Ripartire dall’Europa

Con il giuramento di Samaras, il Paese ellenico si impegna in una seria riforma dell’economia. Ma la gente soffre e spera che le divisioni non paralizzino il governo come in passato
Samaras nuovo capo del governo greco

Il telefono dell’azienda di Niko è muto. Fino al 15 giugno nessuna commessa. Nessuno ha varcato la soglia del suo negozio e neppure la vetrina con gli ultimi ritrovati dell’informatica e della telefonia catalizza gli sguardi per più di qualche minuto: non si supera la soglia decisiva per una dimostrazione pratica o per l’acquisto. Renée si prepara al matrimonio con un velo di tristezza: nessuna delle sue amiche ha un lavoro. Da un anno nessuna possibilità di impiego e ora, pur con il cuore pesante, cominciano a pensare alla partenza. Speriamo resistano fino al 25 agosto, giorno del sì.
 
Incertezza e angoscia La Grecia che ha accolto il giuramento di Samaras come neo presidente incaricato è fatta di questo: incertezza e timore. Negozi chiusi, disoccupati, impiegati con stipendi all’osso, crescita esponenziale della delinquenza frutto di miseria: la crisi sta strozzando un popolo. In uno dei quartieri del centro di Atene, in poche settimane si sono registrati tre omicidi a scopo di rapina. L’ultimo morto aveva in tasca solo cinque euro. 
 
Inquietudine e angoscia sono gli stati d’animo registrati anche da Theodoros Kondidis, direttore della rivista “Orizzonti Aperti”. Perché se dopo tre mesi di confusione e dubbi si è arrivati a un governo retto da Neo Dimokratia (centrodestra) e Pasok (socialisti) non è detto che si arrivi a vedere l’uscita dal tunnel. La situazione è drammatica, commenta Kondidis, e questo deve spingere a riforme necessarie e radicali come la liberalizzazione delle professioni: farmacisti, avvocati, tassisti, pescatori. Argomento mai affrontato per l’ostilità dei sindacati, che qualche voce autorevole non esita a definire «più potenti dei partiti e in grado di condizionare la politica economica di un governo».
 
Ora il diktat dell’Europa potrebbe sortire maggiori effetti. Non si può continuare a vivere sul baratro. La politica greca sconta un grave peccato: l’assenza di uno spirito di collaborazione tra le diverse forze al governo. Non c’è la tradizione di lavorare su terreni comuni, di negoziare sui progetti, di trovare accordi. Anzi chi ci prova viene bollato come traditore della propria parte.
 
Serve una cultura europea «Mettere insieme i progetti di società di Neo Dimokratia con quelli di Syriza o addirittura di Alba dorata è quasi impossibile senza una cultura europea comune, come accade di fatto anche in Paesi vicini come Italia e Spagna», continua Kondidis. Forse sia Neo Dimokratia che Pasok dovrebbero farsi un esame di coscienza: si finge di dimenticare che all’origine della crisi ci sono anche tante loro scelte infelici. Samaras, giudicato ambizioso da molti, non ha mai accettato di sostenere il precedente governo, anzi con le sue critiche e i suoi no ha acuito crisi importanti, ad esempio con la Macedonia e con altri Paesi confinanti, idem per le riforme interne.
 
 
Il progetto di Syriza Mentre la crisi sta strozzando il Paese Syriza, il partito di sinistra, costruisce il suo successo sui proclami anti-Merkel e contro il memorandum. «Qui si è sempre massimalisti e alla ricerca del nemico di turno. Così sta accadendo con la cancelliera tedesca, ma non possono essere riconducibili a lei tutti i problemi», commenta qualche critico. La piazza, restia inizialmente al voto, è tornata alle urne per protesta, premiando il giovane leader  Alexis Tsipras, ma ad oggi si aspettano programmi che vadano oltre gli slogan. Cosa vuol dire rivedere il memorandum con tutte le richieste di Bruxelles e nel contempo restare nell’Ue? Ora che i comunisti sono in Parlamento qualche risposta in più dovranno darla.
 
I neonazisti di Alba dorata Il partito di estrema destra e neonazista Alba dorata è stato il vero exploit delle elezioni. Da mesi nei quartieri del centro abitati da immigrati ha organizzato delle squadre di protezione per accompagnare i vecchietti e proteggere le persone sole. Diversi attentati verso gli stranieri sono riconducibili alla loro azione di controllo del territorio: il centro di permanenza somala è stato devastato dagli attivisti. Il 7 maggio, giorno delle prime elezioni non hanno esitato a ripulire siti e profili che li riguardavano da qualsiasi accenno nazista, ma molti ricordano benissimo gli inni alla gloriosa rivoluzione hitleriana. Nei dibattiti in tivù, oltre ai lanci di bicchieri agli avversari, c’è stata una rissa in diretta che ha visto persino la conduttrice menata dal leader del partito.
 
Non abbandonateci Intanto a Syntagma e nelle altre piazze di Atene, così come nelle parrocchie ortodosse e cattoliche, le mense per i poveri lavorano a pieno ritmo. La famiglia Paleologos che aveva chiesto al papa un aiuto durante l’Incontro mondiale delle famiglie auspica che si attivi presto l’adozione suggerita da Benedetto XVI. «Abbiamo sbagliato, abbiamo fatto dei guai, ma per favore non lasciateci soli, non abbandonateci a noi stessi. Sentirsi senza amici è la peggiore condanna». La richiesta è pressante e riguarda tutti, non solo le istituzioni europee, ma noi cittadini di una “Casa comune” che davvero deve essere tale. 
 

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