Santi insieme

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II saranno canonizzati insieme il 27 aprile 2014: due papi che hanno determinato la vita della Chiesa nel suo assetto interno ed esterno. Non sono mancati ad entrambi limiti e difetti ma questo non getta ombre sul loro esempio di vita
Il cupolone di San Pietro

Lo si sapeva, ma papa Francesco l’ha dichiarato ufficialmente nel Concistoro del 30 settembre: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II saranno canonizzati insieme il 27 aprile 2014, domenica della Divina Misericordia.

Una bella intuizione mettere insieme due cristiani, che hanno dato un impulso determinante alla Chiesa nella seconda metà del XX secolo, ma molto diversi fra loro. Papa Giovanni, il profeta che, col suo coraggio che pareva sfiorare l’ingenuità, ha rinnovato una Chiesa rinchiusa su sé stessa da secoli e l’ha aperta sul mondo, spalancando le finestre del  Concilio Vaticano II. Un uomo guidato dallo Spirito, libero dalle tradizioni umane ed ecclesiastiche, papa della “transizione” – come alla sua nomina l’avevano definito i critici diffidenti – perché  di fatto ha  traghettato la Chiesa verso acque non ancora esplorate.

Giovanni Paolo II, l’uomo che fin dal primo giorno ha invitato il mondo a «spalancare le porte a Cristo» e che coi suoi viaggi – molte volte coraggiosi, affrontando situazioni difficili a livello politico, sociale e di opposizione dentro la Chiesa stessa – ha annunciato e testimoniato la forte novità del vangelo.

Si potrebbe dire molto sui due: ci sono biblioteche che lo documentano. Mi permetto di fare una riflessione, che forse non tutti condivideranno. La loro diversità testimonia che la santità – anche di due papi –  non è stereotipata: ognuno ha avuto il suo cammino e la sua spiritualità. Tradizionale in papa Giovanni, più moderna in Giovanni Paolo II. Ma che si è anche manifestata in due maniere diverse di gestire il loro servizio pastorale: diverse e rovesciate rispetto  alla loro spiritualità.

Giovanni XXIII ha lanciato la Chiesa sulla via del rinnovamento con speranza “ottimistica”, mentre Giovanni Paolo II, pur appellandosi al Concilio, è apparso più aperto verso il mondo che all’interno della Chiesa. Questo non toglie niente alla sua santità: lo testimonia l’immenso amore che il popolo di Dio ha avuto e continua ad avere nei suoi confronti.

E il popolo ha buon fiuto. Santo non vuol dire esente da limiti e difetti, anzi, meno male che i santi hanno limiti e difetti. Solo due persone ne furono preservate, lo sappiamo.  E solo Dio è Santo.

Faccio solo un esempio, fra le migliaia che si possono presentare. Ieri – coincidenza non cercata – la Chiesa ricordava san Girolamo, celebre per il suo amore alla Parola di Dio, ma anche per il suo carattere focoso che lo portava a usare espressioni pesantemente offensive nei riguardi dei suoi avversari dottrinali. Anche Sant’Agostino ne ha fatto le spese. Il quale, a sua volta, non ha esitato a sostenere  l’uso della forza per far rientrare gli eretici nella Chiesa.

Papa Francesco, alla prima domanda della famosa intervista concessa al direttore della Civiltà Cattolica: «Chi è Jorge Mario Bergoglio?», ha risposto: «Sono un peccatore». Appunto.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons