Semplicemente Ginetta

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L’8 marzo scorso, a Osasco (arcidiocesi di San Paolo), nella cattedrale gremita di persone provenienti da ogni angolo del Brasile e non solo, una celebrazione eucaristica solenne e raccolta, con nove vescovi e decine di sacerdoti concelebranti, ha dato il via al processo diocesano di beatificazione di Ginetta Calliari, semplicemente Ginetta nei Focolari. A sei anni esatti dalla sua morte, appena trascorso il tempo canonico di cinque anni che deve intercorrere tra la morte e l’inizio dell’iter processuale, come ha precisato l’avvocato di Sacra Rota Carlo Fusco, postulatore della causa di beatificazione e canonizzazione di Igino Giordani, oltre a quella di Ginetta. Le norme per tali cause – spiega il postulatore – prevedono che il processo diocesano abbia inizio nella diocesi in cui il servo di Dio è deceduto. Nel caso di Ginetta è quella di Osasco, nel cui territorio sorge la cittadella dei Focolari dove si è spenta. In Brasile, dunque, dove lei ha trascorso oltre quarant’anni della sua esistenza, irradiando attorno a sé il seme di una vita evangelica capace di profonde trasformazioni, non solo spirituali ma anche sociali ed economiche, profondendo tutte le energie nella edificazione del movimento che lì avrebbe assunto proporzioni inattese. La Mariapoli permanente (o cittadella) che ora porta il suo nome, sorge a Vargem Grande Paulista, in una località un tempo isolata, seppure non distante da San Paolo. Quando Ginetta vi si trasferì dalla metropoli paulista assieme ad alcune focolarine nell’unico stabile abitabile, nulla lasciava prevedere che quella località fuori mano sarebbe diventata il centro propulsore dell’intero movimento brasiliano. Non c’erano i mezzi, e, ancor più, parevano difettare le forze. Solo la fede non mancava, di quella capace di trasportare le montagne, così tipica in Ginetta. Sta di fatto che i mezzi iniziarono ad arrivare, e anche gli operai. Attualmente, la Cittadella Ginetta comprende un insediamento di 400 abitanti. In un Paese contrassegnato da enormi squilibri economici, causa a loro volta di insopportabili disparità sociali, Ginetta, a partire da questa Mariapoli, ebbe la temerarietà di proporre la forza inerme del Vangelo come antidoto e per promuovere la giustizia. Sembrava un’alternativa destinata a fallire in partenza. Non fu così. Non a caso, nel 1999 la Commissione parlamentare per la lotta alla povertà visitò la cittadella di San Paolo. Ma allora era già cominciata, anche qui non a caso proprio in Brasile, l’avventura del- l’Economia di Comunione, oggi sotto lo sguardo attento e sorpreso di studiosi di varie scuole e di tanti imprenditori. I mezzi di informazione hanno dato spazio all’evento. Anche la Conferenza episcopale brasiliana ha messo in rete la notizia. È stato infatti il presidente della conferenza, l’arcivescovo di Brasilia Joao Braz de Aviz, a presiedere la celebrazione nella cattedrale di Osasco. Il cammino di unità nella Chiesa locale del movimento da lei guidato assieme ad altri in questi anni ha dato i suoi frutti. Non ha mancato di sottolinearlo l’arcivescovo durante l’omelia: Una delle cose che più mi hanno colpito della testimonianza di Ginetta è che tra quello che diceva e quello che lei era non c’erano incrinature. Parole e vita avevano in lei un unico spessore. Senza vuoti. E il vescovo di Osasco Ertzilio Turco: Ginetta portava le persone non solo all’incontro con Gesù, ma anche all’impegno a vivere la vocazione cristiana nella società, in una via di santità che suscitava trasformazione, aprendo nuove prospettive. Questo processo di beatificazione è diventato così una pietra di cui è lastricato il cammino di fede del popolo brasiliano che, pur tradizionalmente cattolico, sta attraversando una crisi profonda di valori. E una tappa nella preparazione della visita di Benedetto XVI, nel maggio prossimo, in Brasile. Caterina Ruggiu Il processo di beatificazione appena avviato richiede sforzi importanti. Tale impegno è reso possibile da tanti che con generosità amano la serva di Dio Ginetta Calliari. Le persone interessate a contribuire con offerte finanziarie e con testimonianze possono mettersi in contatto con il Centro Ginetta. Indirizzo email: cginetta@terra.com.br. VVENTURIERI DELL’UNITÀ Ginetta Calliari, una delle prime compagne di Chiara Lubich, sin dal 1944. La sua fu un’adesione totale ed immediata, nella iniziale comunità di piazza Cappuccini a Trento, cuore del nuovo movimento. Nel ’59, la ritroviamo in Brasile, un Paese immenso, che destò nella giovane trentina una grande impressione. Le gravi disuguaglianze sociali ed economiche, l’enorme ricchezza nelle mani di pochi e l’altrettanta enorme miseria dei più non la lasciarono indifferente. Iniziò la sua silenziosa e infaticabile azione. Sin dal primo tempo – è una sua testimonianza -, sentivamo chiaramente che solo Dio avrebbe potuto risolvere i problemi sociali, quando la sua Parola avesse trasformato il cuore degli uomini, dei poveri, dei ricchi, dei capi, di tutti. Perché, prendere dove c’è e mettere dove non c’è, solo lui poteva farlo. Portavo con me non il crocefisso di ferro della mia infanzia, ma il crocefisso vivo che stava nei fratelli. Quella di Ginetta fu una dedizione senza confini e senza misura. Quando giunse in Brasile, c’erano appena dei gruppetti di giovani legati al movimento. Oggi esistono una cinquantina di centri dei Focolari in 17 delle 20 capitali degli Stati brasiliani e in sei città dell’interno, tre Mariapoli permanenti, una casa editrice e una rivista, Cidade Nova, un polo industriale punto di raccordo dei progetti di Economia di Comunione. Per non contare, poi, le svariate azioni sociali, tra i favelados delle metropoli brasiliane e i meninos de rua, con scuole di alfabetizzazione e poliambulatori, a cui Ginetta diede un grande impulso, tenendo ben presenti le parole di Chiara Lubich durante uno dei suoi viaggi in terra brasiliana: Ricordatevi che sono i poveri lo scopo del movimento in Brasile: non dimenticatelo mai. I brasiliani non hanno dimenticato Ginetta. La sua tomba è visitata in continuazione da persone di tutte le età, soprattutto giovani, consapevoli di un disegno d’amore personale di Dio che lei li ha aiutati a saper riconoscere e scoprire. IL SUO TIMBRO Intervista rilasciata da Chiara Lubich a Cidade Nova. Quali parole di Ginetta vorresti sottolineare? Una frase detta prima di partire per l’altra vita, capendo che il suo patire, il suo morire era la consumazione totale della vita. Lei ripeteva sempre, in latino: Sine sanguinis effusione non fit remissivo, cioè senza spargimento di sangue, senza dolore, non c’è redenzione, non si portano frutti. E io sto contemplando già il frutto del suo sacrificio totale: è divenuta un modello, c’è un modello a cui possiamo tutti guardare: è Ginetta, perché ha vissuto perfettamente l’Ideale dell’unità e perché il suo chiodo fisso era Gesù crocefisso e abbandonato. Quando lei è partita da Roma quasi 50 anni fa, io le ho detto: Va’ in Brasile e porta il crocifisso, ma non quello che portano i missionari: porta Gesù abbandonato, e l’ha vissuto sempre, in ogni momento (…). Da qui l’essere riconosciuta unanimemente cofondatrice in quel pezzo di movimento che è in Brasile. Quale il contributo di Ginetta all’Economia di Comunione? Quando si domandava a Ginetta come era stata possibile la nascita del Polo Spartaco, lei diceva sempre: È sangue dell’anima, sangue dell’anima, cioè è frutto dell’amore a Gesù abbandonato di tante persone. Anche lei ha patito durante il processo della concretizzazione di esso. A Brasilia, in Parlamento, alla cerimonia postuma in omaggio a Ginetta, 25 deputati hanno parlato anche di queste realizzazioni, per onorarla. Cosa significa per te l’introduzione della causa di beatificazione di Ginetta? Ginetta ha vissuto unicamente per la gloria di Dio ed ora è, in certo modo, glorificata a voce di popolo. È stata puro servizio, ancella, come Maria, e la vediamo venerata ed amata come una regina, si può dire. Se i piccoli continuano a considerarla sorella amatissima, i grandi della società la riconoscono guida e le sono profondamente riconoscenti.

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