Rimanere sé stessi e capire l’altro

Il buddhismo che conosciamo è soprattutto d’importazione. È quello di taluni monaci tibetani che, esiliati e troppo spesso circuiti da uomini d’affari, lavorano per la giusta libertà della loro terra e pubblicano meditazioni frammiste a proclami etici e religiosi talvolta contradditori. È anche quello dei convertiti, Roby Baggio e Leonard Cohen e Richard Gere, gente danarosa che trova nel buddhismo una filosofia di vita sufficientemente leggera e permissiva, una tecnica di meditazione e di fitness dell’anima. È, ancora, quello dei dépliant turistici patinati, che propagandano le località turistiche dell’Oriente estremo, senza che poi quelle immagini di fede corrispondano alla realtà dei luoghi di villeggiatura… Fortunatamente il buddhismo nella realtà è altro; è una filosofia di vita che risale nel tempo fino alle prime predicazioni di Siddharta- Buddha a Varanasi, all’ombra dell’albero; è un caleidoscopio di tradizioni, da quella theravada più fedele alle origini, concentrata soprattutto in Thailandia, a quella mahayana, prevalentemente giapponese, con le varianti più originali, dai tendai agli zen, ai nuovi movimenti quali la Rissho Koseikai. È una solidissima tradizione di vita, di pensiero, di etica e di impegno sociale. È con questo ricco buddhismo reale, e non con quello occidentalizzato, che una delegazione dei Focolari continua in una via di co- noscenza e dialogo iniziata più di vent’anni fa. Ultima tappa, il recente simposio di Osaka e del Monte Hiei, in Giappone, seguito dell’analogo simposio svoltosi due anni addietro in Italia, a Castelgandolfo. Nessun compromesso È già di per sé uno spettacolo insolito vedere accomodarsi assieme nello stesso auditorium membri di diverse tradizioni buddhiste che solitamente non hanno molte occasioni di frequentarsi. I loro rappresentanti, vestiti con costumi coloratissimi, ma oltremodo armonici, permettono di intuire quanto la storia sia qui coniugata con il futuro. Il passato delle rispettive tradizioni, il futuro del dialogo rispettoso e senza compromessi coi fedeli di un’altra tradizione come quella cristiana. Il dharma e la compassione buddista. L’agape cristiana. Dharma, cioè legge buddhista, e agape, cioè carità cristiana. Già il titolo del simposio di Osaka la dice lunga sul fatto che non c’è sincretismo nell’aria: tra dharma e agape c’è infatti un punto, segno grammaticale di somma importanza. C’è conoscenza reciproca, questo sì; c’è interesse per le rispettive dottrine, certamente; c’è desiderio di esprimere il meglio della propria tradizione, senza dubbio. Un giovane giornalista buddhista così esprime la propria sorpresa: Noi esprimiamo la nostra filosofia, voi la vostra religione direi quasi senza pudore, chiaramente, nella radicale diversità e negli orizzonti apparentemente inconciliabili. Voi parlate di Trinità e noi di Buddhità. Ma l’interesse e l’ascolto per gli altri è così primario, direi indispensabile, che talvolta si ha l’impressione addirittura di capire le ragioni religiose dell’altro. I cristiani qui ad Osaka sono focolarini, i promotori del simposio assieme al movimento della Rissho Kosei-kai e alla Tendai-shu. A loro si sono poi aggiunti esponenti di altre tradizioni buddhiste. Mi dice ad esempio il rev.Nissho Takeuchi, presidente del tempio Myokenkakuji (Osaka, Nichiren-shu), un uomo di grandi iniziative sociali, che passa il suo tempo a dare conferenze in ambiti imprenditoriali per spingere i suoi interlocutori a incarnare nella loro vita i princìpi del buddhismo e i valori universali da tutti accettabili: Mi ha convinto a partecipare a questi incontri la certezza che nessuno voleva cambiarmi, ma solo accettarmi. Su questo piano ci si incontra, e tale incontro è ricco di sorprese. La pace nasce così. Il giardino del venerabile Chiara Lubich invia il suo messaggio di affetto e gratitudine, ricordando alcuni momenti del già lungo cammino che ha contraddistinto il dialogo tra il movimento e diversi esponenti di varie tradizioni buddhiste. Tra l’altro dice: Il primo simposio di Castelgandolfo è stato un’esperienza di crescente gioia, di arricchimento reciproco e di penetrazione vicendevole nelle nostre tradizioni religiose. Auguro che questa seconda edizione sia un ulteriore passo avanti sempre sulla base dell’amore vissuto tra tutti, con quel vivere per gli altri dimentico di sé. Un programma che dice un cammino già aperto da tempo. Perché un simposio così non lo si inventa in un batter di ciglia. Serve una preparazione remota e una forte identità. Rifletto su tutto ciò nella visita che, alle pendici del Monte Hiei, a due passi da Kyoto, i partecipanti al simposio dedicano ai luoghi che sono stati del rev. Etai Yamada, già capo supremo, il patriarca della tradizione tendai. Un nome – Yamada – che per il buddhismo di tale tradizione suona come una musica. Non solo perché l’abate del Monte Hiei era un appassionato di melodie buddhiste, ma anche e soprattutto perché la sua venerabile presenza trasmetteva il sentimento che la pace dell’intimo veramente esiste. Mi stupisce e mi affascina il giardino del venerabile. M’aspettavo un parco di laghi e di boschi, ma mi trovo in un apparentemente povero giardinetto dietro una modesta abitazione che fu la sua. Pietre grezze spuntano da aiuole come cuscinetti verdi. Qualche arbusto, cespugli tosati come palle di biliardo, lanterne di pietra. In quel breve spazio limitato dalle staccionate di legno scurito dal tempo, c’è il cosmo e c’è il paradiso. Etai Yamada era già in cielo prima di lasciare questa terra, dice un giovane monaco che pare voler sfidare le leggi della gravità terrestre. Il reverendo, grande amico di Chiara Lubich e di papi e di patriarchi, è stato promotore di dignitosissime iniziative di dialogo interreligioso, grazie alla sua statura spirituale fuori dal comune. È su pietre miliari di personaggi siffatti e sulla storia comune intessuta con altri leader religiosi, che si può nel presente godere di un clima come quello del simposio di Osaka, in un’atmosfera di dialogo nell’amore, nella sincerità, nella chiara identità della fede di ognuno. La società non è assente I simposi corrono sempre il rischio di riproporre sterili discorsi triti, in linguaggi per addetti ai lavori, lasciando fuori dall’uscio ogni corrispondenza con le complesse realtà sociali. Se nelle riunioni di Osaka si affrontano tematiche altamente spirituali (ad esempio il confronto agape-dharma) e culturalmente complesse (tra le altre, la rilevanza etica delle proprie tradizioni), è più che mai presente la coscienza della sofferenza della società di questi tempi. Il Giappone, ad esempio, vive una crisi d’identità profondissima, quasi un baratro, scossa com’è dal rifiuto di tanti giovani di un modello che da senso alla vita solo grazie al lavoro. Si riscontra un abbandono inconsueto della scolarità a tutti i livelli d’istruzione, come rifiuto di una vita lavorativa rigidamente programmata dalla nascita alla morte… E il tasso di suicidi è tra i più elevati riscontrabili nei Paesi industrializzati! Ebbene, nelle parole degli esperti la preoccupazione è tangibile, così come la convinzione che le risposte vadano cercate anche e soprattutto nella religione. E non è un caso che alle relazioni si alternino momenti di comunicazione di esperienze di vita nell’ambito della famiglia, nella vita sociale, nella economia, nel rap- porto intergenerazionale. La visione spirituale e culturale – appare un’evidenza – non può avanzare se non integrata e verificata nella concretezza della quotidianità. Ascesi diverse Quotidianità religiosa che nei secoli è stata spesso identificata con un grande sforzo ascetico. Così il buddhismo, ma anche il cristianesimo, sono spesso stati considerati da tanti nient’altro che delle vie ascetiche. Sbagliando, ovviamente, tanta è la ricchezza che le due tradizioni esprimono. Ma è anche vero che le due vie sono anche ascetiche. In una delle sessioni del simposio, due testimonianze, assai diverse, hanno aperto squarci di grande ricchezza per tutti gli uditori su queste ascesi che non sono solo tali. E hanno in certo modo dato il senso al simposio, basato su un forte sentimento di amore reciproco: un confronto franco, anche su certi aspetti dottrinali, per un arricchimento reciproco, al servizio della società. Il superiore della scuola tendai del Monte Hiei, Somon Horisawa, ha così parlato delle incredibili pratiche ascetiche del suo ritiro in montagna durato 12 anni, prima del quale aveva avuto una visione del Buddha: Nel corso della meditazione – ha detto tra l’altro – si fanno quattro tipi di concentrazione estrema del cuore, che sono il concentrarsi durante la meditazione, l’adorare Buddha camminando, il fare la prima e la seconda cosa alternativamente, l’elevare la vita quotidiana stessa in questa concentrazione. Mentre Stella Chiu, del Centro per il dialogo interreligioso dei Focolari, ha espresso una visione cristiana della ascesi, basata sull’esempio del Cristo: La nostra penitenza è il fratello, un diverso da me. Il vivere quel vuoto di me per accogliere il pieno del fratello, il farsi uno reciprocamente, mi ha dilatato il cuore, e ho scoperto la ricchezza interiore e la bellezza di ognuno, come dono per me. Vie diversissime, dunque, ma nella comune tensione all’ascolto e all’accettazione reciproca, come ha sostenuto Nichiko Niwano, presidente della Rissho Kosei-kai. Cosicché si aprono inaspettatamente spiragli di mutua comprensione e, soprattutto, matura il desiderio di proseguire nella conoscenza. Non per giungere a sintesi teologiche, ma per meglio rispettarsi e capirsi. Per meglio amarsi. DIALOGO A TUTTO CAMPO Il secondo simposio buddhista-cristiano si è svolto dal 24 al 27 aprile nel centro della Rissho Kosei-kai di Osaka e al tempio Enryakuji del Monte Hiei, vicino a Kyoto. Titolo: Dharma e compassione buddhista. Agape cristiana. L’organizzazione era affidata alla Tendai-shu, alla Rissho Kosei-kai e al Movimento dei focolari. Dopo i saluti iniziali di Christina Lee e Sergio Rondinara dei Focolari, del Ven. Korei Hamanaka della Tendai-Shu e, per la Rissho Kosei-kai, del presidente Nichiko Niwano, si sono svolte alcune sessioni di lavoro, che prevedevano sempre una relazione cristiana ed una buddhista, seguite da un dibattito assai animato. Titoli: L’armonia nel cristianesimo e nel buddhismo. L’interazione tra l’individuo e la società; L’altro nel cristianesimo e nel buddismo; La fede e la vita sociale; La rinascita morale nella società attuale. L’agape, il dharma e il mondo odierno; La fede e la sofferenza; Il ruolo del dialogo interreligioso nel mondo odierno. Una visita approfondita al Monte Hiei, centro del buddhismo tendai, ha concluso il programma.

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