Romania e Bulgaria primi passi nell’UE

¦ Festa grande quest’anno in Romania e in Bulgaria, entrate a pieno titolo nell’Unione europea. Un po’ meno entusiasmo, forse, al di là delle formule di circostanza, lo si è registrato negli altri Paesi del sodalizio, perché i nuovi arrivati sono considerati i nostri parenti poveri. Ma pur sempre di parenti stretti si tratta, di cui non ci si poteva disinteressare. Con loro si chiude il cerchio balcanico intorno al territorio dell’ex Jugoslavia, un’enclave destinata fatalmente a compiere lo stesso passo. La Slovenia, Paese alpino che proprio balcanico non si sente di essere, ha bruciato le tappe ed è arrivata già a far parte del gruppo dell’euro; la Croazia seguirà a ruota. Serbia e Montenegro, ma anche la stessa Bosnia, non potranno restare fuori per sempre, e tanto meno Macedonia e Albania, che entreranno non appena raggiunti quei parametri minimi di affidabilità economica e politica per i quali altri Paesi hanno atteso sull’uscio ben più a lungo. Pure per Romania e Bulgaria si son fatte eccezioni per non spostare una data d’ingresso fissata da tempo. Ed ecco che dalle porte non proprio spalancate, ma almeno socchiuse, hanno continuato a entrare nell’Unione, finalmente con una veste di legalità, quei flussi di lavoratori che, comunque, con mille espedienti, erano già di fatto, e non da ieri, pendolari fissi fra le rive del Danubio e quelle del Po e del Reno. Muratori, badanti, stagionali agricoli, soprattutto rumeni, sono già fra noi da diversi anni, spesso con reciproca soddisfazione. Ora potranno finalmente regolarizzare la loro posizione. Peraltro, nell’Unione, non mancano perplessità. Ci si è chiesti, infatti, come contenere quel flusso di persone meno qualificate che continueranno ad arrivare in gran numero, per non parlare dei malavitosi che, purtroppo, occupano da tempo, quasi quotidianamente, le pagine della cronaca nera dei nostri giornali. Ma quelli, sostengono i più informati, sono stati i primi a muoversi, e già sono arrivati tutti. Saranno dunque i prossimi mesi a svelarci la reale consistenza di questo fenomeno migratorio che ha visto soprattutto i rom invadere le periferie delle nostre maggiori città impegnando al limite delle risorse disponibili le amministrazioni locali e le organizzazioni di volontariato. Ciò che altri Paesi europei hanno provato in anni passati assorbendo ingenti flussi migratori provenienti dalle loro ex colonie, come è avvenuto in Francia, in Gran Bretagna, nel Belgio e in Olanda, per non parlare della Germania e della Polonia nel primo dopoguerra, davanti all’esodo biblico dei profughi dalle loro province orientali, oggi lo provano, pure se in forma assai più attenuata, quasi tutti i Paesi dell’Unione europea, e in particolare l’Italia, con l’arrivo soprattutto dei rumeni che si sentono di stirpe latina, hanno facilità ad imparare l’italiano e già hanno nel nostro Paese il loro primo partner economico.Ma soprattutto, memori di Traiano e dei suoi legionari, si presentano come nostri cugini. Prova ne sia il tifo viscerale che questa gente dimostra per il calcio italiano, specie in occasione dei Mondiali. Quando l’Italia vince, a Bucarest pare di essere a Napoli. Per altri motivi anche i bulgari, che invece sono al novanta per cento slavi doc – orgogliosi di avere dato addirittura l’alfabeto a quella grande famiglia che comprende la stessa Russia – li abbiamo visti fare il tifo per l’Italia, di cui ricordano una politica balcanica praticata nella prima metà del secolo scorso, che li ha costantemente premiati. L’ingresso nell’Unione europea è in realtà un ritorno – sostengono a Bucarest e a Sofia – e con esso viene riparata una grande ingiustizia che aveva tenuto lontano per mezzo secolo la Romania e la Bulgaria dall’Europa. Si spiega dunque come entrambi questi popoli si definiscano euroentusiasti e abbiano festeggiato con vivacità il loro ingresso in Europa. Ci siamo anche noi, hanno scritto sui manifesti sopra la nuova carta della comunità allargata fino alle sponde del Mar Nero, e si capisce benissimo che, nel nuovo contesto, vorranno fare bella figura.

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