Sardegna, Portovesme lotta per il lavoro

Lontana dai riflettori mediatici nazionali, la vertenza Glencore prosegue inesorabile con il suo carico di tensioni e preoccupazioni
21-03-2016, Portovesme, operai Alcoa protestano su un silos dell'azienda (Foto: Alessandro Tocco/ LaPresse)

Dal 2 maggio 120 operai della fonderia di San Gavino Monreale, centro ad un sessantina di chilometri da Cagliari, sono a casa. Una decisione, si legge in una nota, «presa visto il perdurare delle condizioni che hanno determinato il drastico aumento dei costi energetici, a livello internazionale ed europeo, tale da incidere negativamente e direttamente sull’andamento produttivo della Portovesme srl».

Lo stabilimento di San Gavino, che lavorava il piombo, è fermo, resta ancora in piedi quello di Portovesme, dove la linea zinco è ai minimi termini, con la proprietà intenzionata a proseguire nella sua scelta di dismettere la produzione di metalli per avviare quella di materie prime per le batterie elettriche.

Nel frattempo la Glencore ha chiesto il sostegno al Governo per questa fase di transizione, ma al momento non è giunta alcuna risposta.

Il 1 maggio Cgil, Cisl e Uil della Sardegna hanno scelto il piazzale davanti alla Portovesme srl per la manifestazione regionale, alla quale ha partecipato anche il cardinale Arrigo Miglio, arcivescovo emerito di Cagliari e amministratore apostolico della diocesi di Iglesias. Quel piazzale è oramai diventato il simbolo della lotta per il lavoro come quello della fonderia di San Gavino.

Le segreterie territoriali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec hanno scritto alla sottosegretaria al ministero delle Imprese e del Made in Italy con delega alle crisi industriali, Fausta Bergamotto, e, per conoscenza, al governatore sardo Christian Solinas, sollecitando la convocazione del gruppo di lavoro tecnico.

Pressing dell’amministratore delegato dell’azienda, Davide Garofalo, sul Governo per sollecitare un intervento dato che le nuove produzioni non sono regolamentate da norme comunitarie, non avendo punti di riferimento su materie prime che verranno trattate in futuro.

Le organizzazioni sindacali hanno ribadito l’urgenza di sedersi a quei tavoli che dovranno terminare il confronto entro il 30 giugno, con tempi che si stanno restringendo.

Intanto tra gli operai e le loro famiglie comincia a serpeggiare lo sconforto per la mancata soluzione alla vertenza. Inizia il tempo degli ammortizzatori sociali e delle ristrettezze, con la spada di Damocle della povertà in due zone, Sulcis e Medio Campidano, tra le più povere d’Italia.

Quanto sta accadendo in queste settimane è la brutta copia di ciò che si è verificato oltre 10 anni fa, sempre nella stessa zona e sempre per gli stessi motivi: caro energia e gap infrastrutturale mettono fuori mercato chi opera in Sardegna. Nel 2012 era l’ex Alcoa oggi è la Portovesme srl: cambia il nome ma non le prassi e il dramma di chi vede compromesso il proprio futuro e quello della propria famiglia. A distanza di oltre 10 anni i problemi restano ancora insoluti e le persone sono sempre più in difficoltà.

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