Renato ha fatto chiudere una sala slot

La vittoria di un gruppo di cittadini che è riuscito, in una delle città in pole position per presenza di sale giochi, a far mettere i sigilli ad un luogo che inganna i ragazzi con vincite facili. In parallelo cresce la premiazione dei baristi virtuosi
Slot machine

Renato in una sala giochi non ci ha mai messo piede, né tantomeno s’è avvicinato a una slot machine, ma ugualmente ha incassato una vincita enorme, in reputazione. Lui è uno stimato professionista, attento alla vita del quartiere. Quel negozio di Bolzaneto, lungo la strada che percorre ogni giorno per andare al lavoro, lo teneva d’occhio.  Aveva appena cessato la vendita di articoli per la pulizia della casa. Proprio di fronte all’edificio che ospita le scuole di quel quartiere della Genova operaia.  E gli operai all’interno, parevano fossero quelli che smontavano le scaffalature. Ma a ben guardare non stavano smontando scaffalature, ma rimontando una nuova struttura, scaffali e bancone, tutto più accattivante e abbellito. «Aprirà presto – garantivano alcuni – sarà un’agenzia di viaggi in grande stile”.  Infatti i lavori procedevano a pieno ritmo.

Intanto il nostro amico cercava con altri abitanti della zona cosa veramente stesse accadendo in quel nuovo negozio. E finalmente il giorno dell’apertura arrivò, e con grande la sorpresa, la scoperta: ecco pronta una nuova sala giochi attrezzata alla grande per ogni tipo di scommesse e ovviamente con tanto di slot machine. Era stata preceduta da una pubblicità a tappeto che recitava così: “Spendi di meno e vinci più”. Intanto a Sampierdarena, il quartiere accanto, un nutrito gruppo di persone, giovani e adulti preparava la seconda edizione di uno dei tanti slot mob che in questi mesi stanno toccando tante città italiane: una grande mobilitazione di piazza contro l’uso delle macchinette mangiasoldi e la loro dipendenza. «Motivi per contestare questa apertura, ce n’erano in abbondanza, il principale era però davvero importante: non rispettava le distanze dalla scuola, come previsto dalle normative  comunali che prevede 300 metri di distanza da siti sensibili, come appunto scuole, luoghi di culto, case per anziani.

A questo punto, Renato con un gruppo di altri amici, decide di intervenire, con un esposto alla polizia municipale del municipio 5. Esposto che s’aggiunge a quello del dirigente scolastico, e di altri privati cittadini. Partono gli accertamenti della polizia municipale che dopo una verifica, consegnano la denuncia in Questura, questa a sua volta intima la chiusura immediata del locale. «Una bella battaglia vinta – commenta con soddisfazione, la presidente del Municipio 5 della Valpolcevera Iole Murruni. Naturalmente, spiega è un traguardo raggiunto, ma la battaglia continua. In zona ci sono tante sale giochi, vigiliamo con attenzione perché quando decadono i termini per il rinnovo delle licenze, possiamo per il loro rinnovo, applicare il regolamento, e così se non ci sono le condizioni previste, intervenire con la chiusura del locale». Sono parecchie le sale giochi, e quasi tutti i bar e le tabaccherie che hanno almeno un paio di macchinette mangiasoldi. «E’ ugualmente importante combattere l’espandersi del gioco in tutte le direzioni. Nelle sale giochi è vietato l’accesso ai minori, pena la chiusura immediata del locale, mentre nei bar e in altri negozi no. Qui si vedono spesso ragazzini, magari appoggiati alla slot, osservare il nonno o il genitore giocare», commenta con amarezza la presidente Murruni.

Da tempo qui, l’amministrazione ha deciso, come da altre parti, di premiare i titolari dei locali “no slot” con una vetrofania, un adesivo trasparente da esporre nella vetrina del negozio, in modo che dall’esterno sia ben visibile la scelta fatta dal titolare. Ilcapoluogo ligure purtroppo è in pole position tra le città con oltre 200 mila abitanti per densità di sale da gioco, che sono circa 70, cioè 9,7 ogni 100 mila residenti. I genovesi giocano in media 755 euro a testa all’anno, dato che comprende anche i ragazzini. Recentemente è stata lanciata la campagna “Non azzardatevi, qui il gioco resta fuori”, con la “premiazione”, come detto sopra, attraverso la consegna di una vetrofania dei baristi virtuosi.

Renato è soddisfatto, «ho semplicemente fatto il mio dovere, racconta, quello del cittadino che partecipando alla vita del quartiere, che interviene segnalando quello che non funziona. E questa è stata una bella vittoria, grazie anche all’attenzione immediata dell’amministrazione».

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons