Sant’Agostino

Domenica 31 e lunedì 1 febbraio Raiuno e Luxvide presentano la fiction sul santo di Ippona.
Raiuno: S.Agostino

Scordiamoci il film di Rossellini, con l’Agostino berbero e robusto. Qui è Alessandro Preziosi, occhi azzurri, a impersonare una delle massime figure della storia mondiale. Ma la fiction ha le sue leggi e la verità storica, a volte, deve piegarsi allo spettacolo.

 

Certo, lo sforzo della megaproduzione italo-germanico-polacca deve essere stato enorme, a giudicare dalle (quasi) perfette ricostruzioni di palazzi, fori e basiliche, con tanto di mosaici pseudo-ravennati, i costumi straordinari e le masse (queste sì nordafricane).

Difficile invece delineare la complessa vicenda umana e spirituale di un uomo geniale che ha vissuto intensamente la vita, ha scritto moltissimo, è stato oratore, filosofo, uomo di chiesa: un leader carismatico, certamente, vissuto in un’epoca di trapasso, un po’ come oggi (e gli accostamenti all’attualità, si possono facilmente individuare, come la finale con i fuggiaschi da Ippona di fronte all’arrivo dei Vandali e i richiami alla pace…).

 

In due puntate era possibile offrire di Agostino e della sua storia solo un ritratto essenziale. Così risultano ben delineate le figure di Ambrogio (un bravissimo Andrea Giordana), della madre Monica (una “feroce”, nello sguardo, Monica Guerritore), che sono poi quelle fondamentali, della concubina Khalidà (una brava Serena Rossi) o della folla di attori e attrici, che non vorremmo chiamare “comprimari”.

 

La fiction parte da Agostino anziano ad Ippona (un credibile Franco Nero) e prosegue per flashback sulla vita del santo, lampeggiando i fatti più importanti. Ovviamente, era difficile rendere visibile un episodio intimo, ad esempio come quello della conversione e così si assiste alla musica in crescendo (ma perché non usare come commento “il silenzio?”), a luci fosforescenti, eccetera.

I consueti mezzi espressivi per rendere reale un fatto interiore, mentre molto delicata invece è la resa dell’altro celebre episodio della “voce” che lo induce a leggere il vangelo mentre sta in giardino.

 

Particolarmente suggestivi certi dialoghi, dove si nota la cura di riproporre alcune frasi di Agostino, dalle Confessioni alla Città di Dio. Ma il tema conduttore, ben evidenziato, è quello della verità e dell’amore, con citazioni ampie e commoventi. Il regista Christian Duguay è riuscito a condensare sotto questa prospettiva l’itinerario del santo, facendone una figura moderna nel pensiero, nella vita e nella ricerca della verità.

 

Alessandro Preziosi si è impegnato al massimo: «Non finirei mai di raccontare il mio sant’Agostino», afferma. Racconta della sceneggiatura letta in una notte, mentre stava provando l’Amleto (tuttora in scena a Roma ,al Teatro Quirino). «Durante il film mi sono proprio lasciato andare – confessa. E’ stato un enorme sforzo interpretativo, ma ho avuto la fortuna di essere affiancato dal regista e dai colleghi». E continua: «Su temi delicati come il rapporto uomo-fede, uomo-paura, il confronto col regista non è stato facile».

 

A questo proposito confida che nella prima settimana di lavoro si sentiva i crisi, dovendo recitare in inglese da subito, cosa che non desiderava: «Sono un carattere impulsivo, esigente. Mi sono anche scoperto arrogante, perché dopo l’incontro col regista ho capito che la mia era solo paura, un capriccio». Infatti è andata benissimo e Preziosi si è buttato anima e corpo nel lavoro. «Il mio percorso – continua – è stato credere che come uomo potessi aggiungere qualcosa di più. Mi ha affascinato la parola che, allora come oggi, era priva del senso della verità. Agostino invece conduce ad essere fautori di una parola che porti ciò che è vero e ciò che non lo è. Spero che questo lavoro abbia condotto ciascuno di noi ad essere più uomini».

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