La crisi idrica sta entrando nelle case degli italiani con effetti sconvolgenti. Questi primi mesi del 2023 al momento si classificano come i più bollenti di sempre e con un problema siccità serio. La neve in questo inverno è stata abbondante ma non dobbiamo dimenticare che l’ha preceduta un’estate molto calda e secca.
Per questi motivi Coldiretti in questi giorni lancia l’allarme attraverso un’analisi su dati Isac Cnr che rileva precipitazioni al di sotto della media nel primo bimestre dell’anno dopo un 2022 in cui è caduta il 30% di pioggia in meno.
L’annunciato ritorno della pioggia dei prossimi giorni è importante per dissetare i campi resi aridi dalla siccità e ripristinare le scorte idriche nei terreni, negli invasi, nei laghi, nei fiumi ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.

Torino, 04.02.2023: siccità sul fiume Po (Foto: LaPresse)
I grandi laghi ora hanno percentuali di riempimento che vanno dal 19% del lago di Como al 36% del lago di Garda fino al 40% di quello Maggiore. Il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è a -3,2 metri e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico.
Coldiretti fa bene a ricordare che dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano e i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello.
Gli agricoltori italiani sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua ma anche la politica deve pensare a soluzioni alternative.
«Acqua non ce n’è ragazzi, l’avete visto, siamo in grossa difficoltà – ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia a margine di un evento –. Non escludo un’ordinanza nei prossimi giorni. Ci stiamo lavorando, ho sempre la speranza che arrivi la pioggia, ma nel frattempo faccio un appello ai veneti affinché non sprechino risorse idriche. Si eviti di innaffiare giardini e cose simili. Non voglio arrivare a consigliare di tenere in considerazione quante volte si deve usare lo sciacquone d’acqua, come ha fatto qualcuno, ma si capisce da soli che meno acqua usiamo meglio è».
Tra le alternative per il recupero di acqua, se la siccità dovesse permanere, il presidente del Veneto non esclude l’impiego di impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare. «Abbiamo una risorsa, il mare, che non dobbiamo più guardare distrattamente – ha osservato –. Bisogna però capire quanto ci costerà il bilancio energetico, perché trasformare l’acqua salata in acqua dolce richiede energia. Ma se riusciamo, anche con le fonti rinnovabili, mettere in piedi un sistema che ci porta ad un’economia circolare – ha ipotizzato –, perché no? Lo fanno gli israeliani, lo fanno altri Paesi e città come Dubai dove ci sono giardini, palme e tutto ciò è sostenuto dalla desalinizzazione».
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