Roma da Puccini ai Russi

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Tosca, di G. Puccini. Teatro dell’Opera. Musica russa, Istituzione universitaria dei concerti. L’Opera romana si è svegliata? Parrebbe di sì, constatando l’esito della Tosca nella capitale. Il drammone da Sardou, che non piacque a Mahler come non piace a tanta critica, è popolarissimo: melodie orecchiabili, intreccio di passione, scene forti di tortura fisica e verbale, un suicidio plateale dagli spalti di Castel Sant’Angelo nella Roma papalina e rivoluzionaria del giugno 1800 formano un piatto appetibile per chi non ha gusti troppo fini. Così sembra. Puccini si sarà perciò sbagliato, accontentando troppo il pubblico? Certo, la tradizione melodiosa italiana continua con arie celebri – da Vissi d’arte a E lucean le stelle -, ma l’orchestrazione scaltrita, sensuale negli strumentini, torbida negli archi gravi, in bilico tra Wagner e Debussy, crea un’atmosfera per nulla pacificata. Qui la passione istintiva – nel pittore amato Cavaradossi, sadica nel bigotto Scarpia, fragile in Tosca – domina da protagonista l’azione. L’esito finale, e fatale, non può essere che la morte: per tutti. C’è tanto teatro e letteratura decadente in questa visione della vita, ben oltre le belle melodie e i facili colpi di scena. Perciò Tosca è opera difficile da rappresentare. Zeffirelli ha riproposto una lettura fastosa, ma non pesante del dramma, con citazioni dal barocco a David (L’incoronazione di Napoleone, al Louvre) facendo dell’opera un dramma a quadri; la direzione accurata di Gelmetti ha permesso un bel suono italiano, dell’orchestra; la compagnia di canto, di primo piano, si è avvalsa di Marcelo Alvarez, tenore appassionato alla Di Stefano (qualche problema nell’uso dei fiati), Renato Bruson – uno Scarpia velenoso – e la Tosca equilibrata tra lirismo e passione di Martina Serafin. Logico il successo: lo spettacolo verrà replicato ad aprile. Altrettanto significativo il concerto, alla stagione della Sapienza, dell’Orchestra sinfonica sampietroburghese, diretta da un maestro aristocratico e implacabile come Stanislaw Gorkovenco. Dal virtuosismo di Glinka, al patetico Concerto per violino di Ciaikovskij, dall’orrida Notte sul monte Calvo di Musorgskij alla suite dal Lago dei cigni, si è vista una compagine disciplinata, giovane, che ama suonare insieme. Così che l’estro russo, sentimentale e visionario, diventa familiare, anzi indispensabile per chi ami la musica. TOSCA DISCHI E VIDEO Tra le numerose edizioni si segnalano: 1953 (Callas, Di Stefano, Gobbi, direttore De Sabata, Emi); 1956 (Tebaldi, Tucker, Warren, dir. Mitropoulos, Warner Fonit); 1962 (Price, Di Stefano, Taddei, dir. Karajan, Decca); 1990 (Freni, Domingo, Ramey, dir. Sinopoli, Dg); video 2000 (Guleghina, Licitra, Nucci, dir. Muti Tdk).

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