La scuola italiana, dopo la sofferenza della Didattica a distanza (Dad) in pandemia, invoca investimenti per una radicale trasformazione. È finito il tempo dei tagli, dei populismi e dell’individualismo. Il Noi si ricostruisce attraverso l’educazione guardando al futuro delle nuove generazioni. La transizione digitale chiama in causa poi la formazione di cittadini fedeli alla Costituzione, creativi, capaci di lavorare in squadra, abituati a processi di astrazione e di innovazione, pronti a navigare nei mari aperti della società complessa. Solo così la scuola potrà sostenere un nuovo modello di sviluppo sostenibile ed inclusivo. Educazione, crescita ed uguaglianza sono infatti strettamente correlate.
In questi giorni si rientra in classe con la ferma volontà di non tornare alla didattica a distanza, vista la notevole vaccinazione di massa ed il Green pass. La pandemia ha aggravato le situazioni già difficili. Le esperienze di apertura estiva degli istituti hanno, tuttavia, funzionato prefigurando un modello di insegnamento più inclusivo ed adeguato ai tempi. Non vogliamo tornare alla normalità di una scuola che lasciava indietro troppi ragazzi. Occorrono riforme coordinate e mirate con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Ha affermato di recente il Ministro Patrizio Bianchi: «La scuola è uno dei principali strumenti per ricucire il Paese e in questo lavoro di ricucitura le famiglie hanno avuto ed hanno un ruolo importantissimo». Oggi è prioritario assicurare il benessere psicofisico degli studenti in stretta collaborazione tra docenti e famiglie. 7100 istituti su 8000, aperti in estate, hanno iniziato a disegnare una scuola diversa, ricca di laboratori, di educazione civica, di informatica, sport e di nuovi modelli didattici interattivi.
La scuola primaria, oggetto di una valida riforma negli ultimi decenni, ha retto anche in pandemia, perché fondata su unità delle conoscenze e delle discipline. Ora bisogna intervenire sulla scuola secondaria di primo grado e biennio delle superiori, nei quali si genera la più ampia dispersione scolastica. L’Invalsi sottolinea poi una “dispersione implicita ” al termine di un percorso, senza aver acquisito le competenze necessarie.
Nonostante i limiti della Dad non dobbiamo tuttavia dimenticare l’importanza di una educazione alla gestione critica ed interattiva degli strumenti digitali. Questo compito spetta alla scuola. I ragazzi passano molto tempo tra computer e smartphone. Non sottovalutiamo il fatto che la transizione digitale è uno dei principali compiti del Pnrr. Mettere le scuole in Rete vuol dire toglierle dall’isolamento e favorire gemellaggi tra istituti italiani ed europei per una scuola aperta, inclusiva e capace di usare criticamente gli strumenti digitali. Va usato bene il miliardo e mezzo del Pnrr per contrastare i divari territoriali e la dispersione, soprattutto al Sud. In questo quadro assume importanza la riforma degli istituti tecnici e professionali per renderli di qualità, come in Germania, al fine di consentire a molti ragazzi di non perdersi.
È ora di superare sterili contrapposizioni, di ascoltare la voce dei territori con una grande voglia di ripartire insieme e di fare riforme puntuali per una vera trasformazione del sistema scolastico ed educativo. Fondamentale è il ruolo educativo delle famiglie insieme alla valorizzazione della figura professionale dei docenti. Da qui può nascere una alleanza vincente tra adulti che hanno il compito alimentare fiducia e speranza in un cambiamento epocale nei ragazzi. Afferma Mariapia Veladiano in Oggi c’è scuola, Solferino 2021: «Bisogna costruire una scuola che sia laboratorio di collettività e di convivenza, in cui non si lascia indietro nessuno, perché la vera eccellenza è la qualità per tutti, non il singolo che brilla. Perché una scuola diseguale esplode. E la scuola ha gli strumenti per cambiare: è la comunità professionale più colta e ha il tempo e la capacità progettuale per insegnare ai ragazzi nuovi modelli». La scuola va ripensata, a partire dagli spazi. Essa deve preparare a quanto sta oltre le loro mura, attraverso Patti di comunità. La pandemia ci ha insegnato a riappropriarci di spazi collettivi: piazze, parchi, teatri, tensostrutture come a dire scuola aperta a quartiere, città, mondo. Dobbiamo trasformare ogni paese e città in comunità educanti.
Partiamo dai bambini. Il Pnrr mette a disposizione 4,6 miliardi per asili nido e scuole d’infanzia. Usiamoli per raggiungere gli standard europei, soprattutto al Sud dove la mancanza di posti colpisce le famiglie che ne hanno più bisogno. È necessario abbassare i costi del servizio, avvalersi del Terzo Settore e riconoscere pienamente sul piano economico le scuole paritarie per una biodiversità culturale. Partire dai bambini significa lottare contro la disuguaglianza. Lo Stato copra quindi i costi di gestione, in particolare per famiglie monoreddito al Sud.
Altra ferita da curare: dispersione scolastica. Uno su quattro non ce la fa a concludere. Il 23% dei giovani ha abbandonato gli studi o non ha raggiunto le competenze minime. È quanto emerge dai dati Istat e Invalsi nel 2021. Il Covid ha aggravato la situazione ma le cause sono lontane nelle varie periferie del territorio nazionale. Parliamo di un fenomeno complesso con fattori familiari, sociali, ambientali, molto legati a situazioni di fragilità. Il Ministero deve attivare un tavolo di lavoro a lungo termine per intervenire puntualmente con presa in carico di minori di quelle città mediante misure efficaci. È una priorità del Paese. Encomiabile l’intervento della Fondazione per il Sud ” Con i bambini”, ma non basta. È una sfida dei prossimi 400 giorni del Governo Draghi. I fondi ci sono. Ora servono leggi e progetti per recuperare a bordo gli studenti dispersi. Si tratta di giovani che escono dal sistema, al Sud soprattutto e che non troveranno lavoro.
La scuola, nel dopo pandemia, non deve farsi trovare impreparata. In una società liquida, senza padri e senza maestri, afferma Massimo Recalcati, la scuola deve tornare ad avere un ruolo centrale nell’ educazione della persona. L’ora di lezione deve fondarsi sul desiderio di apprendere e di crescere, come in una erotica dell’insegnamento. Bisogna educare i giovani all’ amore per la conoscenza.