Riciclare è da asini

Da quadrupede testardo a operatore ecologico e terapista.
Un asino al lavoro

Lo scalpitio degli zoccoli sul selciato, talvolta intervallato da un raglio inatteso, annuncia agli abitanti di Castelbuono, in Sicilia, che è l’ora di raccogliere i rifiuti. In strada c’è Concetta, un’asina giovane, che con le gerle di legno in groppa, attende pazientemente il suo carico giornaliero. Con lei altre cinque compagne girano per le strade del centro madonita, che dal 2007 ha sostituito i rumorosi e inquinanti compattatori meccanici con questi animali. I dati parlano chiaro: la differenziata è giunta al 60 per cento e le casse comunali respirano. Un asino costa da 700 a 1.550 euro e per il suo mantenimento se ne spendono sui duemila annui contro i circa sei di un furgone. Conti alla mano, un mezzo meccanico va sostituito ogni cinque anni, mentre un asino in buona salute lavora anche vent’anni prima di andare in pensione.

Una stramberia folkloristica, quella del sindaco Mario Cicero, o un investimento? «Inizialmente i miei concittadini erano contrari – spiega Cicero –, si sentivano ridicoli, offesi perché eravamo diventati il paese degli asini». Invece, alla prova dei fatti i risultati sono positivi e si sono sfatati tanti pregiudizi perché il somaro non è un animale stupido, ma un grande lavoratore, mansueto e intelligente: il vero difetto è la testardaggine. La stessa sembra averla ereditata il primo cittadino che attorno a questa intuizione ha ridisegnato la vita della sua comunità.
Oggi Castelbuono possiede ben 40 esemplari, gestiti da una cooperativa di giovani e meno giovani reduci da esperienze di disagio: droga, alcol, carcere. Vi lavorano in 36 e tra questi c’è chi ha perso il lavoro e non riesce più ad essere assunto. Oltre alla cura degli animali, si occupano della produzione di latte d’asina, alimento apprezzato per le qualità nutrizionali.
 
L’ambiente circostante ne ha guadagnato perché si è ripopolata la zona con un animale ormai in via d’estinzione, senza chiedere contributi esterni, ma utilizzando solo le tasse per i rifiuti. In estate l’asino si trasforma in terapista: negli impianti sportivi del paese si svolgono sedute di onoterapia dedicate a bambini con disabilità psichiche e motorie. C’è chi poi vuole fare trekking e allora Concetta e compagne s’inerpicano sui sentieri delle Madonie. Infine i contadini. A turno, prenotano l’utilizzo dell’animale per ripulire campi e scarpate dalle sterpaglie con risparmio sulla biada.
«Nella nostra comunità siamo riusciti a valorizzare l’ambiente, la cultura, la piccola impresa, le marginalità sociali, creando un sistema virtuoso, nonostante la crisi e la solitudine in cui noi piccoli amministratori ci troviamo a vivere», prosegue Cicero, orgoglioso però di aver conquistato le prime pagine di giornali e i media di tutto il mondo senza dissanguarsi per la promozione turistica. Il progetto ora si esporta in altre regioni italiane, dalla Campania alla Toscana, mentre sul suo territorio si investe in impianti fotovoltaici e nella raccolta di oli esausti e vestiti con un’altra cooperativa di disabili, ormai cittadini recuperati di Castelbuono. Altro che asini!

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