo indietro. Alla fine, le altre anime del centrodestra hanno deciso di convergere su di lui. Gaetano Armao, leader del movimento “Siciliani Indignati” e candidato in pectore di Silvio Berlusconi, ha fatto un passo indietro. Correrà in tandem con Musumeci, proponendosi per la vicepresidenza. Musumeci aveva già incassato il sostegno di “Noi con Salvini” (il movimento che si collega all’esperienza della Lega e del suo attuale leader), ma anche di Forza Italia, Cantiere Popolare, Mpa, IdeaSicilia (dell’ex rettore Roberto Lagalla), Udc, Sicilia Nazione.

Il partito Democratico ha trovato la quadratura del cerchio attorno a Fabrizio Micari, attuale rettore dell’Università di Palermo. Era il candidato proposto da Leoluca Orlando che voleva ripresentare in Sicilia l’alleanza che ne ha permesso la rielezione a sindaco di Palermo. Incassa il sostegno di Centristi per la Sicilia, Socialisti e Sicilia Futura. L’ultimo tassello è la rinuncia di Rosario Crocetta. Il governatore in estate aveva tappezzato la Sicilia dei suoi primi manifesti elettorali. Era deciso a ricandidarsi, aveva chiesto le primarie. Il Pd ha risposto picche. Alla fine, dopo un colloquio con Matteo Renzi, ha rinunciato. Ha spiegato le ragioni in una conferenza stampa. Ma dovrebbe essere comunque in campo con il suo “Megafono”, con una lista a sostegno del candidato Pd.

A sinistra, rispunta la candidatura di Claudio Fava, che cinque anni fa dovette rinunciare a causa di un problema tecnico: non aveva la residenza in Sicilia. Al suo posto venne candidata Giovanna Marano ed i due condussero una campagna elettorale in tandem. Fava, che ormai da anni vive a Roma, torna nuovamente in Sicilia per tentare la corsa all’Ars. Avrà il sostegno di Azione Civile di Antonio Ingroia, Rifondazione comunista, partito Comunista, Verdi, Articolo 1, Possibile. Non ci sarà, almeno per ora, Campo Progressista di Giuliano Pisapia, che vuole lavorare per l’unità della sinistra.

Il quadro delle candidature non è ancora definito, ma dovrebbe essere completato da due movimenti sicilianisti: Siciliani Liberi (il movimento fondato dal docente universitario massimo Costa) lancia Roberto La Rosa, Franco Busalacchi correrà per “Noi Siciliani”. Sono in campo anche Lucia Pinsone (Vox Populi, Voluntas Dei) e Piera Maria Loiacono, sostenuta da Pli, Democrazia Cristiana e movimento “Libertas”. Per ultimo, scende in campo Vittorio Sgarbi: il critico d’arte è stato già sindaco di Salemi: una parentesi politico-amministrativa che ha segnato un pezzo della stua storia politica. Guiderà la lista “Rinascimento e Moderati in Rivoluzione”.

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