Il reporter e la sua amica dengue

Uno strano legame quello tra il vostro cronista e la zanzara che porta tale temuta malattia che miete morti in varie parti del mondo: il terzo incontro con la “terribile signorina”
Vaccinazione contro la Dengue

Il lavoro e la passione per queste terre del sudest asiatico e la sua gente portano il vostro cronista a viaggiare e visitare luoghi particolari, fuori dalle rotte turistiche. Partito dal Vietnam il 4 luglio, ha fatto tappa in Thailandia e poi in Myanmar, affascinante nazione che i lettori di Città Nuova dovrebbero visitare prima che venga cementata da palazzi in stile occidentale. Sinceramente il vostro reporter si dimentica spesso di chiedere se ci siano epidemie nei luoghi che dovrà visitare per lavoro: soprattutto se si tratta di missioni umanitarie. Parte insieme agli amici del posto e si affida con un: «Il Cielo mi aiuterà».

Difficile difendersi dalla dengue
Difficile difendersi dalla dengue

Solo che “la signorina”, come ormai lui la chiama, non lo molla più, e in questi 29 anni ogni tanto gli si avvicina zitta zitta (la Aedes aegypti è silenziosissima), punge e se ne va, lasciandogli un regalino nel sangue, che dopo qualche giorno matura in un’improvvisa febbre alta con vomito e svenimenti. Si tratta della febbre tropicale dengue, ormai una delle epidemie che interessa, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, quasi metà della popolazione mondiale. Ci vogliono circa sette giorni per il suo decorso, di cui i giorni quarto, quinto e sesto possono essere pericolosi: in questo lasso di tempo critico, i valori del sangue subiscono dei repentini mutamenti, le difese immunitarie si abbassano oltre le soglie minime e la febbre dengue può trasformarsi in febbre emorragica e praticamente diventa inarrestabile.

Disinfestazione contro la dengue
Disinfestazione contro la dengue

Alcuni dati: la dengue è stata riconosciuta come malattia di rilevanza mondiale durante l’epidemia scoppiata nelle Filippine e in Thailandia nel lontano 1950: oggi si è diffusa in tutta l’Asia tropicale, causando grande disagio. Esistono quattro ceppi principali, ed una volta contratto il virus della famiglia Flaviviridae si diventa immuni per tutta la vita, ma solo per quel particolare ceppo. Al vostro cronista manca ancora un tipo (sic!), visto che gli altri tre li ha già superati. Prima del 1970 erano soltanto nove i Paesi con epidemie da dengue: nel 2019 siamo a cento. Solo in Thailandia, dal 1° gennaio 2019 al 16 luglio di quest’anno, secondo il ministero della Sanità locale, ci sono stati ben 44.781 casi di dengue con 62 morti. Le Filippine, in quest’anno, hanno registrato più di 106 mila casi, con un’emergenza nazionale che ha fatto 456 morti. Anche in Vietnam la dengue fa paura, con i suoi 70.491 casi e 6 morti. Per il vaccino, al momento solo il Messico è riuscito a commercializzare un vaccino valido: Thailandia, Filippine e gli altri Paesi si stanno attrezzando, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo.

Due uova per i bambini malnutriti della periferia di Yangon
Due uova per i bambini malnutriti della periferia di Yangon

Dalla stanza d’ospedale dove il vostro cronista di è trovato a risiedere suo malgrado, all’ottavo piano, ha ripensato alla ragione che lo ha portato in Myanmar: aiutare e documentare un progetto per aiutare i bambini malnutriti della periferia di Yangon, in tutto circa 500. Li ha incontrati, ad uno ad uno, ed è stata un’esperienza per lui indimenticabile: in prevalenza buddhisti e hindu. Donare a ogni bimbo due uova (la preziosa razione settimanale) in quelle piccole mani nude, spesso sporche, è una delle esperienze che il reporter pensa non dimenticherà mai. Ed il sorriso delle mamme nel vedere un “bianco” in mezzo ai loro bimbi felici, a far foto e divertirsi, è un’altra delle immagini che gli hanno dato la forza di combatterà la dengue.

Due uova per i bambini malnutriti della periferia di YangonAd un certo punto, quando sentiva che stava per non farcela più per la febbre e il malessere generale, il vostro cronista si è detto: «Devo uscire vivo da questa stanza e tornare da quella gente: qui in Myanmar, come nei tuguri di Saigon, alla scuola di Mae Sot in Thailandia, a quella dei bambini di strada di Pho Cap e sulle rive sporche degli stagni di Saigon mi aspettano quegli occhi. Devo tornare per portare la solidarietà e documentare che la solidarietà evangelica può fare la differenza in questo mondo». Con questa forza, il vostro reporter è stato dimesso dall’ospedale, forse miracolosamente vivo.

 

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