Riace, il nuovo sindaco era ineleggibile

Nella cittadina calabrese, divenuta modello di accoglienza, il 31 maggio era stato eletto sindaco Angelo Trifoli della Lega. Ma era ineleggibile. La sentenza del tribunale riapre gli scenari amministrativi e politici. A confronto due modelli di amministrazione

Il sindaco di Riace, Angelo Trifoli, era ineleggibile. Cinque mesi dopo le elezioni che avevano portato alla guida del piccolo centro calabrese il successore di Mimmo Lucano, il comune rimarrà, ancora una volta, senza una guida politica.

Angelo Trifoli era un vigile urbano a tempo determinato. Come tale, sulla base della legge, non poteva essere collocato in aspettativa per motivi elettorali (istituto che esiste solo per i dipendenti a tempo indeterminato) e quindi non è eleggibile. La norma del Tuel (Testo unico degli enti locali), in proposito, è precisa. Il ricorso contro di lui era stato presentato da Maria Spanò, che era stata assessore nella giunta guidata da Lucano. Lucano, a sua volta, era inserito come candidato al consiglio comunale nella lista della Spanò. Ma in quel periodo vigeva per lui l’obbligo di dimora a Riace e non poté partecipare alla campagna elettorale. Non venne eletto. Fu il più votato della sua lista, ma il seggio andò solo alla candidata sindaco Maria Spanò

A sorpresa, Riace scelse il candidato della Lega. Il 31 maggio scorso prevalse il voto di protesta, nonostante l’ampio consenso di cui Lucano sembrava godere nella cittadina.

In cinque mesi Trifoli ha cercato di cancellare ogni segno dell’amministrazione lucano. È scomparso, ad esempio, il cartello posto all’ingresso dell’abitato, con la scritta “Riace, paese dell’accoglienza” e ne era stato inaugurato un altro, con la scritta “Comune dei santi Cosma e Damiano”. È scomparso anche il cartello sottostante con la scritta “uno, due, tre, cento passi” e l’immagine di un migrante africano con la maglietta rossa di “Radio Out”, chiaro omaggio a Peppino Impastato.

Insomma, un nuovo corso, che però si è interrotto a causa della sentenza del tribunale di Locri. E ora sono molti a chiedersi perché quella candidatura non sia stata fermata prima. Il Tuel, in questi casi, non è soggetto a interpretazione. Per Trifoli, potrebbero scattare anche profili penali per quell’aspettativa che non gli spettava e che non poteva chiedere e di cui, successivamente, da dipendente ha chiesto la proroga. E la scure della legge, già all’indomani delle elezioni, si era abbattuta anche su Claudio Falchi, segretario locale della Lega, che si è dovuto dimettere perché condannato, in precedenza, a due anni di carcere per bancarotta fraudolenta.

Provvedimenti giudiziari che hanno colpito anche l’ex sindaco Mimmo Lucano. Era stato anche condannato per evasione fiscale per il versamento dell’Iva al 4 per cento per i servizi prestati ai migranti. Il Tribunale, però, gli ha dato ragione. L’Iva era stata applicata correttamente sulla base della legge vigente. Non è il comune a dover dare dei soldi all’Agenzia delle Entrate. Quest’ultima invece, deve restituirne 10.000 all’ente locale. Altri procedimenti restano in piedi, per reati connessi alla gestione dell’accoglienza. Intanto, oggi Mimmo Lucano è un cittadino senza più nessuna carica pubblica. Due mesi fa, il tribunale di Locri ha revocato l’obbligo di dimora e gli ha permesso di tornare a Locri per assistere l’anziano padre.

Nel commento di Trifoli c’è il rammarico per la sentenza. Una sentenza che, a suo parere, penalizza ingiustamente chi, «dopo 20 anni, ha la colpa di non essere ancora un dipendente a tempo indeterminato».

Mimmo Lucano, invece, non ha voluto commentare la sentenza. Ha accettato la sconfitta politica del 31 maggio ed il piano giuridico è altra cosa. Rivendica, però, con orgoglio, la sua esperienza di sindaco e soprattutto il nuovo modello di accoglienza che aveva sperimentato e lanciato da Riace. Contro il razzismo ed ogni tipo di discriminazione.

Cosa accadrà ora? La sentenza non è ancora esecutiva, potrà essere appellata. Angelo Trifoli, dunque, resta in carica. Ma non è improbabile che intervenga la Prefettura per una possibile sospensione. La Prefettura, peraltro, si era costituita in giudizio contro Trifoli, mentre il comune si era costituito difendendo il primo cittadino. Gli scenari sono ancora aperti ma, sullo sfondo delle questioni legali, resta il confronto tra due modelli di amministrazione: il progetto di Mimmo Lucano si è fermato, Angelo Trifoli aveva promesso di smantellarlo. Il futuro della cittadina calabrese e, simbolicamente, non solo calabrese, si gioca certamente sul piano legale e su quello della legittimazione giuridica, ma anche su quello di un modello culturale e sociale. Che oggi attraversa l’intero paese.

 

 

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