Se l’high-tech produce solidarietà

Articolo

Correva l’anno 1472 quando nella Foligno rinascimentale operava già una delle prime officine monetarie, la zecca, e quando la stamperia cittadina si assunse l’onore e l’onere di stampare la prima edizione della Divina Commedia di Dante. Fin dall’antichità, qualità e avanguardia non hanno mai fatto difetto ai folignati. E la Umbra Cuscinetti S.p.a. (Ucs) – piccola multinazionale, con consociate in Germania e Usa, leader mondiale di componenti high-tech per il mercato dell’aeronautica, come le viti a ricircolazione di sfere che fanno muovere i flap e stabilizzatori di Boeing e Airbus – opera nel solco della continuità. Il biglietto da visita della società è chiaro e diretto; ce lo mette in mano l’ingegner Valter Baldaccini, amministratore delegato e socio di maggioranza, 61 anni. Mission: essere per i nostri clienti il fornitore di viti a sfera, di cuscinetti e componenti o sistemi destinati a mercati ad alta tecnologia. La novità, però, si trova sul retro dove sono riportate delle interessanti quanto insolite linee guida: Massimo rispetto per ogni persona. Miglioramento continuo. Comportamento etico ineccepibile. Velocità e qualità dei nostri servizi. Spirito di gruppo tra persone informate, coinvolte, creative. Azienda uguale famiglia Il 22 aprile prossimo la Ucs festeggerà 35 anni di attività al Palasport di Foligno invitando dipendenti e cittadinanza all’ultimo concerto del Genrosso, Zenit. Abbiamo preferito offrire un evento che regalasse valori che poi rimangono e fanno cultura piuttosto che la classica cena aziendale – mi dice Baldaccini – e questo spiega il titolo che abbiamo voluto dare all’evento: Per un mondo ricco di valori e povero di violenza. Ci tiene a sottolineare che da sempre alla Ucs etica ed eccellenza vanno di pari passo; anzi, la qualità è il risultato di uno stile aziendale che mette al centro l’uomo. Non sfugge, nel corso di un rapido giro per l’officina, come i dipendenti siano pressoché unanimi nel definire l’azienda in una parola: famiglia… Dal 1972 ad oggi la Ucs ha raggiunto traguardi produttivi e occupazionali significativi: 95 milioni di euro il fatturato realizzato dal gruppo nel 2006 per il quale lavorano in totale 750 dipendenti, 600 dei quali in Italia. L’ultima tappa significativa della storia del gruppo ha inizio nel 1993 quando, con un’operazione di management buy-out, Valter Baldaccini e Reno Ortolani, con il supporto di due investitori, hanno acquisito l’intero pacchetto azionario della Ucs, garantendo il lavoro ai dipendenti in un periodo di congiuntura economica sfavorevole in cui c’era nell’aria il rischio di un’ondata di licenziamenti. Oggi la Ucs è fornitore di componenti high-tech per grandi costruttori di aerei come Boeing e Airbus e di altre aziende di settore in Germania, Inghilterra, Usa, Francia, Giappone e Canada. Sul sito della Ucs si legge poi che il sentimento di appartenenza di tutti rappresenta il valore aggiunto dell’azienda. Visitando l’impresa si può costatare come ciò sia una realtà: Ho sempre pensato che un’azienda che crea ricchezza abbia il dovere di ridistribuirla nel modo più giusto possibile, spiega Baldaccini. Come? Pagando il giusto a chi lavora e privilegiando un rapporto con i dipendenti (almeno una volta a settimana il titolare fa un giro dello stabilimento e salutarli ad uno ad uno), e ogni 4-5 mesi organizza un’assemblea aziendale in cui si mettono sul tavolo problemi e proposte, e si cercano soluzioni. Ad essere sinceri, però, la mia filosofia non vede da una parte il datore di lavoro e dall’altra le maestranze – precisa l’ingegnere -: in 35 anni ho visto che l’azienda va avanti solo se si è tutti dalla stessa parte. Il pozzo e le mucche Ma gli occhi dell’ingegnere si illuminano raccontando non tanto delle statistiche di crescita del gruppo, bensì del salto fatto dall’azienda a partire dal 2003 con la collaborazione a una catena di progetti di solidarietà che hanno spalancato alla Ucs le porte del vasto mercato della solidarietà e degli aiuti internazionali. Già da diversi anni facciamo iniziative per sostenere progetti in Paesi in via di sviluppo. Alcuni anni fa abbiamo mandato una betoniera in Argentina, poi abbiamo costruito pozzi per una missione in Burkina Faso e alla fine del 2003 mi sono detto: vorrei andare per un po’ in un Paese povero e capire cosa significhi realmente avere bisogno. Così nel 2006 sono partito per Nairobi, in Kenya, dove ho vissuto presso alcuni amici dei Focolari. E lì ho capito come il concetto di povertà cambi da un continente all’altro: in Africa, una persona è povera quando, alzandosi al mattino, non sa se mangerà. Continua Baldaccini: Per la festa del mio 60° compleanno, in azienda avevamo raccolto 30 mila euro.Volevo vedere con i miei occhi dove andavano a finire questi soldi, quanti ne arrivavano effettivamente a destinazione per il progetto che ci era stato proposto: la sponsorizzazione dei lavori di una scuola a Njabini, un villaggio a due ore da Nairobi a 2.200 metri di altitudine. Ma arrivato sul posto mi sono trovato davanti ad una situazione di grave siccità: non pioveva da nove mesi. La gente, i bambini in particolare, facevano chilometri a piedi per andare a prendere l’acqua. È così che abbiamo deciso di dare priorità alla costruzione di un pozzo per il villaggio. Quest’anno, quando ci sono tornato, ho visto il pozzo con i miei occhi e ho bevuto l’acqua più buona di tutta la mia vita. Per l’anno prossimo sosteniamo altri progetti per la scuola di cui abbiamo già adottato a distanza 25 alunni. Damiana e Velia sono rispettivamente l’assistente esecutiva di Baldaccini e la responsabile della contabilità- fornitori dello stabilimento di Foligno, in azienda da circa trent’anni. Con Vera, un’altra collega, hanno accompagnato il loro capo in Africa. A dire la verità in ufficio eravamo già impegnati da tempo per conto nostro sul fronte della solidarietà – puntualizza Velia -, da quando avevamo deciso di smettere di farci i regali di compleanno e devolvere invece i soldi ad associazioni come Msf e Amref con cui, ad esempio, abbiamo costruito un pozzo in Africa. Per questo ho accettato subito la proposta di accompagnare l’ingegnere a Nairobi e con i soldi raccolti in ufficio quest’anno ho comperato una mucca per i bambini della scuola di Njabini. Questo viaggio mi ha lasciato dei segni indelebili – interviene Damiana – : ho imparato a non avere pregiudizi, ad accettare ciò che è diverso, a non averne paura. Ho imparato a non sprecare l’acqua e mi sono liberata dallo stress. Se tutto questo è il mal d’Africa, allora io ce l’ho ancora. Un cuore artificiale Sempre alla voce solidarietà, oggi il progetto di punta della Ucs è quello del cuore artificiale che – racconta con orgoglio l’ingegnere – batte dal 12 marzo scorso in un tedesco di 68 anni, il primo ad essere sottoposto a sperimentazione clinica. La Ucs fa parte della cordata di investitori italiani che nel 2005 ha dato vita alla NewCorTec S.r.l., la società produttrice del dispositivo. Nel mondo sono 100 mila l’anno in malati di cuore con scompensi tanto gravi da risultare in breve tempo fatali a fronte di soli 3-4 mila donatori. Per questo un dispositivo di assistenza cardiaca resta l’opzione più concreta come ponte al trapianto o come terapia di assistenza permanente. Il progetto di ricerca ha preso il via trent’anni fa e la Ucs ha fornito il dispositivo più delicato, la pompa. Ingegneri e tecnici hanno applicato in campo biomedicale i risultati della sperimentazione avviata agli inizi degli anni Novanta nel settore aerospaziale, mettendo a disposizione la più avanzata tecnologia al mondo nel campo della movimentazione lineare per la cura delle cardiopatie gravi. Ora il prossimo obiettivo è la certificazione Ce del dispositivo e l’impianto umano su vasta scala. Una riprova che la solidarietà non segue percorsi prestabiliti, non è patrimonio esclusivo del noprofit o del variegato mondo delle Ong: anche le viti a ricircolazione o i cuscinetti a sfera possono veicolare aiuto, essere funzionali ai valori che contano veramente. Certo – conclude l’ingegnere – mettere la persona al centro del nostro operato è ben più di uno slogan, è una scelta che abbiamo voluto rinnovare ogni giorno di questi 35 anni e non sono mancati i momenti difficili….

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons