Scuola, le ragioni dello sciopero del 30 maggio

Troppi nodi irrisolti nel mondo della scuola, dalla formazione alle retribuzioni. Anche il ministro Bianchi afferma che «paghiamo troppo poco sia i nostri insegnanti che i nostri presidi. Stiamo facendo delle battaglie titaniche con la ragioneria per farlo capire...»
Scuola. Foto Roberto Monaldo / LaPresse Sciopero scuola archivio 2021

Il 17 maggio all’Aran è iniziato il confronto per la sottoscrizione del contratto nazionale comparto della scuola. Poche le risorse ed i sindacati hanno indetto lo sciopero del 30 maggio.

Solo 2 miliardi per tutti i settori, comprese Università, ricerca e Afam. Lo scontro più forte riguarda il decreto legge 36 che è in Parlamento per la conversione entro il 30 giugno. L’oggetto del conflitto è sulla formazione dei docenti. Il Governo vuole l’obbligatorietà perché richiesta dall’ Unione europea ma i sindacati sostengono che questa è una materia strettamente contrattuale.

Altro problema: la responsabilità disciplinare. L’atto di indirizzo della Funzione pubblica vorrebbe inserire nel contratto tale materia, ora riservata alla legge, come già avviene per personale ATA e dirigenti scolastici. Non va dimenticata la Didattica a distanza, la DaD. L’amministrazione vorrebbe regolamentarla in modo chiaro.

Controversa è anche la questione delle Figure di sistema, funzioni strumentali al Piano dell’Offerta formativa, tutor dei neo immessi il ruolo, coordinatori di classe, altre. Sono da valorizzare ma il Governo non prevede ulteriore spesa e neppure esonero da insegnamento.

Troppi nodi irrisolti. Difficile una firma del contratto prima della pausa estiva salvo colpi di scena. Il Ministro Bianchi ha dichiarato che è pronto a ricomporre il tavolo negoziale con i sindacati. Il vero problema riguarda una visione molto diversa degli stipendi: slegati da anzianità o connessi alla formazione acquisita?

Il Governo Draghi non vuole aumenti a pioggia per tutti. Vorrebbe far crescere maggiormente le retribuzioni di quegli insegnanti che dimostreranno di avere acquisito una migliore preparazione. Una parte degli aumenti sarebbe legata alla formazione obbligatoria da svolgere in servizio e su base volontaria. I corsi saranno offerti dalla Scuola di Alta formazione del Ministero dell’Istruzione. L’Atto di indirizzo della Funzione pubblica chiede più corsi con valutazione delle competenze.

La formazione continua è un diritto ed un dovere del personale scolastico all’interno dell’orario di servizio. È questa la strategia del ministro Bianchi: riqualificazione del personale docente in particolare, come investimento per ripensare la scuola e perfezionare le competenze digitali e informatiche. Il numero di ore obbligatorie riguarda soprattutto le metodologie didattiche innovative per coinvolgere attivamente le nuove generazioni nei processi di apprendimento.

Si parla di formazione incentivata e con valutazione delle competenze, ai sensi del Decreto 36 contestato dai sindacati. Il ministro Bianchi ha dichiarato per quanto riguarda la valorizzazione dei docenti: «Paghiamo troppo poco sia i nostri insegnanti che i nostri presidi. Stiamo facendo delle battaglie titaniche con la ragioneria per farlo capire… C’è un problema di fondo, dobbiamo riportare anche la professione di insegnante ad essere percepita. La nostra collettività non sa cosa fa oggi un insegnante, una maestra».  Cento euro lordi di aumento per il contratto scaduto 2019-2021 e meno per il prossimo, gli aumenti stipendiali da formazione incentivata solo per il 40% dei docenti, non vanno in direzione di una centralità della scuola.

I 50 milioni all’anno per compensare i tutor sono tuttavia un buon inizio per far comprendere agli insegnanti che hanno un percorso di sviluppo professionale. La formazione permanente è fondamentale, a partire dalle competenze digitali previste per 650 mila docenti, necessarie per sviluppare negli studenti capacità critiche e di autonomia rispetto ai social.

La diminuzione della spesa pubblica poi, per il decremento demografico previsto in quasi un milione e mezzo di bambini, entro il 2032, potrebbe rendere possibile un forte aumento delle retribuzioni, ora al livello degli operai.  In conclusione, il confronto sul Contratto “Istruzione e Ricerca” è l’occasione per trovare risorse aggiuntive e dire al Paese che scuola, università, ricerca, accademie e conservatori sono settori fondamentali per un nuovo modello di sviluppo sostenibile.

Servono risorse aggiuntive. Occorre tornare a breve sul Decreto 36 sul Reclutamento, ora in fase di conversione in Parlamento. L’Ue lo impone per utilizzare  i fondi del PNRR.

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