Regole o fiducia?

“La nostra famiglia ha vissuto in serenità e armonia fino ad un mese fa, quando il figlio più grande, quattordicenne, ha mostrato segni di insofferenza, di ribellione anche.Vuole frequentare ragazzi, a mio avviso, poco raccomandabili; la sera a volte non arriva puntuale per la cena. Mi sono deciso e gli ho fatto un discorso molto chiaro:”Finché resterai in questa casa dovrai rispettarne le regole. Devi considerare che ci sono come dei paletti che delimitano il campo. Noi verremo incontro ai tuoi desideri, ti manteniamo anche agli studi, ma finché resti con noi non dovrai fare come vuoi e principalmente devi rispettare la mamma comportandoti educatamente”. È rimasto un po’ male ma non ha fatto obiezioni. Lei che ne dice?”. Papà di Paolo Da un punto di vista formale e legalistico, il ragionamento è perfetto. Il mio parere, cercando di vedere i problemi dal punto di vista dei figli, è basato su una considerazione statistica: quanti genitori sono riusciti a mantenere nel tempo, con i figli, un rapporto confidenziale, quasi fraterno? A me risultano molto pochi; frequentissimo, invece, è il rapporto gerarchico che crea due categorie distanti, al massimo rispettose” È un vero peccato! Va perduta una inestimabile ricchezza che darebbe ai genitori un tono di “giovanilità”, ai figli una possibilità di attingere all’esperienza in modo normale, senza sermoni unatantum. Il tentativo di indipendenza non dovrebbe subito incorrere in massime legalistiche. Per i quattordicenni non sempre è facile recepirle, specie se i rapporti sono basati prevalentemente sul rispetto. Le nuove scelte, come quella degli amici, devono essere gradite ai figli” Sarà il loro mondo di domani. Il modo di valutare non può essere mai quello dei genitori. I quali debbono essere contenti e incoraggiare la trasformazione, cercando di capire il loro linguaggio con tanta fiducia. È la maniera migliore per proteggerli e venire da loro considerati l’unico valido appoggio, i più sicuri confidenti.

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