Sergio Larrain. Vagabondages

Omaggio all’ artista cileno che nel ’78 rinuncia alla collaborazione con la Magnum Photos e sceglie una vita solitaria
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In Valle d’ Aosta, presso il “Forte di Bard” fino al 9 novembre è possibile visitare la retrospettiva dedicata a Sergio Larrain, uno dei più significativi autori del xx secolo scomparso nel 2012, talento assoluto, pupilla di Henri Cartier- Bresson,  a cura di Agnès Sire, direttrice della Fondation Henri Cartier- Bresson e con la collaborazione di Magnum Photos. In esposizione, 127 foto in bianco e nero scattate tra il 1950 e il 1964.

Nel 1978 decide di ritirarsi a vita privata. Inizia un percorso di introspezione mistica in un paesino sperduto nel silenzio delle Ande dove scrive poesie e libri lontano dal mondo e dalla società.

Collabora con Pablo Neruda nel 1952 al libro “Valparaiso” , scattando foto per “Una casa en la arena”.

Nella piccola “ Valle del paradiso”, tra vicoli ed infinite salite e discese, Sergio Larrain realizza foto di una poesia struggente. Ritrae un paese con uno sguardo intimista che coglie aspetti ed emozioni del realismo magico latino americano. Quando fotografa sceglie di guardare dentro di sé piuttosto che di fronte.

“Valparaiso- scrive Sergio Larrain al nipote- è sempre meravigliosa, è perdersi nella magia, rincorrendo le strade e i pendii. Non farti prendere da ciò che è convenzionale, lasciati portare solo dal gusto di osservare, le apparizioni si faranno più chiare. Si tratta di vagabondare, star seduti sotto un albero, perdersi nell’ universo. Il mondo convenzionale ti mette il paraocchi. Bisogna uscirne durante il momento della fotografia.“

Nella celebre foto del 1952, Sergio Larrain raffigura due bambine che scendono una dietro l’ altra per uno dei tanti cerros chevannoalporto, originee finedella città, luce e ombra ne investono il percorso e alludono ad un orizzonte non visibile estremamente palpabile e presente.

Sergio Larrain raffigura vagabondi, bambini, angeli apparsi dal nulla, ne inquadra i piedi, sporchi per gli stenti, di reminiscenze caravaggiesche quasi inconsapevoli.  Si fonde con uno sguardo carico di compassione, tutt’uno con gli “ultimi”, i dimenticati, gli umili, protagonisti dei suoi scatti, oltre tutti gli stereotipi.

Secondo  Sergio Larrain , “ogni immagine buona nasce soltanto da uno stato di grazia” . Mente, cuore ed emozioni devono ritrovarsi in armonia.

Solo due anni prima di morire viene convinto dall’ amica Agnès Sire, direttrice  della Fondation Henri Cartier-Bresson a vincere l’ estrema timidezza e l’ assoluto nascondimento e ad autorizzare una mostra retrospettiva con la finalità di far conoscere, mostrare, rendere un servizio all’ umanità confortandola con immagini ricche di eccezionale purezza e semplicità.

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