Il Consiglio comunale di València ha approvato che il 24 aprile 2023 fosse dichiarato giorno festivo per compensare il giorno di San Vicente Mártir, patrono della città, che quest’anno cadeva domenica 22 gennaio. In questo modo è stato possibile sperimentare la settimana lavorativa di quattro giorni tra il 10 aprile e il 7 maggio, con quattro lunedì festivi. Sulla base di questo progetto pilota verrà condotto uno studio, i cui risultati saranno pubblicati a luglio, per analizzarne le ripercussioni sul benessere sociale, sull’emergenza climatica e sull’economia, con particolare attenzione al riposo, alla qualità dell’aria della città e all’equilibrio tra lavoro e vita privata.
Il centro di innovazione pubblico Las Naves sarà incaricato di valutare i risultati, e le conclusioni saranno disponibili a partire dal 20 luglio. In caso di esito positivo, potranno costituire un precedente per il resto del Paese. La proposta si basa su un processo di dialogo con i settori coinvolti (sindacati, imprese, organizzazioni di quartiere, istituzioni e altri agenti sociali) ed è in linea con altre esperienze simili realizzate in Paesi come Regno Unito, Islanda, Nuova Zelanda, Germania, Portogallo e Giappone.
Secondo fonti istituzionali in questo caso non si tratta di una riduzione della giornata lavorativa, visto che il Comune non ha questa facoltà e che il numero di ore annue lavorate non diminuisce. Si tratta invece di un’esperienza innovativa, pensata per le persone, che è stata sviluppata sfruttando i giorni festivi già celebrati. In questo modo, València diventa la prima città al mondo a sperimentare durante un mese la settimana lavorativa di 32 ore, incentrata sulla cittadinanza piuttosto che sul business.
Il dibattito sulla settimana lavorativa porta sul tavolo l’incompatibilità tra gli attuali orari di lavoro e la conciliazione tra vita personale e familiare. Nel 2018, l’Istituto nazionale di statistica (INE) ha pubblicato un’indagine sulla “Conciliazione tra lavoro e vita familiare“, i cui risultati hanno evidenziato che quasi una persona lavoratrice su tre (32%) dichiara di avere qualche difficoltà a conciliare il lavoro con le responsabilità di cura della famiglia. In questo caso, sono soprattutto le donne a dover rinunciare alla propria carriera professionale per occuparsi del lavoro domestico e di cura. Infatti, secondo l’indagine, l’87% di coloro che si assentano almeno un mese dal lavoro per prendersi cura degli altri sono donne.
Allo stesso modo, secondo il sindaco della città, Joan Ribó, la pandemia ha generato la possibilità di telelavoro grazie ai progressi tecnologici e ha portato con sé un cambiamento nel modo di lavorare. Inoltre, la lotta alla crisi climatica ha introdotto un altro fattore da tenere in considerazione nel tentativo di ridurre le emissioni inquinanti riducendo il numero di spostamenti quotidiani.
Questo test pilota è in linea con una dinamica già avviata nel corso dell’anno precedente, in cui, al fine di stimolare la riduzione dell’orario di lavoro nella Comunità Valenciana, il Ministero Regionale dell’Economia Sostenibile, dei Settori Produttivi, del Commercio e del Lavoro ha offerto aiuti alle aziende per la sua attuazione, senza incidere sugli stipendi del personale. Un aiuto di oltre 9 mila euro è stato garantito alle aziende per ogni lavoratore che ha aderito alla settimana lavorativa di 32 ore, sempre previo accordo con la rappresentanza legale dell’azienda e un piano di miglioramento della produttività.
La settimana lavorativa di 32 ore consiste nel lavorare quattro giorni alla settimana per la stessa retribuzione e con lo stesso carico di lavoro. Questo non è possibile per molti settori, come quello alberghiero e della ristorazione o quello sanitario, a causa delle loro caratteristiche. Si tratta quindi di una realtà di cui si dovrà tenere conto e si dovrà vedere quali altri adattamenti possono essere applicati a questi settori in modo che tutti i lavoratori ne possano beneficiare in egual misura.
Cosa è successo in altri Paesi?
Come riportato da Euronews, il Regno Unito è uno dei Paesi in cui la settimana lavorativa di quattro giorni ha avuto più successo, e le aziende che l’hanno sperimentata per sei mesi stanno valutando il renderla permanente. Si tratta del progetto pilota più longevo, lanciato il 6 giugno 2022 per studiare l’impatto della riduzione dell’orario di lavoro sulla produttività delle aziende e sul benessere della loro forza lavoro, nonché l’impatto sull’ambiente e sulla parità di genere.
Circa 61 aziende britanniche e più di 3.300 dipendenti hanno aderito al programma, guidato da ricercatori delle Università di Cambridge e Oxford e del Boston College, oltre che dai gruppi no-profit 4 Day Week Global, 4 Day Week UK Campaign e dal think tank britannico Autonomy.
In Scozia il governo dovrebbe lanciare una prova sperimentale quest’anno, e anche in Galles si sta valutando la possibilità di avviare una sperimentazione.
A questo proposito, l’Islanda è uno dei Paesi pionieri e di riferimento per quanto riguarda la settimana lavorativa di quattro giorni, in quanto nel periodo dal 2015 al 2019 ha lanciato un test pilota per ridurre l’orario di lavoro a 35 ore – mentre il resto dei Paesi lavorava 40 ore a settimana – che ha avuto un grande successo.
Un numero crescente di Paesi sta sperimentando la settimana lavorativa di quattro giorni. Nei casi in cui è stata avviata, i risultati sono stati positivi: la maggior parte dei lavoratori intervistati ha dichiarato di poter svolgere la stessa quantità di lavoro in quattro giorni e che questo migliorerebbe la loro salute mentale. Le possibilità sono diverse, ma la chiave è migliorare la qualità della vita delle persone e facilitare l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Resta da vedere come è andata a València e se questo studio significherà un prima e un dopo per la Spagna.
Semana laboral de cuatro días, ¿realidad o ficción?
La ciudad española de València ha desarrollado durante el mes de abril una prueba piloto para comprobar si es factible una semana laboral de 32 horas de trabajo repartidas en 4 días
El Ayuntamiento de València aprobó que el 24 de abril de 2023 fuera declarado como festivo para compensar el día de San Vicente Mártir, patrón de la ciudad, que este año cayó en domingo, 22 de enero. De esta manera, se ha podido ensayar la semana laboral de cuatro días entre el 10 de abril y el 7 de mayo, con cuatro lunes festivos. A partir de este proyecto piloto, se pretende realizar un estudio, cuyos resultados se publicarán en julio, que analice su repercusión en el bienestar social, la emergencia climática y la economía, con especial atención al descanso, la calidad del aire de la ciudad y la conciliación.
El centro de innovación Las Naves, de propiedad pública, será el encargado de llevar a cabo la evaluación de los resultados, para disponer así de las conclusiones a partir del 20 de julio. En el caso en que estas sean positivas, esto podría suponer un antecedente para el resto España. La propuesta parte de un proceso de diálogo con los sectores implicados (sindicatos, empresas, entidades vecinales, instituciones y otros agentes sociales), y se suma a otras experiencias similares llevadas a cabo en países como Reino Unido, Islandia, Nueva Zelanda, Alemania, Portugal o Japón.
Según fuentes institucionales, en este caso no se trata de una reducción de la jornada, dado que el Ayuntamiento no tiene esa competencia y que el cómputo anual de horas trabajadas no disminuye. Se trata, sin embargo, de una experiencia innovadora, pensada para las personas, que se ha desarrollado aprovechando los festivos que ya de por sí se celebran. De esta forma, València se convierte en la primera ciudad del mundo en hacer un proyecto piloto, a lo largo de un mes, sobre una semana laboral de 32 horas con un enfoque de ciudadanía y no empresarial.
El debate sobre la semana laboral pone sobre la mesa la incompatibilidad entre las jornadas de trabajo actuales y la conciliación de la vida personal y familiar. En 2018 el Instituto Nacional de Estadística (INE) publicó un módulo sobre “Conciliación entre vida familiar y laboral[1]”, cuyos resultados destacaban que casi una de cada tres personas trabajadoras (un 32%) afirma tener alguna dificultad en su empleo para compaginar bien el trabajo con sus responsabilidades de cuidados familiares. En este caso, son las mujeres quienes en su mayoría tiene que renunciar a sus carreras profesionales para asumir los trabajos de hogar y cuidados. De hecho, según la encuesta, el 87% de las personas que dejan de trabajar al menos un mes para cuidar de otros son mujeres.
Asimismo, según el alcalde de la ciudad, Joan Ribó, la pandemia ha generado la posibilidad del teletrabajo gracias a los avances tecnológicos, y ha traído consigo un cambio de concepción en la manera de trabajar. También, la lucha contra la crisis climática ha introducido otro factor a tener en cuenta para tratar de reducir las emisiones contaminantes con un menor número de desplazamientos diarios.
Esta prueba piloto sigue la línea de una dinámica iniciada ya durante el año anterior, en la que para estimular la reducción de las jornadas laborales en la Comunidad Valenciana, la Consejería de Economía Sostenible, Sectores Productivos, Comercio y Trabajo ofreció ayudas a las empresas para su aplicación, sin que afectara a los salarios del personal. Se ofrecieron ayudas de más de 9.000 euros a las empresas por cada persona trabajadora que se sumara a la semana laboral de 32 horas, siempre con un acuerdo previo con la representación legal de la misma y un plan de mejora de la productividad.
La semana laboral de 32 horas consiste en que las plantillas trabajen cuatro días a la semana cobrando lo mismo y con la misma carga de trabajo. Esto para muchos sectores como el de la hostelería o el sanitario no es posible por sus propias características. Por ello, se trata de una realidad que habrá que tener en cuenta y ver qué otras adaptaciones se pueden aplicar a estos sectores para que todas las personas trabajadoras se puedan beneficiar por igual.
¿Qué ha pasado en otros países?
Tal y como publica Euronews[2], Reino Unido es uno de los países donde mayor éxito ha tenido la semana laboral de cuatro días, las empresas que la han probado durante seis meses se plantean hacerla permanente. Ha sido el proyecto piloto que más tiempo ha durado; se puso en marcha el 6 de junio de 2022 para estudiar el impacto de la reducción de las jornadas laborales en la productividad de las empresas y el bienestar de sus plantillas, así como el impacto en el medio ambiente y la igualdad de género.
Unas 61 empresas británicas y más de 3.300 personas empleadas se inscribieron en el programa, dirigido por personal de investigación de las Universidades de Cambridge y Oxford y del Boston College, así como por los grupos sin ánimo de lucro 4 Day Week Global, 4 Day Week UK Campaign y el think tank británico Autonomy.
En Escocia está previsto que el Gobierno ponga en marcha un ensayo este año, y Gales también está estudiando la posibilidad de hacerlo.
En este sentido, Islandia es uno de los países pioneros y referentes en la semana laboral de cuatro días, ya que en el periodo de 2015 a 2019 puso en marcha una prueba piloto de reducción de horas trabajadas a 35h –cuando el resto de países trabajaban 40 horas semanales– que fue todo un éxito.
Cada vez son más países los que se animan a poner a prueba la semana laboral de cuatro días, ya que en los sitios donde ya se ha experimentado los resultados han sido positivos y la mayoría de personas trabajadoras encuestadas aseguran que podrían completar la misma cantidad de trabajo en cuatro días y que esto mejoraría su salud mental. Son diversas las posibilidades que ofrece, lo fundamental es mejorar la calidad de vida de las personas y facilitar la conciliación. Queda por ver cómo le ha ido a la ciudad de València y si este estudio supondrá un antes y un después para el país.
[1] https://www.ine.es/dynt3/inebase/index.htm?type=pcaxis&path=/t22/e308/meto_05/modulo/base_2011/2018/&file=pcaxis&L=0
[2] https://es.euronews.com/next/2023/03/02/semana-laboral-de-cuatro-dias-que-paises-la-han-adoptado
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