Ritorno alle origini

Tiberiade Illit (alta), 31 maggio. È sera. Dalla camera dell’hotel, guardo il lago increspato dalla brezza. Siamo arrivati ieri da Tel Aviv: una quarantina, in un viaggio ben organizzato dall’Ente dello spettacolo, per festeggiare con un pellegrinaggio gli ottant’anni della Rivista del Cinematografo (insieme al Centro europeo risorse umane di Bruxelles- Firenze). Il gruppo è composito: studenti, giornalisti del Tg uno, del Corriere e del Tempo, di eventi musicali, artisti, amici. Oggi è la prima sera di una giornata calda, come temperatura e come emozioni. Il paesaggio è mosso, coltivato, le case di pietra bianca. Stamane la nostra guida esperta ci ha portati giù al lago, alla chiesa accanto alla spiaggia, dove Cristo risorto ha chiesto a Pietro, per tre volte, se davvero gli voleva bene… Parole che non lasciano indifferenti. Poi, Cafarnao: ai suoi tempi, un centro importante di vita e, per Gesù, di amicizie. Piace il suo lato umano, qui risuona meglio che in Occidente. Quando si attraversa il lago, alla memoria affiorano i fatti evangelici: giorni e notti di pesca, tempeste, prodigi, discorsi… Non sembrano episodi remoti. Fanno muovere qualcosa dentro il nostro cristianesimo impigrito. Come pure un gruppo dei Focolari che stasera, dopo cena, è salito da Haifa nell’hotel, a raccontarci conquiste e difficoltà di una vita di dialogo tra ebrei, islamici e cristiani. 1 giugno Oggi, a Nazareth, dove gli arabi cristiani, per fortuna, vivono in pace con ebrei e islamici. Le campane della chiesona dell’Annunciazione suonano per la messa e la voce del muezzin intona le preghiere. La casa-grotta della Sacra Famiglia riporta a tempi antichi di semplicità. Si parla di Maria: di lei nel museo c’è la più antica invocazione scolpita: kaire, rallegrati. In effetti, si sente una gioia serena trapassare nel gruppo. A me viene naturale pensare a chi mi ha fatto, in vari modi, da madre… 3 giugno Ieri, siamo saliti a Gerusalemme. L’abbiamo veduta da una altura, sfavillare nella cupola dorata della moschea di Omar, elevarsi sopra le mura di Solimano e di Erode, arcuarsi fra campanili minareti chiese e moschee e stendersi all’orizzonte nelle moderne, occidentali, periferie. Alta su quattro colli appare il centro del mondo. Qui, davvero, tutto è nato. Ma è una città ferita. Armati giovanissimi vigilano col mitra tra le frotte di ragazzi e le famiglie che celebrano l’anniversario della guerra- lampo dei sei giorni. La tensione non è nascosta: il serpente di cemento che spacca la città e la divide dalla Palestina ne è una prova. Siamo entrati nel Cenacolo. Il flusso turistico non permette un attimo di sosta interiore…Nel pomeriggio, padre Pizzaballa, Custode della Terrasanta, ci parla in una sala ricca d’arte: la vita è complessa nel dialogo fra le Chiese, gli islamici, gli ebrei. Il passato, antico e recente, pesa. Pure, facendo eco all’invito del papa e del patriarca cattolico, c’è voglia di pellegrini e turisti. Gerusalemme è città di accoglienza, nonostante le fratture fra le religioni e le Chiese. Betlemme. Controllo dei passaporti e poi la basilica della Natività: grandiosa, trascurata. I buchi delle pallottole dell’assedio di qualche anno fa sono ancora evidenti sui muri. Eppure, qui, nella grotta sottostante, è nato il re della pace… Bacio anch’io la stella d’argento su cui sarebbe stato posto il piccolo Gesù. Chissà come – ma non è suggestione – sembra un poco Natale. Ce lo ricorda anche Gerusalemme, stasera, luccicante come un presepe. 4 giugno Fa caldo alla chiesa del Gallicantu, a Gerusalemme. Passeggio sulla scala di pietra antica dove Gesù ha lasciato agli amici il suo testamento dell’amore. Qualche ora dopo, eccoci tra la folla variopinta e vociante, nel quartiere arabo, a salire la Via Dolorosa. Finché si arriva alla basilica del Santo Sepolcro. Siamo emozionati, curiosi. Davanti al foro della croce, sotto un altare, nessuno parla. Qui capisco, forse per la prima volta, cosa sia l’amore. Non sono il solo: vedo molti occhi lucidi. La messa che poi celebriamo in una cappella vicina è particolare: don Dario Viganò, presidente dell’Ente dello spettacolo, parla di morte e resurrezione. Con sincerità. Quando, poco dopo, mi trovo – non da solo – dentro l’edicola in cui c’è il sepolcro, l’emozione mi si trasforma in gioia. Pasquale, direi. Il Cristo che pare aleggiare tra questi luoghi, sta sconvolgendo me e noi tutti… Adesso è sera. Giovani concertisti della scuola Magnificat, ebrei, cristiani e musulmani, seguiti da Paolo Vergari, un pianista italiano, suonano per noi nella sala della Custodia francescana. La notte è bella, intorno. In alto, splende la moschea di Omar: sembra una grande stella dell’unico Dio. 5 giugno Fa impressione inoltrarsi nel deserto di Giuda, tra la vegetazione che man mano scompare, le tende dei beduini, le rocce rosse fra cui vivevano gli eremiti, il senso della immensità. Entriamo nella depressione del Mar Morto, saliamo sull’alta fortezza di Masada, dove Erode si è costruito un palazzo a picco sulla valle. Poi, dopo il museo di Qumran, ci sono nuotate nel Mar Morto, sotto un sole prepotente. Sosta a Gerico e l’ultima messa sopra un’altura, tra il vento secco: lontano, azzurra sui monti, Gerusalemme. Tutto appare irreale. Anche questo viaggio, un sogno. Quando, al ritorno, entriamo nel museo dell’Olocausto, brillante di lumi che ricordano i bambini uccisi, il sogno si scontra con la durezza della realtà. Ma, stasera – domani si parte -, mi ricordo della scritta, anonima, sul muro di cemento, a Betlemme: Jeshua al Mesiah, Gesù è il messia. Questo dà speranza che qualcosa cambi, qui, in noi. In qualche modo, infatti, lo abbiamo incontrato di nuovo. UN VIAGGIO DA FARE Lo afferma Fabrizio Bucci, 28 anni, attore romano, interprete di Cristo nel recente remake de L’inchiesta, diretto da Giulio Base. La tua prima volta in Terrasanta. Cosa ti aspettavi da un viaggio come questo? Prima di un viaggio non mi piace caricarmi di aspettative. Preferisco piuttosto liberare la mente per cogliere meglio ciò che il luogo mi può offrire. Certo, ammetto che, data la situazione politica, ero molto curioso di sapere come fosse Israele. Cosa ti ha colpito di più di Israele e di Gerusalemme in particolare? Ho trovato in Israele un’identità confusa e vivace insieme. In particolare a Gerusalemme, vedere ragazzi e ragazze armati girare un po’ ovunque mi ha fatto un certo effetto…, poi però scopri anche che la stessa città ha voglia di vivere, di divertirsi, e considerato che la media della popolazione è di 35 anni, diventa chiaro che sono gli stessi giovani a sentire il bisogno di allontanare quella tensione che li assedia. Purtroppo, resta il fatto che da un momento all’altro può capitare qualcosa… Comunque, l’esperienza più significativa è stata vedere luoghi conosciuti prima solo indirettamente. Mi ha arricchito culturalmente e spiritualmente. Hai interpretato Gesù in una fiction. Come lo vedi ora, dopo questo viaggio? Come prima, ma ho colmato la lacuna di conoscere da vicino i luoghi della sua storia. Immaginare tutto quel che è successo là, ed esserci allo stesso tempo, crea qualcosa di importante che approfondisce il mio rapporto con l’Assoluto. Devo ammettere infatti che il viaggio è arrivato in un momento in cui forse ne avevo bisogno… e comunque penso che sia un viaggio da fare assolutamente.

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