Se il mondo fosse una casa

Sfogliando un album di foto, incontro i bambini “adottati a distanza”, termine improprio per dire un amore che si fa concreto nonostante i chilometri. Sono solo primi piani, ma non c’è monotonia: la vivacità e il calore degli occhi li fa sempre nuovi. Sono i volti dei bambini più fortunati, quelli che riescono ad assicurarsi una vita sufficientemente dignitosa, grazie a un sostegno a distanza. Eppure si rimane turbati: almeno per qualche momento, prima di rituffarci in preoccupazioni di tipo “occidentale”, il nostro io si curva ad immaginarsi anche i bisogni degli altri, il cuore diviene più caldo. Cinzia e Walter Gronchi di Pisa, per incontrare il loro bambino sostenuto a distanza da alcuni anni, si sono recati a Recife, nella Favela Santa Terezinha. Hanno persino imparato il portoghese, per comunicare meglio con lui. “Vivere a stretto contatto con i bambini – scrivono – ci ha fatto comprendere che dovevamo abbracciare per intero il progetto e non fare nessuna distinzione tra loro. Ci accostavamo ad un piccolo e subito altri tre o quattro si avvicinavano in cerca di uno sguardo, di una parola; in cerca di amore. “Aver visto questi amici in uno stato di grande disagio, ci è servito ad accontentarci anche delle cose semplici. Ciò che ci appare superfluo, per l’esperienza trascorsa, lo doniamo ai più bisognosi. A cinque anni di distanza, non passa giorno senza che un nostro pensiero non vada a quei piccoli amici ed ai loro educatori. È come se una parte della nostra famiglia fosse in Brasile”. Andrea e Letizia Mercurio di Colleferro (Roma) hanno invece partecipato, su incarico della diocesi, all’incontro mondiale delle famiglie del gennaio di quest’anno, a Manila nelle Filippine. Hanno colto l’occasione per visitare il luogo dove, anche in quella città, è attivo uno dei progetti più collaudati e fiorenti, quello di Bukas Palad. “Con una operatrice sociale – raccontano – siamo andati all’interno di una delle baraccopoli sulle sponde di un canale morto. Tuguri impensabili di qualche metro quadro senza servizi igienici e senz’acqua, nei quali sopravvivono dalle otto alle quindici persone; baracche formate da lamiere o pezzi di legno tenute insieme chissà come, ammassate l’una all’altra, separate da uno strettissimo passaggio che in certi punti diventa un buio corridoio coperto esoffocante. Cani e galli da combattimento accanto a persone con lo sguardo vuoto… Il sorriso dei bambini che anche lì riescono a giocare felici. Non sono a scuola; chissà se hanno mangiato. “Ai margini di questa baraccopoli – continuano i Mercurio -, in uno dei quartieri più poveri della città, circa venti anni fa, partendo da nulla, i Focolari hanno iniziato a mettere insieme qualcosa. Ognuno ha dato un contributo per costruire quello che oggi è un centro sociale, una palazzina di quattro piani con una scuola che ospita oltre 300 bambini, dalla materna fino ai corsi professionali. C’è anche un ambulatorio con un attrezzato studio dentistico; si tengono corsi per l’educazione alla paternità e maternità responsabili. Con i contributi che arrivano, vengono aiutati nello studio e nei bisogni primari oltre 850 bambini. Mia moglie e io abbiamo compreso quanto è importante impegnarsi per il sostegno a distanza, qui come altrove: non si tratta di una elemosina, si tratta di saldare un debito di giustizia con delle persone che sono come noi, che hanno gli stessi nostri diritti. E qui c’è la riprova che quanto si fa va in buone mani”. Cambiamo continente. Jorge e Reina Gutiérrez seguono, per conto di Famiglie Nuove, un progetto in Bolivia, a La Guardia. “Io provengo da una famiglia poverissima – dice Reina -; mio padre non sapeva né leggere né scrivere. Mi sembra di sentire ancora il dolore nei miei piedi scalzi e il rumore nello stomaco vuoto quando la fame era troppo forte. Tutto ciò mi aiuta aa avvicinarmi ad ogni persona che soffre. La forza per continuare ci viene dalla comunione con le altre famiglie che vivono fraternamente come noi. E dagli amici che ci mandano un sostegno concreto da varie parti del mondo”. “Grazie a questo aiuto – spiega Jorge – ogni giorno diamo da mangiare ai bambini, ci occupiamo della loro salute e del vestiario. Soprattutto ci preoccupiamo che trovino in noi una vera famiglia che gli vuole bene: giochiamo insieme, facciamo i compiti. Nel quartiere molti bambini soffrono la fame. Un giorno abbiamo conosciuto una signora il cui figlio era già al terzo grado di denutrizione. Andavamo a trovarlo a casa, cercando di dargli da mangiare e qualche medicina, ma non è stato sufficiente. Un giorno l’abbiamo trovato che piangeva disperatamente. L’abbiamo preso in braccio e siamo corsi con la madre da un ospedale all’altro. Nessuno voleva prenderlo, perché ormai non c’era più nulla da fare. La madre era disperata. Un taxista ci ha visto per strada e, saputa la cosa, ci ha portati alla sede di una emittente tv. La notizia è andata in onda e subito dopo è stato possibile ricoverare il bambino in una clinica per due settimane. Ora è in un centro di nutrizione e sta pian piano recuperando”. “Siamo tutti collegati nel grande cerchio della vita”, afferma il protagonista di un cartone animato. E ciò è vero, non solo con riferimento alla catena alimentare, come lui intendeva, ma anche a livello relazionale e sociale. Più gesti d’amore sono come un insieme di gocce d’acqua che ridonano vita ad una terra inaridita. Rifiorito l’intero ecosistema, ne trae giovamento anche l’ambiente circostante. Così, quella prima goccia d’acqua, che abbiamo donato con la nostra solidarietà, finisce per dissetare anche noi. Più che sostegno, forse, è uno scambio a distanza, davvero “un amore che va e che viene”. Per qualche moneta, un bimbo ha il calore di un abbraccio, e di più: trasforma il nostro cuore. Per questo, Ivan, Aylen, Nkiru, Emanuel, Emeka, Alexia” Grazie! Progetti di sviluppo per l’infanzia svantaggiata ‘iniziativa del sostegno a distanza di Famiglie Nuove è nata quando, negli anni Settanta, alcune famiglie europee sentirono la spinta di dare casa ai numerosi bambini libanesi rimasti orfani a causa della guerra. In seguito è stato possibile aprire nuovi progetti in Brasile, Argentina, Messico, Guatemala, Burkina Faso, Burundi, Madagascar, Congo, Sud-est asiatico, Filippine e India. In Europa, sono attivi progetti a Mosca, Tirana, Bucarest e nella regione dei Balcani. Attualmente, raggiungono 13.700 bambini, grazie a 96 progetti, distribuiti in 45 paesi del mondo. Ma le richieste di nuovi sostegni continuano, soprattutto da paesi africani – spesso vittime di disordini etnici o di gravi calamità naturali – e dall’America latina, i cui problemi forse non sono più in primo piano nell’informazione mondiale, ma che tuttora ostacolano lo sviluppo di tanti bambini. Soprattutto in quest’area occorre incrementare il sostegno ai progetti già attivi, mentre in entrambe le regioni aspettano con trepidazione le risorse per aprirne di nuovi. E qui se ne citano solo alcuni: Monte Alto, Venezuela L’economia del paese non garantisce uno sviluppo equilibrato della popolazione: la ricchezza è privilegio di pochi e gran parte della gente vive sotto la soglia di povertà. Una forte crisi politica ha aggravato la situazione, e il tasso di disoccupazione supera ormai il 20 per cento. Per questo si sta dando vita a Monte Alto, un quartiere a rischio della periferia di Caracas, ad un asilo dove ospitare durante il giorno una cinquantina di bambini dai sei mesi ai tre anni. Si dispone già dei locali, ma occorrono dei sostegni a distanza per la gestione quotidiana (compenso puericultrici e insegnanti, alimentazione e assistenza pediatrica) e per dare alle famiglie un’integrazione alimentare. Mussulo, Angola Dopo un’estenuante guerra civile, il paese vive una situazione di relativa pace. Tuttavia sono numerosi gli orfani e i bambini di strada, che aggravano i già enormi problemi: la fame, le mine (un gran numero di invalidi), l’assenza di infrastrutture sociali. Il Movimento dei focolari, presente in Angola con un centro a Luanda e numerose “famiglie-risorsa” (famiglie del posto spiritualmente motivate ed esperte nell’animazione sociale), ha elaborato un progetto umanitario ed educativo per migliorare la situazione dei bambini nei quartieri dell’isola di Mussulo, che dista 12 chilometri da Luanda, la capitale. Esso prevede la costruzione di una struttura che ospiterà un primo gruppo di circa 70 bambini dai tre ai sette anni. Insieme all’istruzione, verrà loro garantito almeno un pasto al giorno e visite mediche periodiche. Bangui, Rep. centroafricana È tra i paesi più poveri al mondo, e con la percentuale più alta di ammalati di Aids dell’Africa. I ragazzi, incoraggiati dagli stessi genitori che non possono mantenerli, vivono nella strada, senza cibo adeguato e senza una minima prevenzione medica. Le conseguenze sono gravissime: non solo di ordine fisico (malnutrizione, infezioni”), ma anche morale (furti, droga, violenza”). Nella capitale, Bangui, è attivo, a servizio della popolazione, un centro dei Focolari, che offre un aiuto specifico a bambini e adolescenti, orfani o con la famiglia in grave difficoltà. Laferrere, Argentina Nei quartieri marginali della periferia di Buenos Aires, il 47 per cento dei bambini non termina la scuola primaria e solo il 41 inizia gli studi secondari, perché costretto a lavorare per aiutare la famiglia; l’82 per cento non è alimentato sufficientemente. In uno di questi quartieri, è in funzione Il Centro servizi Laferrere, che intende migliorare il livello di scolarizzazione dei bambini. Necessita di quattro insegnanti, più un assistente sociale, uno psicologo e un pediatra; dovrà dotarsi inoltre di materiale didattico e sportivo. Con queste forze, il centro si propone di aiutare circa 200 bambini, scelti fra quelli più a rischio. Ad essi sarà garantito anche un pasto nutriente. CONCRETAMENTE COME ADERIRE? Un’importante novità è maturata ultimamente riguardo al modo di aderire al sostegno a distanza di Famiglie Nuove. Dal lancio dell’iniziativa in mondovisione – in occasione del Familyfest 1993 – era iniziata con l’Amu, ong dei Focolari, una stretta collaborazione, che si è rivelata preziosa sia per gli opportuni adempimenti amministrativi e fiscali sia per la sua solida esperienza di progetti in paesi emergenti. In questi anni l’Amu ha potenziato o avviato numerosi progetti di sviluppo in molte parti del mondo con un notevole impiego di forze per cui, di comune accordo, si è visto opportuno avviare un processo di distinzione tra Amu e Famiglie Nuove, al fine di crescere in efficacia nei rispettivi ambiti di esperienza e di competenza. Si chiede perciò che il versamento della quota (preferibilmente in un’unica soluzione annuale) sia effettuato su uno dei seguenti nuovi conti: – c/c postale n. 48075873 – c/c bancario 100000002497 (semplificato 1000/2497) – San Paolo Imi, Filiale di Grottaferrata (Roma) – Via delle sorgenti, 128 – codice CIN O – ABI 01025 – CAB 39140. Entrambi i conti sono intestati a: Associazione Azione per Famiglie Nuove (Onlus) – Via Isonzo, 64 – 00046 Grottaferrata (Roma) In ogni caso, i conti utilizzati finora (postale e bancario) intestati all’Amu sono tuttora validi e lo rimarranno anche in futuro. Si segnala che i contributi versati all’Associazione Azione per Famiglie Nuove (Onlus) sono detraibili secondo le norme vigenti del Tuir. È auspicabile ricordarlo al momento della dichiarazione dei redditi perché anche una piccola somma può diventare preziosa se reinvestita in solidarietà. Per il sostegno di un bambino nei progetti che si attuano in Africa, in America Latina, in Medio Oriente e nell’Est europeo occorrono 336 euro annui, mentre per tutti i paesi dell’Asia sono richiesti 216 euro. Chi sceglie di versare tramite banca è pregato di fornire via posta il proprio indirizzo alla segreteria internazionale di Famiglie Nuove (in quanto non sempre la banca lo trasmette integralmente), che fornisce anche ulteriori informazioni, all’indirizzo: Famiglie Nuove Via Isonzo, 64 00046 Grottaferrata (Roma) tel. +39.069411565 fax +39.069411614 email: sodist@famiglienuove.org sito www.sodist.-amiglienuove.org

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