Si gioca col fuoco

Troppi incontri e scontri ravvicinati nei cieli attorno all’Ucraina. Prima o poi qualcosa di grave e irreversibile potrebbe accadere…
fuoco

Nelle colonne quotidiane di notizie provenienti dallo scacchiere ucraino, spiccano in questi giorni quelle relative ai cieli. Così i satelliti di Elon Musk servono sì l’Ucraina, ma un po’ anche la Russia, e chissà chi vincerà, chi pagherà meglio. E così un drone Usa è stato costretto all’autodistruzione da parte di chi lo stava guidando da qualche parte nel pianeta, non certo nei pressi del Mar Nero. La dinamica dell’incidente non è stata confermata nei dettagli (anche se i video ora ci sono, forniti da entrambe le parti, ma, si sa, sono tutt’altro che chiari nel mostrare chi ha ragione), eppure appare evidente come l’incidente sia stato provocato dai Sukhoi russi, che hanno colpito il drone (che, lo ricordiamo, viaggia a 400 km/orari, mille di meno rispetto al jet in forza all’aeronautica russa). Il tutto in cieli internazionali, quindi un atto di guerra diretta tra le due potenze.

Contemporaneamente, sui Paesi baltici è stato verificato l’ennesimo sforamento di un aereo russo, cosa ormai quasi normale nei cieli del Mar Baltico. Ora, il drone a stelle e strisce non aveva umani a bordo, il che ha portato a considerare limitato l’incidente. Ma nel Baltico l’incontro ravvicinato tra il velivolo russo e i caccia della Nato coinvolgeva invece mezzi guidati da umani: e se ci fosse stato uno scontro? Si sta scherzando col fuoco, un nonnulla, pochi metri, e la guerra potrebbe diventare mondiale, e non più solo a pezzi.

Altro scenario delicatissimo è quello della regione di Zaporizhzha, attorno al maggior sito nucleare civile europeo, ora controllato dai russi, che però mantengono, in qualche modo prigionieri, i tecnici ucraini che conoscono e sanno domare il grande sito e i suoi reattori di tecnologia sovietica. Ma la centrale è vicinissima alla linea del fronte, per cui Zaporizhzha è minacciata sia dal fuoco ucraino attaccante che da quello di sbarramento russo. La diplomazia internazionale sta lavorando alacremente per riuscire a sottrarre il sito alla concorrenza, cercando di affidarlo a personale indipendente protetto, forse, da quel che resta dei caschi blu dell’Onu. Ma nulla è sicuro, le bombe continuano a cadere e a danneggiare le infrastrutture, per il momento non proprio essenziali, per fortuna. Il pericolo di una nuova Cernobyl è però reale, non tanto per un malaugurato errore di mira di qualche artigliere, quanto per l’estrema tensione nella quale lavorano i tecnici della regione, che potrebbe portare prima o poi all’accumularsi di una serie di errori che potrebbero così innescare negligenze tali da provocare incidenti maggiori ai reattori. L’incidente nucleare verrebbe quindi, in questo caso, dalla terra e non dal cielo (con bombe sganciate da cacciabombardieri di qualche bandiera) o dal mare (con missili lanciati da una nave o da un sottomarino nucleare). La situazione è pericolosissima, anche perché la centrale è situata tra le linee di frizione dei due eserciti. L’incidente potrebbe accadere in ogni momento, e portare al peggio.

A Bakhmut, invece, non si scherza col fuoco, perché il fuoco è ormai ovunque. La battaglia verrà ricordata come la più sanguinosa della guerra russo-ucraina, senza dubbio, ma potrebbe anche scalare le classifiche delle battaglie più sanguinose della storia. A questo proposito, uno dei motivi di maggior stupore provocato da questa guerra europea è la presenza contemporanea di forme sofisticatissime di guerra – basti pensare all’uso dei marchingegni più tecnologicamente avanzati, come droni e satelliti – con altre che riportano indietro nei decenni, se non addirittura nei secoli. A Bakhmut si combatte usando droni ipertecnologici e mitra o addirittura badili antidiluviani, così come nei cieli del Mar Nero le armi più tecnologiche non hanno impedito che il pilota di uno dei due Sukhoi alla caccia dell’aggeggio volante senza pilota prendesse “a sportellate” o “desse una spallata” al drone Usa.

Sia come sia, la guerra è sempre squallida, violenta, odiosa, sanguinaria. Non ci può essere una guerra amabile, rispettosa, senza spargimento di sangue.

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