Rehema, il suo futuro dipende da noi

Rehema è una bambina tanzaniana nata senza gli avambracci e con un deficit cognitivo. Orfana di madre dal momento del parto è affidata alle suore della parrocchia di Ilembula. Un appello a medici, specialisti e comunità sanitarie al fine di garantirle una vita migliore attraverso l’impianto delle protesi
Rehema don Tarcisio Moreschi
Leandro Bracco con Rehema e altri bambini del centro orfani Kituo cha Watoto Yatima Renato Grandi di Ilembula, Tanzania. Foto: AlimentiAMO la SPERANZA.

Il pellegrinaggio di carità in nome di Maria “AlimentiAMO la SPERANZA” si svolge senza sosta, giorno dopo giorno, attraverso i villaggi africani e le centinaia di volti incuriositi da uno straniero che li guarda e cammina per le loro strade per lo più non asfaltate.

Indubbiamente, la cosa migliore di questo viaggio sono le persone che si incontrano, ognuna con la sua storia di vita, sogni ed esperienze da raccontare. Non è semplice però, perché spesso le realtà che svelano sono troppo pesanti, quasi crudeli, e non basta un solo uomo per farne fronte, servirebbe l’aiuto di tanti, la disposizione di una comunità.

Verso la Tanzania centromeridionale esiste una città chiamata Ilembula, dove svolge la sua missione don Tarcisio Moreschi, una di quelle persone che alla retorica dei discorsi nobili preferisce la concretezza dell’agire. Il sacerdote Fidei donum si è trasferito nel Paese africano 30 anni fa, e tra le sue principali attività coordina un centro per bambini orfani affetti da disabilità fisiche e mentali. Il suo impegno è totale, tanto di essergli valso il riconoscimento dal presidente italiano Sergio Mattarella di Commendatore della Repubblica “per aver dedicato la sua vita, in ambito internazionale, alla cura, tutela e istruzione di bambini orfani e con disabilità”.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegna l’onorificenza OMRI “motu proprio” a don Tarcisio Moreschi, 29 novembre 2021. (Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Tra questi bambini c’è Rehema. Ha quasi 10 anni, ma fisicamente sembrerebbe di averne 4. È solare e il suo sguardo trasmette luce e speranza, la sua voglia di vivere è contagiosa e sorprendente. È nata in un villaggio tanzaniano, in un tugurio costruito di fango; non ha conosciuto la mamma, perché a causa di una serie di complicazioni è morta durante il parto. Il papà la ama con tutto il cuore, forse per questo l’ha affidata alle suore perché si prendano carico di lei. Rehema è nata senza gli avambracci, con due monconi al posto delle mani, ha un deficit cognitivo e problemi di incontinenza; il suo stato di salute comporta non poche difficoltà.

Mi inginocchio davanti a lei e ci guardiamo negli occhi, mentre lei sorride. La prendo in braccio e la metto sulle mie spalle: si diverte, è felice. Giochiamo un po’ insieme e poi la lascio di nuovo a terra, lei corre a raccontare l’esperienza ad altri bambini del centro. La sua storia mi invade l’anima. Quale futuro la attende in queste circostanze sfavorevoli? Quale effetto potranno avere le menomazioni fisiche su una bambina che si avvicina alla pubertà? Cosa posso fare io per lei?

Le sorelle che l’assistono esprimono la loro preoccupazione per la piccola e quanto sarebbe utile trovare degli aiuti medici specialistici al di là della Tanzania per studiare la possibilità di iniziare un percorso come quello dell’impianto protesico e quello psicologico che permettano di migliorare la sua qualità di vita.

Medici, ospedali, centri specialistici, cliniche pubbliche e private… a voi mi rivolgo, affinché davanti alla cultura dell’indifferenza possiamo essere insieme tante piccole gocce che buchino la roccia fino a frantumarla. Non lasciamola sola, non giriamo lo sguardo dall’altra parte, perché la migliore forma di educazione è l’esempio. Come don Tarcisio Moreschi ci ha insegnato in questi 50 anni di servizio nel continente africano.

 

Per chiarimenti, comunicazioni e contributi è possibile contattare all’indirizzo mail leandro22041977@gmail.com.

L’iniziativa AlimentiAMO la SPERANZA mira a raccogliere 340mila euro per finanziare 8 progetti benefici in Africa in favore di bambini orfani e abbandonati, disabili, donne vittima di violenza ed ex detenuti. Per chi volesse sostenere economicamente l’iniziativa è possibile farlo attraverso il sito www.tucum.net andando sull’iniziativa AlimentiAMO la SPERANZA: Leandro for Africa, dall’app Tucum o tramite bonifico bancario

IBAN: IT14E0306904013100000061098
Causale: Donazione per Alimentiamo la Speranza
Intestazione: Tucum-OdV.

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