Segnali dalla galassia-giovani

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Igiovani italiani? Sempre più poveri e a rischio di esclusione sociale. Sono caratterizzati da un disinteresse generalizzato, anche se cresce la generazione web e si diffonde a macchia d’olio l’uso delle nuove tecnologie. Così il rapporto Cnel sui giovani italiani nell’aprile scorso.Un’eclisse non da poco, quella del mondo giovanile, che genera una ricaduta sociale significativa se si considera che la fascia tra i 20 e i 30 anni rappresenta il 32 per cento dell’intera popolazione italiana. Si scopre tuttavia che qualche spiraglio di luce in realtà c’è, a proposito dei valori-pilota che guidano le scelte dei giovani d’oggi: per l’87 per cento la famiglia è sul gradino più alto del podio seguita a ruota dalla pace (80) a pari merito con la libertà e ancora: l’amore (76) e l’amicizia (74). A questo punto però è lecito chiedersi perché azione e impegno radicale, da sempre prerogative imprescindibili dei giovani, vengano talvolta dimenticate. Eppure ci sono. Moltiplicatori di luce Il 37° meeting internazionale dei giovani del 1° maggio a Loppiano – Raggi di luce oltre l’oscurità -, è stato senz’altro un buon terreno di ricerca: 5 mila partecipanti tra i 15 e i 30 anni, provenienti da tutte le regioni italiane e da Francia, Austria, Svizzera, Ungheria, con rappresentanze dagli altri continenti. I presenti sono stati chiamati a riflettere ed esprimersi su famiglia, sport, impegno sociale e valori fondamentali quali la libertà. Con il contributo di esperti e professioni- sti del settore, hanno potuto confrontarsi e, perché no, prendere coraggio dalle storie di altri giovani, italiani e non, che tra lampi di luce e tenebre cercano di attraversare questa notte sociale e culturale. Protagonisti nella società Interessante il sondaggio condotto tra i partecipanti dell’area dedicata ad impegno sociale e politica. Michela, 16 anni: La vera politica dovrebbe mettersi al servizio della gente, dei suoi problemi. È possibile collaborare con le istituzioni nella tua città? Sì, penso sia possibile però rimane sempre un problema di fondo: i politici! Tocca a Lucia Fronza Crepaz, presidente del Movimento politico per l’unità, già deputato alla Camera per due legislature, il difficile compito di rilanciare: È la notte del noi, per dirla con il filosofo francese Ricoeur, che la nostra società sta attraversando e la politica sembra esserci dentro fino al collo. È come se l’umanità fosse frantumata in mille pezzi e ognuno di noi non fosse più ricomponibile con gli altri.Ma se consideriamo la storia come un mosaico, allora ogni tassello è fondamentale. Quindi la domanda giusta è: io, cosa posso fare?. Parlano i govani della Calabria: Nell’aprile dell’anno scorso, in seguito all’avvelenamento mafioso delle serre della Cooperativa della Valle del Bonamico, ennesima goccia dopo l’omicidio Fortugno, la Calabria era paralizzata. Che potevamo fare noi per non permettere alla rabbia e alla vendetta di prendere il sopravvento? Ci siamo ritrovati a Locri in 200 per dire a tutti che vivere la fraternità è possibile anche in terra di Calabria. Poi, dal Meeting di Loppiano 2006 ci sono arrivati 2 mila euro destinati a progetti giovanili per la Locride. È nato così Creart, concorso artistico lanciato in dodici scuole superiori del territorio, un’iniziativa che ha fatto rete, un contributo a spezzare le catene della paura che si annida anche tra i giovani. I vincitori sono presenti qui, oggi, per riportare a casa il sostegno di tutti i ragazzi del meeting che, sentiamo, lottano al nostro fianco. Futuro e famiglia È quel per sempre che mi spaventa… Quanto durerà? Ha ancora senso oggi formare una famiglia? … Ho bisogno di qualcuno che mi dia speranza, una speranza che va ben oltre la sfera famigliare, speranza nel futuro… Sono affamati di dialogo e risposte le centinaia di ragazzi che affollano quest’area d’interesse. È chiaro che non possiamo chiudere gli occhi sulle tragedie che incombono oggi sulla famiglia – incalzano Maria Teresa e Luigi Maffoni, del team di coordinatori della Scuola internazionale per famiglie della cittadella – è proprio quando tutto si fa difficile che arriva la prova del nove. Anche in famiglia c’è bisogno di un amore che sappia credere nell’altro nonostante tutto. L’importante non è non sbagliare mai… ma ricominciare ad amare sempre. La parola a Paola, 26 anni: Ho conosciuto un ragazzo con cui, fin dall’inizio, non era facile. Ero confusa, a terra, volevo cambiare direzione. È stato lì che mi sono accorta di aspettare un bambino. Uno schianto. Mi sentivo sola e Dio dov’era in tutto questo? Anche lui mi aveva abbandonata.Ma, poiché ho sempre creduto che la vita è un valore irrinunciabile, ho scelto di tenere il mio bambino. Da quel momento, ciò che ho cominciato a provare per lui lo sentivo come un riflesso dell’amore che Dio aveva avuto per me. Prima i progetti che avevo erano solo miei; poi, con l’arrivo di Manuel, ho capito che dovevo essere un dono per lui e per gli altri. Sport for unity Una cultura della sconfitta, per una nuova cultura della vittoria: questo il tema affrontato nell’area dello sport con l’aiuto di Paolo Crepaz, medico sportivo e coordi- natore di Sportmeet, oltre che collaboratore di Città nuova. In sintesi: saper perdere per saper vincere. Si è vincitori solo il momento dopo che abbiamo avuto il coraggio di capire i risvolti virtuosi e misteriosi del dolore, della rinuncia, della fatica, dei doveri, scrive don Mazzi. Parole che trovano conferma in quelle di Ippolito Sanfratello, medaglia d’oro ai giochi olimpici invernali di Torino 2006 nella gara di inseguimento a squadre di pattinaggio sul ghiaccio. A 29 anni ha deciso il grande salto. Dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere con i pattini a rotelle, ha incominciato a macinare chilometri sul ghiaccio. Tecnica di pattinata diversa, compagni d’allenamento diversi, prospettiva agonistica diversa: Sono stati anni di duro lavoro – racconta – chi sceglie la strada del pattinaggio, non lo fa per diventare famoso, come può essere per altri sport. Lo fa perché è innamorato di questo sport umile, che esige impegno e determinazione per raggiungere risultati importanti. E se dovessi dare un consiglio a voi ragazzi: guardare avanti, occhi puntati sulla meta, non smettete mai di crederci. Realizzarsi nella libertà A pelle, la risposta pare scontata: libertà è fare ciò che voglio. Poi, però, ascoltando il dialogo-fiume dell’area dedicata alle scelte fondamentali, scopriamo che a guidare la vita di questi giovani definiti forse troppo frettolosamente menefreghisti e superficiali c’è molto di più: Applicando questo principio mi sono ritrovato in realtà meno libero, più schiavo dei miei desideri – ci tiene a precisare Mario – è il contatto con gli altri, il fare qualcosa per loro che mi libera veramente!. A conferma, ancora una storia, quella di Manolo, di Loppiano: Dopo la laurea in scienze della comunicazione, mi si è aperta una strada come conduttore in un programma televisivo. Un ambiente difficile, dove essere coerenti con i propri valori cristiani è una sfida sempre aperta. Basta poco per sbagliare. Chi mi dà la forza per andare avanti è l’unità: l’unità con gli amici che condividono con me questo ideale di vita e anche con alcuni professionisti del settore che cercano di mettere insieme Vangelo e media. Qualche tempo fa ho rifiutato due proposte di lavoro economicamente allettanti, ma che non coincidevano con le mie scelte. E stato lì che mi sono sentito veramente libero. Ora lavoro per una tv musicale e sono felice di poter testimoniare che il Vangelo, se si cerca di viverlo, è anche gioia. Domanda di fraternità Sentinella, quanto resta della notte?, recita l’oracolo del libro d’Isaia. Vale anche per noi, oggi come nei tempi biblici, l’avvertimento che segue questa domanda: la notte non sarà breve. Ciò che leggiamo nei dubbi, nelle domande, nelle storie del popolo del 1° maggio è ricerca, speranza, ma anche coraggio di essere quei raggi di luce – come augura Chiara Lubich nel suo messaggio al meeting – lì, dove vivete, per guidare questa nostra umanità verso la fraternità universale. E Ciro di Napoli ne è convinto. Speranza e coraggio sono contagiosi perché se sei in mezzo al buio pesto e qualcuno accende anche solo una candela è come se ti mettessero davanti agli occhi un faro da mille watt. E finalmente ci vedi.

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