Reality show

La nostra vita sarebbe cambiata, la tv non sarebbe stata più la stessa. Il 14 settembre 2000 era la data spartiacque. Quel giorno andò in onda Il grande fratello, il primo reality show in Italia. Sono passati quattro anni e cinque edizioni, il bunker di Cinecittà ha cambiato la vita soprattutto ai suoi reclusi neo-divi, il piccolo schermo ha subìto una mutazione genetica inseguendo il falso spettacolo del reale. Una rivoluzione che però potrebbe essere già al capolinea. La svolta l’ha segnalata Aldo Grasso. Sul Corriere della Sera il critico parla di metamorfosi. Gli ascolti restano alti, ma il pubblico sta perdendo il target più ricercato dalla pubblicità: i giovani. I dati dicono che a guardare Il grande fratello e L’isola dei famosi sono sempre più anziani, sempre più a Sud, sempre meno istruiti. In pratica il genere ha perso la sua carica eversiva. I più maturi lo guardano come un varietà qualsiasi perché non scandalizza più. Un bel problema per chi deve vendere agli inserzionisti questi show dove tutto sembra spontaneo, ma nulla è casuale. Quello che noi apprendiamo ora è però conosciuto dai produttori da tempo. E ciò spiega la direzione che hanno preso i reality nelle ultime edizioni. Per cercare l’immedesimazione con i più adulti al Grande fratello l’età media dei partecipanti si è alzata, sono arrivate le coppie sposate, i padri con le figlie. E per agganciare i teenager ci si è spinti sul trasgressivo con l’ingresso di una ex pin up inserendo suite e tuguri e ospitando festini notturni a base di alcol e follie. All’Isola non sono stati da meno. Un colpo al cerchio e uno alla botte nella scelte dei partecipanti: Kabir Bedi, icona di una tv in bianco e nero, e dj Francesco, simbolo della colorata generazione Mtv. Per catturare i più attempati c’è un rassicurante don Mazzi in studio, per strizzare l’occhio ai più giovani discinte soubrette che scazzottano nel fango e poi ammiccano alla telecamera dicendo: Questa rissa sarà un successo. Sono programmi che vengono trasmessi in prima serata – mette in guardia Carlo Freccero prima dirigente Mediaset poi direttore di Raidue -, quando la soglia di attenzione e di vigilanza mentale dello spettatore medio, stanco da una giornata di lavoro si abbassa notevolmente . I reality abbiamo imparato a conoscerli. Alcuni tra i più giovani già li evitano, altri li guardano senza appassionarsi. Ma chi li produce non molla. Prepariamoci ad altre mirabolanti novità. Ma se possiamo, evitamoli. Fa bene all’igiene mentale.

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