Robert Doisneau, la poesia di un fotografo umanista

Al Museo dell’Ara Pacis di Roma, oltre 130 immagini provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, documentano l’arte dello sguardo del celebre fotografo parigino
Robert Doisneau
Le baiser de l'hôtel de ville, Paris 1950

La foto della giovane coppia che, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della Place de l’Hôtel de Ville di Parigi, si bacia mentre cammina, ha reso celebre universalmente il suo autore, Robert Doisneau (1912-1994). Quel bacio è entrato di diritto nella storia della fotografia.

Non da meno anche l’istantanea di quei bambini a gambe in aria che giocano in una strada di Parigi, osservati da altri ragazzi divertiti. Catturare momenti di felicità con la sua macchina fotografica, sembra essere stata la “missione” e la “vocazione” di Doisneau, amorevolmente partecipe della vita della gente comune con quel suo modo leggero e ironico, dolce e melanconico, di raccontarla. Nel suo girovagare per Parigi con l’obiettivo in mano, cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano la città e la sua banlieue, con tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati: nelle fabbriche, tra i banconi dei bistrot, le portinerie, le cerimonie, i club di jazz, le scuole o le scene di strada in generale. Nella scuola della strada, ben più ricca e accattivante di qualsiasi altra formazione scolastica, Doisneau trova una bellezza, un disordine e uno splendore che lo seducono. Dal venditore ambulante di verdure ritratto ne Les Oignons, al Pêcheur à la mouche sèche o ancora al Père de famille, nessuno sfugge al suo sguardo attento. Nelle sue parole c’è tutto il senso di cosa deve essere un fotografo: «…come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente».

Fox terrier au pont des Arts, 1953

Amava fotografare le persone per le loro debolezze e difetti. «Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori». Tra questi c’erano anche gli operai delle officine Renault che gli permisero di «conoscere il mondo di coloro che si svegliano presto». Perfino quando si accostò ai mondi per lui meno abituali, come quello della moda con un contratto per la rivista Vogue, il suo interesse rimase focalizzato sulle persone. Negli atelier lo affascinavano le piccole mani che cercano gli aghi caduti sotto il tavolo, i visi puliti delle sartine che lavorano giorno e notte per terminare una Collezione.

Doisneau conosce la guerra e la rinascita. Il Dopoguerra con la liberazione di Parigi è ritratto nel passo incerto di un bambino ne Les Premiers Pas o nelle ragazze vestite a festa di Dimanche matin o ancora nei sorrisi sui volti di Les Habitants de la Rue du Transvaal.

Mademoiselle Anita, 1951

Una parte forse meno conosciuta dell’opera di Doisneau è costituita dai numerosi ritratti, spesso realizzati su commissione. Davanti al suo obiettivo sfilano pittori, disegnatori, scrittori, teatranti, cineasti, attori, scienziati come Picasso, Dubuffet, Alberto Giacometti, Jean Cocteau e molti altri con i quali il fotografo instaura amicizie sincere che influenzeranno il destino delle sue fotografie. Il percorso della retrospettiva che il Museo Ara Pacis dedica al celebre fotografo francese, si articola cronologicamente in 11 sezioni, iniziando dal 1945 e fino al 1957: Concierges; Enfances; Occupation et Libération; L’Après-Guerre; Le Monde du travail; Le Théâtre de la rue; Scènes d’intérieur; Mode et Mondanités; Portraits; Une certaine idée du bonheur; Bistrots.

“Robert Doisneau”. Roma, Museo dell’Ara Pacis, Spazio espositivo, fino al 4/09/2022. Catalogo Silvana Editoriale

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