Rieti, un meeting da record

Ottavo primato del mondo stabilito nella cittadina laziale. Questa volta l’impresa è del giovane keniano David Rudisha negli 800 metri.
Rudisha

Quarant’anni e non sentirli. Il meeting di Rieti, ormai da tempo uno dei più importanti appuntamenti stagionali dell’atletica leggera mondiale, ha raggiunto domenica il prestigioso traguardo delle 40 edizioni. Sulla pista reatina sono passati negli anni campioni del calibro di Alberto Juantorena e Sebastian Coe, di Carl Lewis e Michael Johnson, di Sergey Bubka e Hicham El Guerrouj, tanto per citarne solo alcuni.

 

E anche questa volta il meeting laziale non ha tradito le attese della vigilia. Davanti ad un folto pubblico e ai tanti telespettatori (diretta tv in ben 21 Paesi), si è assistito infatti a prestazioni di altissimo livello: dai lanci del giapponese Koji Murofushi, autore nella prova di qualificazione disputata sabato pomeriggio del record mondiale dell’anno nel lancio del martello (80,99 metri) sino alla miglior gara del 2010 dei 100 metri maschili, con ben sette atleti che hanno corso entro i dieci secondi. Alla fine ha vinto Nesta Carter, uno dei tanti fortissimi sprinter giamaicani attualmente in circolazione, che ha eguagliato il primato mondiale stagionale (9”78).

 

Ma il momento più emozionante lo si è vissuto con la prova degli 800 metri maschili, quando tutta l’attenzione era rivolta al keniano David Rudisha. Lo scorso anno David si era presentato giovanissimo sul palcoscenico mondiale proprio a Rieti, dove era diventato il quarto atleta di tutti i tempi a correre il doppio giro di pista con un tempo di poco superiore al minuto e 42 secondi.

 

Capace di una corsa caratterizzata da un’eleganza fuori dal comune, questo ventunenne Masai figlio d’arte (il padre vinse una medaglia nella staffetta 4×400 ai Giochi olimpici di Città del Messico 1968) ci è apparso da vicino come un ragazzo disponibile e sorridente. Sesto di sette fratelli, Rudisha quando torna a casa aiuta a dare da mangiare agli animali della fattoria di famiglia. Proprio lì dove è stato scovato da padre Colm O’Connell, un sacerdote cattolico irlandese, che da quasi trent’anni, oltre a dare conforto alle anime locali, allena con successo la squadra di atletica leggera della St. Patrick School di Iten.

 

Solo una settimana fa, a Berlino, David era riuscito nell’impresa di stabilire il nuovo primato del mondo. Molti appassionati italiani temevano quindi che l’atleta keniano avesse … “sbagliato i tempi”, anticipando di una settimana ciò che aveva promesso di fare lo scorso anno quando, appena terminata la gara reatina, promise: <<L’anno prossimo, su questa pista, batterò il record del mondo>>. Invece, dopo un primo giro relativamente tranquillo, Rudisha ha effettuato una progressione inarrestabile che negli ultimi 300 metri lo ha visto correre solo contro il tempo. Alla fine il cronometro si è fermato su 1’42”01: promessa mantenuta!

 

Mentre chi era nello stadio respirava il clima del grande avvenimento, lo spettacolo in pista non era ancora terminato. Si è assistito infatti ad altre grandi prestazioni, come ad esempio quella della burundese Maryam Yusuf Jamal nei 1.500 metri (3’58”93), quella dello statunitense Wallace Spermon nei 200 (19”85) o ancora quella di Tariku Bekele, autore del miglior tempo dell’anno, nei 3.000 (7’28”70).

 

Un pomeriggio di atletica entusiasmante, i cui risultati sono stati certamente favoriti anche dalla spinta data dal calore del pubblico. E non è un caso, perché proprio in un clima disteso come quello che si può registrare nelle manifestazioni disputate fuori dai grandi appuntamenti, gli atleti riescono a trovare appieno il gusto di praticare questo sport. E non solo si divertono, ma spesso, come accaduto ancora una volta a Rieti, riescono ad arrivare anche a prestazioni da record, donando ai tanti giovanissimi presenti sugli spalti un “momento magico” che magari spingerà taluni di loro a volerne emulare le gesta iniziando a correre, saltare, lanciare.

 

(Foto di Giovanna Santoro)

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