Sanremo, duetti e (auto)celebrazioni

La serata più attesa dai cantanti, dagli addetti ai lavori, dal pubblico, condivisioni di palcoscenico che a tratti hanno infiammato l'Ariston
duetti
Foto Gian Mattia D'Alberto/LaPresse 10 Febbraio 2023 Sanremo, - Quarta serata. Giorgia con Elisa February 10, 2023 Sanremo, Italy - Entertainment - Sanremo, 73rd Italian Song Festival - Fourth evening. In the photo: Giorgia con Elisa

Con uno share pari al 60,5%, 11 milioni 378 mila persone hanno assistito all’ennesima serata dei record, targata Amadeus. La quarta è forse la serata più attesa dai cantanti, dagli addetti ai lavori, dal pubblico, la serata delle (auto!)celebrazioni, il metafestival, quella dei duetti, la più lunga di tutta la kermesse canora con circa un centinaio di artisti sul palco.

Standing ovation per Marco Mengoni, che si aggiudica il premio della serata cover con l’esecuzione magistrale di una Let it be in versione gospel con i Kingdom Choir, il coro britannico che ha cantato al matrimonio reale di Harry e Meghan,e che si conferma così al primo posto della classifica generale.

Amadeus ci ha dato dimostrazione che quando non si hanno più assi nella manica da calare… la soluzione è calare tutte le altre carte. Ma proprio tutte! È stato capace di mettere su un cast anni 60/70/80/90/00/10/20. La domanda è: tra questi 2020, qualcuno ruscirà a superare lo scoglio della decade successiva? Qualche dubbio lo abbiamo avuto già dalle prime sere, e la quarta ce l’ha (purtroppo per loro) confermato. Abbiamo assistito a 28 tra duetti, medley e tributi ai più grandi artisti del nostro panorama nazionale e il problema dei più giovani forse è stato proprio avere accanto a loro gli artisti che celebravano.

La serata un tempo chiamata cover, è stata segnata anche da inaspettate condivisioni di palcoscenico di artisti che il grande pubblico riteneva in qualche modo rivali ma che insieme hanno infiammato l’Ariston. Sopra tutti da segnalare il duetto tra Giorgia ed Elisa, due tra le più grandi fuoriclasse che abbiamo e l’incontro tra due gruppi seguitissimi del nostro panorama musicale, i Modà e le Vibrazioni.

A confermare la preponderante quota anni 90 di questo festival, la presenza di Eros Ramazzotti che all’inizio della sua “un’emozione per sempre” ha un momento di defaillance regalandoci un “sai che non me la ricordo?”, Alex Britti che con la sua chitarra ritorna con “oggi sono io” e gli Articolo 31 che lanciano un “Giorgia legalizzala”, messaggio alla presidente del Consiglio con ovvio riferimento alla marijuana.

Come non citare Gianluca Grigniani, che torna al festival con un evidente desiderio di riscatto, e nonostante il “abbiamo fatto un casino Gianlu’” della sua ospite Arisa, ha l’idea, da vero professionista qual è, di colmare la propria difficoltà vocale del momento coinvolgendo il pubblico in due ritornelli finali aggiuntivi che fanno fare tripli salti carpiati all’orchestra. Perla di questa esibizione la presenza di due colonne orchestrali pop del panorama italiano che hanno simpaticamente diretto insieme, il maestro Peppe Vessicchio e il maestro Enrico Melozzi.

La protagonista femminile della serata è Chiara Francini, attrice e showgirl poliedrica con il suo perenne personaggio buffo da commedia dell’arte che però quasi un po’ stona con il resto delle conduttrici a cui ci ha abituato Amadeus, che non hanno portato una loro professionalità specifica nel campo dello spettacolo ma erano lì in rappresentanza di loro stesse. Le gag quindi risultano telefonate come si dice nel gergo teatrale e poco convincenti in un festival in cui siamo abituati a improvvisate (?) alla Blanco e alla Fiorello, a selfie e dirette social. Per questo e per la tarda ora in cui lo fa, forse poco è stato compreso il suo monologo da attrice sull’emancipazione sociale di una donna che è tale anche se per molteplici motivi, non diventa madre.

Il paragone quindi non è probabilmente da farsi tra boomer, millennials o generazione Z, come si dice ora, ma sarebbe più corretto pensare a quale differenza ci sia tra i professionisti della cultura di qualsiasi età, e persone talentuose sì, ma senza esperienza e studio specifico in campo artistico. Per citare un grande artista come Franco Battiato: «Son periodi difficili per la cultura (…) eppure la cultura non è argomento da sottovalutare e nemmeno da minimizzare, perché da essa dipende l’emancipazione sociale di un popolo».

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