Riabilitare Domiziano?

Aperta a Roma una vasta rassegna sull’ultimo imperatore della dinastia dei Flavi.
Foto Ufficio Stampa Musei Capitolini

Era dispotico, si faceva chiamare dominus et deus, con il Senato era in un contrasto continuo e finì ammazzato nel 96 da una congiura, dopo quindici anni di regno. Un pessimo soggetto, tanto che dopo la morte le statue furono sfregiate, le iscrizioni pure e non ci sono ritratti di lui. Insomma, il figlio di Vespasiano e il fratello di Tito fu uno dei peggiori imperatori romani.

Così lo hanno tramandato alcuni storici, ovviamente di estrazione aristocratica. Avrebbe anche perseguitato i cristiani, allora confusi con gli ebrei e “atei” perché non seguivano la religione ufficiale, ma si sarebbe fermato anzitempo per non essere come Nerone. Insomma, la dinastia Flavia, originaria della zona di Rieti, sarebbe finita in un disastro.

Tutto vero?
Negli ultimi anni gli storici hanno riscoperto quest’uomo che da giovane era alto, bello, colto, gentile e che si ritrovò sul trono a trent’anni dopo due imperatori assai amati. Non è vero che non esistano immagini di lui: in mostra si vedono busti e statue che lo raffigurano, senza dimenticare l’attività edilizia: quella che è oggi Piazza Navona non è altro che lo stadio che lui Domiziano ha fatto costruire e di cui i resti si vedono molto bene, così come il Foro cosiddetto di Nerva in verità fu iniziato da lui che terminò pure il Colosseo.

Era davvero un tiranno?
Certo, non era un democratico anche se si sentiva più vicino al popolo che al Senato, ma era pur sempre un Cesare, sostenuto dai militari che avevano eletto suo padre dopo una guerra civile. Ma non fu un guerriero, non fece azioni di espansione, rafforzò i confini, emanò leggi per la difesa della moralità pubblica (ma non diede un buon esempio), favorì l’agricoltura e il commercio.

La rassegna capitolina con quasi 100 opere provenienti da musei italiani e stranieri rilegge quest’uomo odiato e amato in vita e in morte attraverso 15 sale. La scelta espositiva è densa di significato, perchè la Villa Caffarelli è costruita sulle fondamenta del tempio di Giove Capitolino, restaurato lussuosamente da Domiziano dopo l’incendio dell’anno 80. Ma la rassegna presenta altre novità: i ritratti dei Flavi, uomini e donne dalle acconciature ricciolute così moderne, la testa colossale di Tito divinizzato, il sepolcro del piccolo undicenne Quinto Sulpicio Massimo, un bambino prodigio vincitore alla terza gara capitolina di poesia greca. E molte altre rarità, immagini e video.

Domiziano imperatore, Odio e amore. Roma, Musei Capitolini e Villa Caffarelli, fino al 29. 1. ’23.

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