Senza rimorso

È l’action thriller del momento, "Senza rimorso", diretto da Stefano Sollima. La spy story spostata dagli anni Settanta ad oggi. Da far pensare.  

Niente da fare. La guerra, l’istinto al conflitto è dentro di noi. Una volta c’era la guerra fredda tra Russia e America e ciò favoriva gli Usa: il conflitto era fonte di guadagno per gli economisti, gli industriali delle armi, oltre ad alzare il livello di vita delle gente che ci guadagnava. Oggi, la guerra bisogna farla all’interno della stessa nazione, fomentare la paura del nemico così ci si mantiene vivi e economicamente ne guadagniamo.

È la sintesi dei discorsi che il Segretario alla difesa americana Thomas Clay (un ottimo Guy Perce) fa a John Clark, veterano di assalti in Siria con un commando speciale. Azioni che nessuno doveva conoscere ufficialmente e che mettevano in luce un conflitto sempre vivo Usa-Urss pur nella guerra siriana. Non per nulla il film si apre con la desolante e lunga – opportuna – visione di una Aleppo stremata, rovinata, dove convivono killer, soldati, poveri e mucche fra le case distrutte.

John (l’afroamericano, star del momento, Michael B. Jordan) ne paga le spese e con lui altri due amici che vengono uccisi, una volta tornati in patria, da oscuri  assassini. Anonimi? Sono russi o meglio gente della Cia – il vero governo ombra americano – che fanno il doppio gioco e si “divertono” a tenere viva negli Usa  la paura, il senso del “nemico”? John vede uccisa la moglie incinta e decide di andare a fondo. Il consueto vendicatore made in Usa che il nostro regista, già autore di Soldado con Benicio Dal Toro, ha girato ad Hollywood con una caparbia volontà di stile guizzante, adrenalinico.  Già, perché scene di fuga, morti, crudeltà, sparatorie non mancano, fanno parte del genere e non deluderanno i fan del prodotto.

Come finirà la vendetta contro uno stato traditore da parte di John che ha rischiato la vita per la patria? Conoscerà la prigione, poi la partecipazione ad una missione ultrasegreta in Russia, capirà il doppio gioco dei politici e degli economisti e deciderà di farla finita con le falsità, senza alcun rimorso per i mezzi che usa così come fanno i potenti del governo.

Rimpianti? Certo, l’amore per la moglie e la bambina che gli mancano terribilmente (“Dove sei, in paradiso?”; lei tace: “Sono con te”; “Ma non sempre” e lei “non sempre”: un colloquio doloroso che lui sogna).Un dolore che gli fa un male terribile. Sentirsi tradito dalla nazione per cui ha versato sangue, da un governo in cui credeva, è una delusione tremenda e a John non importa se vivrà o morirà, egli ormai si sente come un fantasma. Gli è vicino la collega Karen (Jodie Turner-Smith) decisa, amica leale in questo racconto che conosce solo rare tregue all’azione, ma mai superficiali, come quando John e Thomas si confrontano, e il soldato apre gli occhi sulla realtà delle necessità di avere un nemico, per “stare in pace”.

Al di là della storia, che deriva dallo scrittore scomparso Tom Clancy, il pensiero di fondo è chiaro: un pessimismo sull’uomo o un certo tipo di uomo che non crede in realtà alla possibilità della pace se non come pausa in un ricorrente bisogno di conflitti umani. John sopravviverà o sparirà, deciderà di morire o di dissolversi nell’anonimato? La risposta vedendo il film.

 

 

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