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Cultura > Insolita Bibbia

Sansone, un cocktail esplosivo

di Michele Genisio

- Fonte: Città Nuova

Una forza sovrumana ma incontrollata, mista a una consacrazione a Dio al momento della nascita che non è riuscito a mettere a frutto. Una complessità di istinti e buoni propositi che ci accomuna.

Sansone

Sansone aveva un fisico da palestrato. Era dotato di una forza sovraumana, senza neppure allenarsi a crossfit o praticare il body building. Sansone è vissuto in Terra d’Israele in quel periodo durato all’incirca 125 anni, che va dall’entrata degli Ebrei a Canaan, condotti da Giosuè, fino all’inizio della monarchia. Un periodo particolare, dove non c’era un capo unico, ma dei giudici, che erano dei leader militari, civili e spirituali. I quali amministravano la giustizia e intervenivano all’occorrenza per liberare una o più tribù di Israele dalle minacce dei nemici.

La Bibbia liquida il periodo dei giudici con una sentenza che dice e non dice, ma che fa intendere il problema: «In quel tempo non c’era un re in Israele; ognuno faceva come gli sembrava bene». L’ormai centenario Henry Kissinger nella prima pagina del suo ultimo libro ben focalizza il problema: «Senza una leadership le istituzioni vanno alla deriva e le nazioni rischiano di diventare sempre più irrilevanti e, alla fine, di crollare». È vero che, non essendoci un capo, era evidente a tutti gli ebrei che il loro unico sovrano era YHWH. Ma allo stesso tempo regnava una certa anarchia. Si sa come son fatti gli uomini e le donne, le intenzioni spesso sono le migliori, ma la realtà è tutt’altra cosa.

Comunque sia, in quel periodo dei giudici visse Sansone. Fu un buon politico? Seppe amministrare la giustizia con equità? La Bibbia lapidariamente afferma che «fu giudice per vent’anni». Il che non dice un granché sul suo conto. Ma il testo sacro narra diffusamente le sue gesta di eroe nazionale. Per certi versi simile al mitico Ercole. Sansone è destinato, fin da infante, a una missione che probabilmente neppure lui capisce. È tenuto a custodire nel suo corpo muscoloso e nel suo cuore fragile un segreto ingombrante. Sua madre era sterile (guarda un po’… un’altra nella Bibbia!). Ed essendo riuscita ad avere miracolosamente un figlio, l’aveva consacrato al Signore. Il segreto della forza sovraumana di Sansone stava proprio in questa consacrazione. E il suo segno tangibile erano i capelli. Come gesto di fedeltà a Dio lui non avrebbe mai dovuto tagliarsi i capelli.

Divenuto uomo, Sansone ha il compito di liberare Israele dalla minaccia dei Filistei. Ma lui non sa fare politica. È più muscoli che cervello. Così si mette subito nei guai. Invece di trovare il modo migliore per difendere il suo popolo, lui s’innamora proprio d’una nemica, una filistea. E decide pure di sposarla, nonostante i genitori avessero provato in tutti i modi a dissuaderlo. Un giorno, mentre è in cammino per andare a trovarla, incrocia per strada un leone. Senza pensarci su, lo squarcia a mani nude. Poi riprende il cammino. Giorni dopo, sulla strada del ritorno, vede che nella carcassa del leone le api hanno fatto un alveare. Si riempie le mani di miele e, camminando, si lecca le dita godendosi come un bambino quella dolcezza. Passa un po’ di tempo e c’è la festa di matrimonio. Durante la quale Sansone, un po’ alticcio per il bere, sfida i Filistei con un indovinello: «Dal divoratore è uscito il cibo, e dal forte è uscito il dolce. Di che cosa si tratta?». Quelli ci pensano su giorno e notte, ma non riescono a trovare una risposta. Non ci stanno ad essere umiliati da quell’ebreo, così chiedono aiuto alla moglie di Sansone. La quale lo supplica di dirle la soluzione. Ma lui non cede, e fra sé e sé se la ridacchia. Lei allora la mette sul pesante: «Ecco, non è vero che mi ami. Se mi amassi, non avresti segreti per me». Il tutto condito con abbondanti lacrimazioni. Sansone cede. Consolandola, le racconta la sua bravata con il leone. Lei si mostra così affettuosa… ma appena lui s’addormenta corre a riferire il tutto agli amici Filistei. I quali al mattino si fanno beffe di lui, spiattellandogli in faccia la soluzione: si tratta di un leone e del miele. È così semplice! Sansone va su tutte le furie. Se la prende con la moglie appena sposata. Allora il suocero, senza pensarci troppo su, dà la figlia in moglie ad un altro uomo, un Filisteo. Sansone è imbestialito. Cattura trecento volpi, le lega coda a coda, prende delle fiaccole e le mette fra le loro code (non mancava certo di immaginazione!). Così incendia i campi di grano dei Filistei. Poi, dopo aver fatto una strage di nemici, si ritira ansimante in una grotta. I suoi connazionali ebrei, che non vogliono ulteriori guai con i ben più forti Filistei, raggiungono quel loro giudice stravagante e lo persuadono a farsi legare e consegnare prigioniero ai nemici furibondi. Lui accetta. Ma quando i Filistei lo ridicolizzano, Sansone raccoglie tutte le sue forze e si libera dalle catene. Poi con una mascella d’asino travata lì per caso uccide altri mille Filistei. Sansone è fatto così, dominato dal testosterone. Un giorno, mentre passa dalla città di Gaza, va da una prostituta. I Filistei vengono a sapere che sta dormendo con lei e cercano di catturarlo. Lui se ne accorge. Sradica le massicce porte della città, se le carica sulle spalle, e tutto imbronciato se ne va via. Come hanno osato disturbarlo in quel modo?

L’ultima parte della sua vita è ben conosciuta. È diventata soggetto di film. Sansone s’innamora perdutamente della bella Dalida. La quale è manovrata dai Filistei, che vogliono capire il segreto della sua forza. Lei lo seduce e gli domanda: «Amore mio, da dove viene tutta questa tua potenza?». Ma lui non risponde. Allora anche lei si esibisce in quella che è una scena ben collaudata: «Ecco, non è vero che mi ami. Se mi amassi, non avresti segreti per me». Il tutto condito con abbondanti lacrimazioni. Sansone, che ha il cuore tenero, si impietosisce e le rivela il segreto. Poi si addormenta fra i seni di lei. Si è liberato di un peso troppo grande che lo schiacciava fin dall’infanzia? Forse sì. Probabilmente è finalmente sereno. Ma nel sonno gli tagliano i capelli. E la forza lo abbandona. I Filistei lo accecano e lo mettono in catene.

Il finale è tragico. Sansone demolisce le colonne portanti di un teatro in cui i Filistei lo avevano portato per esibirlo come un trofeo. Nel crollo dell’edificio, muoiono tutti. Lui e i Filistei. Sansone muore cieco. Ma la cecità è simbolo della sua intera vita. La sua anima fin da ragazzo si agita nel buio, in preda a istinti, entusiasmi, rabbie, passioni per le donne, che non riesce a controllare. Troppo forti per lui. E tutto questo è mescolato alla sua consacrazione a Dio. Un cocktail di sacro e profano che può dare alla testa. Esplosivo. Per certi versi, Sansone ci è così vicino. E fa una grande tenerezza.

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