A Iglesias, una città di circa 25 mila abitanti della provincia del Sud Sardegna, è stato fondato nel 2021 Aurora Coworking, uno spazio di lavoro innovativo e all’avanguardia. Chi vi entra dice che «sembra di essere in Nord Europa», ed è una valida osservazione. Il suo ideatore, Enrico Porceddu ha vissuto per molti anni all’estero, in Austria e Svezia, dove ha seguito i suoi studi universitari. L’isola italiana di cui è originario però lo attira, con il suo ritmo decelerato e il suo clima mediterraneo, con la cucina sarda e il valore delle amicizie coltivate.
Con lo spirito imprenditoriale che lo caratterizza, dopo aver creato l’azienda di tecnologie Vlk Studio, Porceddu si lancia insieme ad altri professionisti del digitale in questa impresa che risulta essere tanto ambiziosa quanto avvincente. Il nome prende spunto da un’antica fabbrica di biciclette che fu simbolo di rinascita per la città. «I proprietari erano innovatori e tenaci – spiega Porceddu –, sono stati loro a portare a Iglesias tutti gli strumenti tecnologici. L’azienda è nata qui e poi si è sparsa in tutta la Sardegna. Ci hanno ispirato perché noi come loro vogliamo facilitare l’accesso al lavoro ai cittadini locali e non, in un’ottica di crescita personale e del territorio».
Nel concreto, si tratta di un luogo condiviso situato nel centro storico della città dove chi lo desidera può accedere con l’obiettivo di svolgere la propria attività occupazionale, in un ambiente disteso che risponde alle esigenze degli utenti che formano la “community”. Sì, perché chi decide di fare uso di questo servizio non solo diventa fruitore ma anche parte attiva di un gruppo di persone che condividono una stessa visione: quella della collaborazione, del fare rete per crescere insieme, valorizzando i talenti di ciascuno per offrire prodotti e servizi di eccellente qualità. «Quando un nuovo membro arriva ad Aurora Coworking – afferma Porceddu –, cerchiamo di dotarci di tutti gli strumenti di cui ha bisogno per lavorare; infatti, ci sono i dispositivi tecnologici necessari per lo sviluppo di idee e progetti, stampanti 3D, mixer, proiettore, impianto audio e un’ottima connessione Internet che garantisce ai lavoratori la massima velocità e stabilità della rete, che è spesso fragile in un luogo come la Sardegna».
Un’iniziativa come questa comporta una ridefinizione del concetto di spazio e tempo di lavoro, che acquisisce un significato altro. Questo si materializza nella distribuzione delle aree: oltre a una zona open space, una sala conferenze, uno spazio per il lavoro in gruppo o una cabina del silenzio per il lavoro individuale, ci sono all’interno del coworking una cucina e un’area giochi dotata delle ultime tecnologie, come la realtà virtuale. Ma anche nella libertà e flessibilità di ingresso: gli abbonati possono entrare in autonomia, in qualunque momento e a qualsiasi ora, grazie a un sensore e al loro cellulare. Infatti non è strano che il sabato sera i membri di Aurora si riuniscano per giocare e mangiare insieme in questo spazio di coworking che diventa anche spazio di vita, scoprendo un equilibrio tutto nuovo fra le due dimensioni.
La dinamicità della proposta permette di andare incontro ai bisogni delle persone e di contribuire al loro benessere e alla salute mentale. Tra chi frequenta Aurora Coworking ci sono molti sardi che vivono fuori dall’isola ma che, tornando per un breve periodo di tempo, hanno bisogno di un luogo da cui lavorare, cittadini del Nord che trascorrono qualche giorno al Sud, e vari nomadi digitali da diverse parti del mondo che spesso combinano il lavoro con attività sportive acquatiche da svolgere nel tempo libero.
Il progetto è lungimirante, perché la tendenza delle aziende verso questo tipo di realtà sembra consolidarsi progressivamente. Ci sono poi altri sogni nel cassetto, come quello di affiancare al coworking il coliving: appartamenti in cui i membri di Aurora possono convivere, condividendo non solo momenti di lavoro e di svago, ma la vita stessa.
Le capacità dei giovani al servizio
In Sardegna ci sono poi altri tipi di attività imprenditoriali avviate da giovani che scelgono di mettere a frutto il loro potenziale e le competenze nella propria terra per favorirne lo sviluppo sostenibile. È il caso di Ielena, che ha deciso di aprire un’azienda alimentare domestica, Jajius, caratterizzata dall’utilizzo di farine di grano grezzo e ingredienti locali per offrire prodotti a chilometro zero.
Un’altra realtà è WarFree Service, cooperativa che offre servizi di comunicazione a imprese ecosostenibili che garantiscono la qualità, e al tempo stesso difendono la pace e ripudiano la guerra dall’inizio alla fine del processo produttivo.
Esistono altresì proposte come il Progetto Policoro orientate a favorire l’inserimento occupazionale giovanile. È uno strumento promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana per accompagnare i giovani nella ricerca attiva di lavoro e nell’individuazione di sbocchi professionali in base ai propri talenti. Il progetto si concentra su tre valori fondamentali: giovani, Vangelo, lavoro.
Queste esperienze, raccontate dai protagonisti durante le interviste svolte a Iglesias e a Cagliari, si possono trovare su www.cittanuova.it.
Infine, ci sono iniziative come Nodi, che cercano di connettere i talenti locali sparsi nell’isola e nel mondo. L’obiettivo è quello di ricucire il tessuto sociale, favorendo l’apprendimento continuo attraverso la condivisione di esperienze. Per fare ciò, si serve di strumenti come Itaca, un podcast che raccoglie conversazioni profonde con sardi che dal luogo in cui si trovano vogliono contribuire allo sviluppo della Sardegna. O ancora il Festival “RI-POPoliamo”, un’occasione per incontrarsi dal vivo nell’ottica di ripopolare l’isola non solo di persone, ma anche di idee e nuovi progetti, e che il 15 giugno svolge la sua seconda edizione.