I ruoli istituzionali dell’Italia nel 2017

In un contesto internazionale sempre più travagliato, le istituzioni internazionali multilaterali sembrano impotenti a risolvere le crisi in corso. La questione riguarda anche l’operatività e l’efficacia del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite

In un contesto internazionale sempre più travagliato, le istituzioni internazionali multilaterali sembrano impotenti a risolvere le crisi in corso. La questione riguarda anche l’operatività e l’efficacia del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il cui mandato dovrebbe essere proprio quello di garantire la pace e prevenire in conflitti a livello mondiale. L’Italia, dopo una serrata battaglia diplomatica, è riuscita a farsi eleggere come membro non permanente del Consiglio di sicurezza nel 2017. Originariamente si sarebbe dovuto trattare di un biennio, ma la sostanziale parità di voti ottenuti in Assemblea generale con l’Olanda ha portato a una soluzione originale, e cioè dividere il mandato in due anni: il 2017 all’Italia e il 2018 all’Olanda. Da un sostanziale stallo è nata così una soluzione fantasiosa, che qualcuno ha salutato, con un po’ di buona volontà, come il primo nucleo di un “seggio europeo” alle Nazioni Unite (peccato però che nel Consiglio ci siano anche Francia e Gran Bretagna, con un seggio permanente e, per giunta, con diritto di veto). Come che sia, la partecipazione al Consiglio di sicurezza non è mai una passeggiata, e comporta delle serie responsabilità. Il 2017 segna l’avvio della presidenza Trump, con le incognite che ogni cambio di guardia a Washington comporta. Che accadrà nella crisi siriana? Come evolverà la situazione in Libia? Che ne sarà del “processo di pace” in Medio Oriente? Il Consiglio di sicurezza si troverà ad affrontare questioni su cui finora le grandi potenze si sono divise. Dal canto suo, l’Italia ha messo al centro dell’agenda il Mediterraneo, divenuto nuovamente una regione cruciale per gli equilibri mondiali, sperando di riuscire a influenzare positivamente il Consiglio in termini di decisioni che favoriscano le soluzioni diplomatiche e politiche. Non sarà affatto facile, tanto più che rimane da dimostrare che la nuova intesa che si prefigura tra Washington e Mosca si tradurrà in una collaborazione effettiva anche nelle istituzioni dove si vota e si decide. Ma l’Italia nel 2017 ha altre frecce al suo arco. Prima tra tutte, la presidenza del G7 (come si chiama ora il G8, dopo la “sospensione” della Russia), che non è cosa di poco conto, anche se non pare che questo limitatissimo gruppo di Paesi possa davvero dettare le priorità mondiali. Certo, questi consessi non sono più sufficienti. Ma intanto usiamoli bene.

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