Scompare la tv dei ragazzi

La Rai ha deciso la cancellazione di programmi come “La Melevisione” e “Trebisonda”.
Televisione Trebisonda

La “Città laggiù” ha deciso di sfrattare il Fantabosco di Raitre, di mandarlo nel mondo di “Chissàddove”, sul digitale terrestre. E non si tratta di un maleficio della strega Varana, di un raggiro di Vermio, di una trappola maldestra di Lupo Lucio. No. È una decisione della Rai, che rimasta l’unica ad assicurare una programmazione di alto livello solo per i ragazzi, ha pensato bene di farla sparire dalla tv generalista e darla invece in pasto ai decoder. Tradotto, potrebbe voler dire lo smantellamento di programmi come La Melevisione, Trebisonda, il Gt ragazzi.

Accade perché il servizio pubblico, anche su questo, sembra voler inseguire la concorrenza con la sua filosofia del “massimo risultato, minimo sforzo”. È più facile mandare in onda cartoni animati che costano meno, fanno ascolti e vendono meglio gli spazi pubblicitari.

Investire cervelli, professionalità, tempo, risorse, centri di produzione per i nostri figli, è sembrato alla Rai un inutile spreco, quando l’Auditel inesorabilmente, da anni, sentenzia che quei programmi non fanno più ascolti, anche per la concorrenza delle reti tematiche sul satellite.

Ora, è anche vero che si potrebbero ridurre i cachet di qualche famoso spedito sull’isola, o di qualche conduttore sopravvalutato. A parte questo, significa forse che i bambini non sono un target, che le loro scelte non interessano più i signori della televisione? Tutto il contrario. Ed è questo il grande paradosso di tutta la vicenda.

Mai come oggi chi decide i palinsesti deve fare i conti con i più piccoli. Il telecomando lo hanno in mano loro, e non c’è programma che sia capace di passare la prova ascolti senza accattivarsi la simpatia del minispettore. È per questo che si moltiplicano i programmi di prima serata in cui i piccoli danzano, cantano, recitano scimmiottando i più grandi. E anche le trasmissioni per adulti li cercano, provano a catturarne l’attenzione: un esempio per tutti, Striscia la notizia, tra i più seguiti dai bambini, che soddisfa i grandi con le veline e la satira, e i piccoli con il Gabibbo, il cucciolo in studio, gli inviati vestiti come supereroi, le scenografie e la grafica in stile fumetto. Per i genitori poco male, i figli si bevono invece così, assieme alle atmosfere giocose, anche volgarità, parolacce, pesanti doppi sensi.

C’è un motivo. I programmi cercano i bambini, perché sempre più spesso, con i nonni al seguito, sono proprio loro a decidere cosa mettere nel carrello del supermercato. Occorre formarli al consumo, ma pare meglio non fare programmi solo per loro, non conviene.

E così il bimbo potrebbe finire tra le braccia di un’altra baby sitter catodica: Maria De Filippi. «Sono preoccupata di come l’educazione all’affettività sia comunicata ai nostri ragazzi attraverso le rappresentazioni del programma Uomini e donne», dice Maria Mussi Bollini, storica responsabile dei programmi per ragazzi di Raitre. Preoccupazione da condividere se lì dove una volta c’era Milo Cotogno, oggi domina il tronista da calendario.

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