Rispoli: il gentiluomo della tv

Da “Bandiera gialla” a “Chiamate Roma 3131” fino a “Parola mia”, tante le trasmissioni famose da lui ideate e condotte con intelligenza e stile misurato, sempre con l’obiettivo di valorizzare il ruolo educativo della Rai. Ci lascia ad 84 anni
Luciano Rispoli

Con Luciano Rispoli, morto a 84 anni dopo una lunga malattia, scompare un altro dei volti storici della Rai garbata e professionale di Bernabei e soci (ma le sue ultime “comparsate” datano fino ai primi 2000).

 

Dirigente, giornalista, conduttore radiofonico e televisivo e direttore del Dipartimento Scuola Educazione dal 1977 all’87, Rispoli entrò in Rai dopo un concorso per radiocronisti nel 1954, l’anno stesso in cui nasceva la televisione italiana.

 

Negli ultimi anni si rammaricava di essere stato dimenticato dai nuovi dirigenti radiotelevisivi, ma il pubblico dai 40enni in su ricorda bene le trasmissioni da lui ideate e spesso condotte: da Buttafuori alla mitica Bandiera gialla (suo il titolo), da Chiamate Roma 3131 alla Corrida, da Il sabato del Villaggio (dove esordì il comico genovese) a Parola mia, sulla lingua italiana spiegata con leggerezza e brio all’uomo della strada. Programmi tutti di grande successo, rimasti nella memoria storica della nostra televisione.

 

Chi scrive ha avuto il piacere di conoscere personalmente Luciano Rispoli, intervistandolo sul ruolo educativo della Rai quando era direttore del Dipartimento Scuola Educazione. In quell’occasione mi colpì la sua signorilità e professionalità, quella che mostrava anche nello stile misurato e nell’intelligenza con cui conduceva i suoi programmi e che tutti i critici gli riconoscevano.

 

Eppure, con tutta la sua serietà, durante la nostra chiacchierata mi confessò, testuali: “Se sapesse, non è uno scherzo doversi inventare 24 ore di trasmissione tutti i giorni che Dio manda in terra!”. Un’altra volta, negli anni in cui lavorava a Tmc, ho avuto modo di osservare il rigore di Rispoli sul lavoro assistendo alla registrazione di una puntata del suo Tappeto volante. In quella circostanza “si permise” di fare una lavata di testa alla cantante Nada, allora all’apice, perché era arrivata in ritardo.

 

Spesso rievocava il suo matrimonio celebrato da Padre Pio a Monte Rotondo, dove era tornato qualche anno fa in occasione delle sue Nozze d’Oro.

 

«L’urlo, lo scandalo e la volgarità – diceva lui stesso –, non hanno mai abitato nella mia televisione, per questione di rispetto”. Un’eredità preziosa, e un modello che sarebbe urgente riscoprire.

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