Roma resta un mistero da svelare

I problemi della Capitale, dai rifiuti all’urbanistica, vengono da lontano e vanno affrontati con una chiamata alla responsabilità collettiva. Come nel '74
Finestre di Corviale, l'edificio sito in Roma, nei pressi della via Portuense, lungo la via Poggio Verde, 16 ottobre 2014. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Chi oggi rivede “La dolce vita”, il famoso film di Federico Fellini, oltre ad avvertire il disagio della modernità, avverte un rumore di fondo in molte scene. È quello di una città in costruzione, la Roma palazzinara che ad esempio voleva costruire lo stadio dove ora si possono ammirare le catacombe di San Sebastiano. Un moto di resistenza civile fermò quello scempio, ma la pressione di uno sviluppo disordinato ha ridisegnato il volto della metropoli.

Quelle contraddizioni esplosero nel 1974 con l’azione della Caritas guidata da don Luigi Di Liegro, assieme ad altri esponenti del tessuto sociale, che diede vita al convegno cittadino sui “mali di Roma” che aveva come titolo “La responsabilità dei cristiani di fronte alle attese di carità e giustizia nella diocesi di Roma”.

Chi potrebbe oggi rifare quel passo? Esistono forze e realtà disposte non solo a convivere come in un condominio? Si può restare alla finestra accontentandosi degli sfottò reciproci, come se la città non fosse in serio pericolo? Anche i più convinti sostenitori del M5S restano perplessi di fronte ad una squadra di governo capitolino formata con ritardo, pur prevedendo la vittoria, che ha perso subito alcuni pezzi autorevoli e ora si ritrova in difficoltà con le dimissioni dell’assessora all’Ambiente Muraro. Il caso rimanda al peso decisivo esercitato sulla difficile questione rifiuti da parte del gruppo imprenditoriale guidato da Manlio Cerroni in decenni dove la maggior parte dei cittadini rimuoveva dalla vista la gigantesca discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa. Un’altra questione centrale, archiviata la controversia sulla candidatura delle Olimpiadi, resta quella urbanistica, a partire dal progetto dello stadio voluto a Tor di Valle dai proprietari dell’A.S. Roma e concepito come un mega centro commerciale.

Sul freno al consumo di suolo e sulla necessità di rispettare il pubblico interesse nella gestione del territorio, Città Nuova ha promosso nel 2013 un forum a partire dal paradosso di avere “case senza abitanti e abitanti senza case” ragionando assieme anche a Paolo Berdini, attuale assessore all’urbanistica del Comune di Roma, che ha conoscenza diretta della città a partire dalle periferie.

Come era prevedibile, il famoso urbanista è stato sotto pressione fin dall’inizio della sua esperienza amministrativa, circondato da voci di probabili dimissioni. Se davvero si volesse ripartire da un impegno pubblico serio sulla città si dovrebbe prendere in esame, con centinaia di assemblee pubbliche, il destino della metropoli vista nel suo insieme per capire la sfida attuale senza delegare ai “politici di professione”.

La Città eterna è sempre affascinante, se si resta nel quadrante centrale e in certi quartieri “bene”, ma il resto rischia di essere descritto da un più recente e nerissimo film, Suburra. D’altra parte il mito di fondazione dell’Urbe parte da una maternità negata e poi da un’adozione molto originale per finire con un fratricidio. Su un colle, poi spianato da Costantino, dove pare si radunassero gli indovini etruschi, trovarono un terribile martirio quegli uomini e donne attratti da una fraternità capace di abbattere ogni separazione, anche quella tra liberi e schiavi su cui si fondava il sistema imperiale. Di quel seme c’è molto più di quello che appaia. E può dare molti frutti.

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