Sentirsi vivi

Niente è impossibile sancisce esplicitamente lo slogan pubblicitario di un noto marchio sportivo. Se vuoi, puoi: è l’imperativo culturale, figlio dell’epoca post-moderna, che vuole il corpo sportivo come luogo di sogni che divengono realtà, senza limiti di tempo, spazio e cultura. Il senso è andare Oltre il limite, come titola efficacemente una pubblicazione sul tema della sociologa Raffaella Camoletto Ferrero. Lo affermano gli studiosi del fenomeno: Lo sport vede fiorire attività liberate dal cronometraggio, dalla sfida, dalla competizione, che privilegiano invece l’allenamento a la carte, la sensazione di leggera euforia, l’ascolto del corpo…. Lo confermano i praticanti, quelli del surf ad esempio, una delle discipline che fanno più tendenza: Il surf è la più grande metafora della vita, è lotta per sopravvivere, per trovare l’armonia col mondo. È un momento intenso e basta, dove, a differenza del calcio, del basket o qualsivoglia sport, uno può fare affidamento solo su stesso, sui suoi mezzi, tenendo presente i suoi limiti, le sue paure, tante variabili che passano in secondo piano quando l’onda non è più un nemico, ma una compagna di giochi. Gli sport tradizionali, quelli olimpici, che rispondono ad un modello agonistico organizzato, fatto di sudore, fatica, sacrifici, stanno di fatto cedendo il passo ad un universo frammentato di pratiche sportive fondate sull’estetica del talento, della creatività, dello stile. I numeri parlano chiaro: metà degli sportivi in Italia non è più dedito al calcio o al nuoto, all’atletica o allo sci alpino, tradizionali sport agonistici regolamentati (peraltro anch’essi, a livello professionistico, in via di trasformazione in puro spettacolo), ma a pratiche sportive alternative, a quelli che gli esperti chiamano sport strumentali e sport espressivi. In parole semplici, lo sport strumentale, cui aderisce prevalentemente un pubblico femminile, identifica quelle pratiche non competitive che si svolgono in impianti a pagamento, spesso privati, sotto il controllo di istruttori specializzati, con finalità di cura e mantenimento della forma fisica: parliamo di ginnastica, danza ed altre attività di palestra. Lo sport espressivo comprende invece attività fisiche ad alta intensità, praticate fuori da circuiti ufficiali e senza allenatori: a questo tipo di sport, caratterizzato da una alta multidisciplinarietà, si avvicinano più i maschi, motivati da forte passione, da ricerca di contatto con la natura, da necessità di scaricare lo stress. Discipline emblematiche di questo variegato universo sono i cosiddetti sport estremi (dal rafting fluviale al bungee-jumping, dallo sci estremo alla arrampicata sportiva, dal parapendio alle ultramaratone nel deserto) e gli sport della glisse (ovvero dello scivolamento, come il windsurf, lo snowboard, lo skateboard, la mountainbike e via dicendo). Alle decine di migliaia di persone che, in Italia, coltivano questi sport alternativi interessa il piacere estetico e giocoso, o, nelle discipline estreme, la ricerca del limite, l’esposizione al rischio, il continuo rimando ad una sfida con se stessi. L’uomo contemporaneo cerca l’emozione soprattutto perché gli sembra un mezzo per essere se stesso affermano i sociologi. Tutti i miei sensi sono proiettati verso le favole sensazioni prodotte dalle onde. Voglio godermi tutto fino in fondo e arrivare alla fine sapendo di aver assaporato ogni istante spiega ancora più efficacemente una surfer. Le nuove scelte non sono solo veicolate dalla moda, ma sono segnali di una mutazione culturale più profonda. Lo sport sta abbandonando le finalità agonistiche per divenire invece modello di vita come tempo per sé: essere sportivi significa avere una esistenza piena, dinamica, attiva, fatta di sapersi mettere in gioco e mettersi alla prova. Io surfo – spiega un appassionato – perché quando lo faccio non penso… Quando surfi non sei in gara con nessuno. Vedi arrivare l’onda, ti prepari ad accoglierla, due remate e sei su. Andata e ritorno dal paradiso. È come se il mare ti desse un po’ della sua forza. Si assiste ad un nuovo primato del corpo, non più prigione dell’anima, ma contenitore del sé, più autentico e gratificante, un corpo che diventa progetto, materia plastica, linguaggio con cui dare forma e sostanza ai propri desideri ed alla propria identità. A me piace fare cose che sono cool, che ti fanno sentire le farfalle nello stomaco afferma uno skate-boarder. Adoro andare in neve fresca – spiega uno snow-boarder – perché è lì che posso liberare la vera parte di me stesso, quella nascosta. La cosa più bella è quando tracci la prima riga e lasci il segno sulla neve, simbolo che tu sei passato per primo. Quando surfo in neve fresca mi smembra di galleggiare e le sensazioni che provo sono indescrivibili . L’effetto più rilevante di queste nuove tendenze è certamente quello di uno spostamento dell’accento dall’esterno all’interno, dalla conquista del territorio alla introspezione ed alla ricerca di sé. Dall’agonismo, dunque, alla sperimentazione: la pratica sportiva, nelle sue diverse forme, diviene una modalità per costruire e/o manifestare il proprio io. Un fenomeno che merita attenzione. E non solo perché ha aperto nuove frontiere al mercato dell’abbigliamento sportivo.

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