Romeo e Giulietta in cucina

Trattare i classici come fossero drammi moderni è il pensiero che anima il Teatro Oskaras Korsunovas. Niente di nuovo, si direbbe, abituati come siamo alle molteplici riletture e agli stravolgimenti delle grandi opere. Anche la versione di Romeo e Giulietta di questa straordinaria compagnia lituana che, nei cinque anni di vita, si sta affermando sulla scena internazionale, scoppiettante, fumettistica, accattivante è quanto di meno convenzionale si sia mai visto della celebre storia dei due amanti veronesi. Senza troppo indugiare in analisi critiche o in sottili elaborazioni poetiche, gli attori riportano la vicenda ad una matrice da romanzo popolare illustrato, ricca di invenzioni caricaturali e di humor, alternati a parentesi di assoluta poesia figurativa e di atmosfere degne del più grande Nekrosius. Al geniale regista lituano sembra attingere il più giovane Oskaras Korsunovas per la capacità di evocazione scenica, complici le avvolgenti folate di musica. Egli ambienta la storia dentro una cucina che, col trascorrere del tempo, vediamo concepita come una grande scultura dove, per esempio, quando si parla del sole, a simboleggiarlo è un orologio illuminato nei suoi meccanismi scoperti. La cucina è il luogo dove si alimentano quei sentimenti che nutrono l’umanità: l’amore e l’odio, la discordia e la benevolenza. Tra teglie di pane, di pizza lievitata, e farina impastata o spruzzata, assistiamo allo scontro tra i Capuleti e Montecchi in costumi anni Cinquanta: due squadre che fanno a gara l’uno con l’altro in un gioco di relazioni sociali che rimanda al clima del nostro Neorealismo. Duelli a colpi di pasta, di farina, di coltelli da cucina, o semplicemente con una strepitosa danza di braccia intrecciate. Elemento centrale è un paiolo, che avanza e indietreggia su un binario, dove si condensano i momenti salienti. Dentro di esso che, come un carillon, gira senza sosta nel finale, ai due giovani amanti abbracciati e senza vita, renderanno l’estremo saluto tutti gli altri personaggi col volto imbiancato. Queste libertà e licenze esteriori, fino all’esplicita parodia, non abbandonano però mai una sostanziale fedeltà a Shakespeare e ai canoni che egli impone. Anche al culmine dell’ironia e dello sberleffo si avverte non solo un solido mestiere – tipico della scuola teatrale dell’Est – ma anche un’impronta interpretativa fondamentalmente tradizionale e alta. VIE. SCENA CONTEMPORANEA Nasce per iniziativa dell’Ert un nuovo festival (Modena, dal 20 al 30/10) che pone al proprio centro la creazione contemporanea. Undici giorni di prime assolute che hanno come tema ricorrente l’esperienza del conflitto, dove compaiono anche i meccanismi di produzione del consenso e l’ipocrisia della guerra. Tra gli artisti il regista lettone Alvis Hermanis col suo New Riga Theatre con By Gorky, Josef Nadj con Last Iandscape, la giovane regista francese Gisèle Vienne che firma Une belle enfant blonde, Erna òmarsdòttir, danzatrice di straordinaria intensità con una performance per soldati in missione di pace,We are all Marlene Dietrich For; Daria Lippi protagonista di una Pentesilea costruita come una composizione musicale. E, ancora, il Théâtre de Chambre, Ryuichi Sakamoto e Alva Noto,Teatro Valdoca, Giorgio Barberio Corsetti con Argonauti, Teatrino Clandestino, e Motus con Piccoli episodi di fascismi quotidiano evento # 6. Inoltre: letture, incontri, installazioni videoperformative tra le quali Looking at Ta’zivè del regista iraniano Abbas Kiarostami.

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