Il rischio YOLO, nuova tendenza

Cosa spinge tanti giovani a lasciare un lavoro sicuro per una vita basata sul rischio?

Nel 2011 la canzone The Motto del rapper canadese Drake rese celebre l’espressione YOLO. Acronimo di You only live once, significa “si vive una volta sola”.

Nulla di nuovo. Un concetto del genere esiste da quando l’umanità ha iniziato a filosofare. Ma che questa espressione sia diventata la bandiera di un modo di vivere, questa sì è una novità. In USA molte persone hanno scelto il mantra YOLO e aderito alla “YOLO economy”. In che cosa consiste?

Nell’abbandonare la propria professione, magari un lavoro sicuro e redditizio, per dedicarsi a un’attività più vicina alle proprie passioni. Testimonia una YOLO: «Non ho proprio pensato al fattore economico, ho pensato allo stile di vita e a quanto guadagnerò a livello di vita. Non ho pensato al resto, voglio godermela e viverlo come un cambio di vita. Poi sarà tutto in divenire».

Le soluzioni YOLO sono tante, dal lavoro agile basato su digitalizzazione e nuove comunicazioni, all’economia circolare, all’aprire un’attività di fianco a casa per trascorrere tempo con famiglia e cane, allo spostarsi in luoghi selvaggi per condurre un’esistenza più ruspante. I manager di molte aziende sono preoccupati dal crescente numero di giovani che si dimettono per abbracciare la filosofia YOLO, e corrono ai ripari aumentando i giorni di ferie e migliorando le condizioni lavorative.

Il fenomeno di marca USA sta arrivando anche da noi. Dietro il successo di YOLO c’è lo zampino del Covid e della crisi ambientale che, alimentando l’ansia globale, sta spingendo molti a rivedere le proprie priorità.

Nel mondo liquefatto, vago e indistinto in cui viviamo, fare una scelta YOLO significa accettare il rischio come fattore primario per un’esistenza più sfidante e soddisfacente. Anche se molti, prima di buttarsi nelle braccia del rischio, valutano se hanno le competenze e le possibilità economiche per farlo. Per non trovarsi, se si fallisse, in mezzo a una strada.

YOLO ricorda il carpe diem di Orazio, l’invito ad afferrare l’attimo. Un detto bacchettato dalle religioni, ma che rammenta che essere rinunciatari per paura è sempre un errore.

Una sentenza rabbinica dice che nella vita futura dovremo rendere conto di tutte le possibilità che abbiamo avuto qui in terra di godere lecitamente e che non abbiamo sfruttato. E il saggio Qoèlet dalle pagine della Bibbia batte sullo stesso tasto: “Godi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. Segui pure le vie del tuo cuore…”. Ma sottolinea che il godere della vita è anch’esso vanità, fumo nel vento. È bene esserne consapevoli, dice.

Seguire il proprio cuore sì, ma allo stesso tenere lo sguardo alto verso il cielo. E verso gli altri, che si muovono qui in terra.

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