Risen-Risorto

Il bel film Risen-Risorto di Kevin Reynolds è riproposto su Netflix. La pellicola è ispirata alla storia della risurrezione di Gesù narrata nel Nuovo Testamento.

Netflix ripropone il film Risen-Risorto del 2016 di Kevin Reynolds, uno dei molti sulla figura di Cristo, presente  in oltre 100 lavori fin dall’inizio della storia del cinema.  33 d.C. in Giudea. Il giovane efficente tribuno Clavio (Joseph Fiennes), ha appena domato nel sangue la rivolta di Barabba per conto di Ponzio Pilato. Il governatore è però assillato da un altro problema: ha dovuto condannare a morte Joshua di Nazareth, un sedicente messia odiato da Caifa e  manda l’ufficiale a sorvegliare l’esecuzione sul Calvario. Sarà Clavio a dare il colpo di grazia al profeta in croce e a lasciarlo – cosa inusuale – seppellire dai suoi amici. I problemi però aumentano, perché il corpo del crocifisso scompare dal sepolcro e non si trova. Il sinedrio preme su Pilato per impedire che i discepoli parlino di resurrezione e nascano scompigli, tanto più che sta arrivando l’imperatore da Roma. Clavio indaga senza pietà, cerca i discepoli, li trova e con loro vede lo stesso Joshua che lui ha ucciso: uno choc terribile. La vita gli si cambia, segue i discepoli verso la Galilea e lascia l’esercito romano che ovviamente è sulle sue tracce come disertore. Altri incontri con Cristo che poi scompare e con gli apostoli. Infine, ognuno per la sua strada.

Il film è altra cosa rispetto a L’Inchiesta di Damiano Damiani (1986) al quale è stato avvicinato. Girato fra la Spagna e Malta, “americano” nel gusto spettacolare (la resurrezione, l’ascensione), rilegge i 40 giorni dalla resurrezione secondo il racconto evangelico, con accenni alla sindone, alla Maddalena e alla figura di Pietro, forse la più riuscita per verità umana e psicologica. Meglio del Cristo sorridente maori, un po’ sentimentale e forse anche di Fiennes, impegnato in un ruolo difficile che lo vede talora incerto. Interessanti le scene della crocifissione per il duro realismo e la figura di Pilato che se rivedesse Joshua  – dice – «lo crocifiggerebbe di nuovo». Un film dignitoso, tutto sommato, in particolare nel presentare le varie fasi della “conversione” di Clavio fino alla inattesa (per lo spettatore) conclusione.

 

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