Sentire e pensare l’arte al presente

L’attuale esposizione si presenta per una decennale congiuntura in contemporanea ad altri tre grandi eventi artistici come Documenta 12 a Kassel, Art 38 a Basilea, e Skulptur projekte a Munster. L’esposizione veneziana non sembra voler ingabbiare l’arte in una griglia dalle maglie troppo strette; il titolo è aperto e onnicomprensivo: Pensa con i sensi, senti con la mente, eppure nella libertà tematica si presenta con prepotenza l’urgenza del presente: paesaggi di guerra dove i drammatici ricordi di un passato troppo recente rivivono in un’attualità fatta di macerie, spesso imbellettate, il più delle volte arrese, invece, ad una presenza di morte fin troppo viva. A titolo esemplificativo un’agghiacciante sequenza visibile alle corderie dell’Arsenale. Sulle foto delle rovine di Beirut scatta subito il cortocircuito dovuto all’incontroscontro fra l’altissima qualità dell’immagine e quella bassa e desolante dei palazzi fantasma ormai distrutti. Piccoli ritratti di soldati morti nelle ultime guerre si affiancano gli uni agli altri componendo un mosaico troppo grande per poterne coglierne l’insieme; nel non senso della composizione tutto si smarrisce: confini di stato, appartenenze culturali, schieramenti militari… per ciascuno di quegli uomini resta solo l’assenza. Poco più in là un filmato che inchioda anche il passan- te più stanco e distratto: tra le rovine un adolescente si esibisce in un virtuoso gioco con la palla, solo che al posto della palla troviamo un teschio che rimbalza su e giù nell’esperto e grottesco gioco di tacco-punta. Pensandoci bene l’Arsenale, come spazio deputato alla Biennale, sembra ancora troppo pieno di armi. Basta l’infilata di queste tre opere a restituire le mire di tanta arte contemporanea. Lungi l’idea di fuggire in paradisi artificiali, l’arte si fa intervento sociale che mostra e denuncia un’allucinante quotidianità. A tratti l’esperienza estetica riesce a riaprirci gli occhi dopo una lunga esperienza an-estetica, e di colpo il risveglio: A queste immagini abitudinarie non ci si può e non ci si deve abituare!. In altri casi l’arte utilizza il linguaggio dell’ironia ma le mire non sono lontane da quelle appena visitate. Un’in- solita pubblicità: Molto più di una vacanza – Bagdad. La guida del turista sfodera la possibilità di esplosioni, spari, saccheggi e attentati… divertente… ma non troppo! Nei padiglioni dei Paesi Nordici una pausa ludica: si gioca a freccette contro un muro enorme pieno di bersagli; impossibile non azzeccare un qualche centro! Appagamento facile e assicurato, proprio come si chiede all’ora piena del 2007. Spaesante risulta però l’incontro che in altra sede della Biennale si ha con le enormi freccette in volo sopra il capo, tutte rivolte in un’unica direzione, come obbedienti ad un comando superiore, tutte piacevoli e coloratissime, ma tutte seriamente insidiose nella loro lama autentica marchiata Made in China. Il Padiglione Italia riapre alla grande ai giardini della Biennale dopo anni in cui l’esposizione dei famosi padiglioni nazionali non vede la partecipazione dell’Italia, Paese ospitante. Il riscatto è affidato a due grandi nomi. Giuseppe Penone, esponente storico dell’Arte Povera, continua ad operare sui tronchi d’albero; rivestiti e sagomati nel cuoio questi si offrono al pubblico come una forma della natura protetta simbolicamente dalla pelle dello stesso artista. Le pareti della grande sala sono rivestite di pelli di cuoio che nuovamente simulano le fattezze del legno; come fruitori ci troviamo al centro di questo lavoro, quasi all’interno di una grande corteccia protettiva. Non a caso anche la resina naturale versata nelle cavità delle travi presenti al centro del salone, assume una valenza curativa. Francesco Vezzoli è invece il giovanissimo nome già ufficializzato sul jet-set artistico. La sua simulazione della campagna politica per le elezioni presidenziali americane sovrappone in modo esponenziale tanto la finzione quanto la serietà dell’eccellente fattura. La realtà (quale realtà?) è completamente assoggettata alle dina- miche dello spettacolo, tanto da fondersi e confondersi con ciò che reale non è. Una verità che dal suo lavoro pare estendersi come possibile chiave di lettura alla cinquantaduesima Biennale e all’odierno spaccato di mondo che questa rivela, oscillando continuamente tra il buio dell’incubo e i colori del sogno. 52ª Esposizione Internazionale d’Arte Pensa con i sensi, senti con la mente, l’arte al presente. Venezia, fino al 21/11/2007 (Catalogo Marsilio).

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons