L’annuario appena pubblicato da Observa [1] ― centro di ricerca indipendente, senza fini di lucro, che dal 2005 promuove la riflessione sul rapporto tra scienza, tecnologia e società ― quest’anno si caratterizza per un approfondimento sul tema delle tecnologie digitali e la percezione della pandemia da Covid-19.
Per comprendere la rilevanza delle indagini proposte basta pensare al fatto che viviamo in un mondo in cui le tecnologie digitali stanno arrivando alla radice delle strutture che reggono la nostra società. Lo sviluppo accelerato degli ultimi decenni ha formato intere generazioni all’uso sempre più massiccio e pervasivo delle tecnologie e ci ha tendenzialmente orientati verso una formazione culturale che assegna alla scienza un primato su tutte le altre discipline. Scienza e tecnologia sono due realtà intimamente e strettamente connesse: se la prima è un insieme di razionalità, metodo e ricerca, la seconda rappresenta l’applicazione di quelle forme. Entrambe si arricchiscono reciprocamente in una circolarità virtuosa ed entrambe contribuiscono a plasmare quella che è la società di oggi.
Ma quali elementi abbiamo per affermare di essere tecnologicamente avanzati e scientificamente preparati? Siamo ancora un popolo (scientificamente parlando) analfabeto? La pervasività dei dispositivi digitali favorisce o sfavorisce una formazione culturale? La pandemia in atto ha cambiato il nostro modo di rapportarci alle tecnologie e di dare fiducia alla scienza? Analizzando dati nazionali e internazionali, la ricerca promossa da Observa fornisce risposte a queste e molte altre domande, contribuendo al dialogo fra ricercatori, istituzioni politiche e cittadini.
L’annuario del 2021 (a cura di Barbara Saracino e Giuseppe Pellegrini) si presenta secondo un’organizzazione tematica ormai consolidata: una prima parte dedicata a Scienza, media e opinione pubblica ― in cui trovano spazio tre ricerche [2] sulla comunicazione pubblica di tematiche scientifiche e la loro percezione da parte della società (con particolare riferimento alle questioni della pandemia) ― e una seconda parte dedicata a Scienza, tecnologia e società in cifre ― che riporta i dati quantitativi sulle politiche della ricerca e i sondaggi sul ruolo del web nella formazione dell’opinione pubblica su temi di attualità.
I dati della prima sezione fanno emergere risultati importanti e talvolta singolari: riguardo l’alfabetizzazione scientifica (parametro monitorato sulla base di domande standardizzate anche su scala internazionale) si vede che il livello di alfabetismo scientifico ― pur con qualche battuta di arresto ― tende a crescere nel corso degli anni; tuttavia le risposte ai tre nuovi quesiti sottoposti quest’anno su clima, vaccini e terrapiattismo, meritano una riflessione: «Se a ritenere che il clima della Terra stia diventando sempre più caldo è ormai il 97% dei cittadini, a marzo del 2020 la quota degli italiani che ritiene sia corretta l’affermazione che “i vaccini provocano l’autismo” è pari al 14%. Avrebbe dovuto essere vicina o uguale a zero la percentuale di chi ritiene che la Terra sia piatta, ma sorprendentemente invece questa quota è pari al 7%» [3].
Un’ulteriore riflessione da evidenziare riguarda il tema della fiducia: in un sistema come quello attuale, nel quale non possiamo più fare a meno dei servizi offerti dai colossi della rete, c’è ancora poca consapevolezza sui rischi legati al potere mediatico che essi hanno accumulato legando ai propri server i dati di miliardi di persone. In termini di percezione della tutela della privacy, tendiamo comunque a dare più fiducia a quelle istituzioni che forniscono servizi ritenuti importanti e meno ai social network, perché legati all’idea che favoriscano relazioni superficiali: i dati rilevati, infatti, dicono che il livello di fiducia riposto dagli italiani nelle cinque maggiori aziende del web va dal 73,1% di Google scendendo fino al 45,6% di Facebook [4].
Visti dalla prospettiva della attuale situazione pandemica, i dati sulla fiducia riposta nei media e nei social network si riflettono sul nostro modo di reperire le informazioni e sulla percezione del pericolo di contagio. Il generale disorientamento mediatico sulle questioni relative a come affrontare la pandemia (dalle norme di comportamento anti-Covid, alle gestione dei vari lockdown) ― dovuto ad una progressiva sfiducia nel ruolo delle istituzioni e dal ruolo comunicativo degli esperti spesso in contrasto fra loro ― si è riverberato anche sugli atteggiamenti verso i vaccini, rivelando una correlazione fra il modo di comunicare le informazioni e lo scetticismo verso le soluzioni proposte. In generale, la tendenza a non informarsi o a informarsi prevalentemente attraverso i social, gioca a sfavore di una corretta presa di coscienza sulla questione pandemica. Tutti aspetti di cui le istituzioni dovranno tenere conto per gestire le strategie comunicative dei prossimi mesi [5].
L’analisi dei risultati di altre indagini svolte in vari Paesi del mondo (analisi condotte utilizzando gli stessi metodi di Observa) fa capire quanto sia importante uno sforzo internazionale e congiunto volto non solo a contenere materialmente il contagio, ma anche a trovare i modi più efficaci per effettuare una corretta informazione scientifica. Da questo punto di vista, i dati raccolti dal progetto europeo CONCISE [6] (progetto finanziato dall’Unione Europea fra il 2019 e il 2020, le cui attività per l’Italia sono realizzate da Observa) mettono in luce che, accanto alle fonti pubbliche di informazione, un ruolo chiave è svolto dalla relazionalità con altre persone, nelle cui opinioni ed esperienze si trovano fonti di informazione e discussione altrettanto importanti: «le cerchie parentali e amicali sono delle aree di confronto e scambio nelle quali si formano opinioni, atteggiamenti e visioni critiche nei confronti della scienza e della tecnologia» [7]. La ricerca evidenzia dunque che l’esperienza personale derivata dalla pratica quotidiana passa attraverso la collaborazione con gli altri cittadini. Più specificamente, per questioni che riguardano la salute, la risposta fiduciosa alle proposte del mondo scientifico e tecnologico è alimentata non tanto dai media, quanto dalle relazioni interpersonali e alla appartenenza a determinate cerchie sociali [8].
Sul fronte politico, l’anno pandemico appena trascorso, con il suo carico di discussioni e sofferenze, ha fatto emergere molto chiaramente quanto sia importante attuare alleanze nuove ed efficaci fra le istituzioni e il mondo della ricerca scientifica. Lo scenario attuale ha messo in evidenza come la battaglia sul campo delle misure da attuare per il contenimento della pandemia è stata (ed è ancora) aspra: se politici e cittadini si aspettano risposte certe, gli scienziati possono fornire solo probabilità statistiche e spesso la diversità di opinioni nel mondo scientifico ha creato ulteriore disorientamento nell’opinione pubblica. Da qui l’importanza di investire su un piano di comunicazione preciso e sulla formazione di un pensiero critico che sappia anche valorizzare la comunità scientifica, il cui lavoro di ricerca rimane spesso nell’ombra. Il problema di fare capire il linguaggio della scienza, oggi così ramificata e complessa, riguarda sia la competenza di chi fornisce l’informazione, sia la preparazione di chi la riceve, e occorre chiedersi quali vie percorrere per tenere insieme responsabilità collettiva e libertà individuale.
Le indagini di Observa mettono in luce che il benessere personale e sociale ― inteso in tutte le sue forme ― si regge su una corretta educazione culturale e valoriale. Su questa base, l’esercizio del proprio senso critico ― malgrado rischi di essere narcotizzato dall’influenza dei media ― passa sempre attraverso un dialogo e un rapporto di fiducia con gli altri cittadini e con le istituzioni. Educazione, dialogo e fiducia sono quindi i temi sui quali dobbiamo continuare ad esercitarci per sensibilizzarci sul carattere sempre più globale delle nostre scelte e prendere coscienza che il rapporto fra scienza, tecnologia e società è sempre più stretto, nella grande “info-sfera” che è il mondo in cui viviamo.
[1] B. Saracino, G. Pellegrini (a cura di), Scienza, Tecnologia e Società. Annuario 2021, Il Mulino, Bologna, 2021.
https://www.observa.it/annuario-scienza-tecnologia-e-societa-2021/
[2] “Scienza e società all’epoca della pandemia. Scienza, tecnologia e opinione pubblica in Italia nel 2021” di Massimiliano Bucchi e Barbara Saracino
“La pandemia che ha sconvolto il mondo: dati e tendenze internazionali nella percezione pubblica” di Valeria Occelli e Barbara Saracino
“Comunicazione pubblica della scienza: fonti, fiducia e credibilità. I risultati di un’esperienza di coinvolgimento dei cittadini” di Sonia Brondi e Giuseppe Pellegrini.
[3] B. Saracino, G. Pellegrini (a cura di), op. cit. , p. 19.
[4] cfr. B. Saracino, G. Pellegrini (a cura di), op. cit. , p. 29
[5] cfr. B. Saracino, G. Pellegrini (a cura di), op. cit. , p. 47.
[6] CONCISE (Communication role on perception and beliefs of EU citizens about science) è coordinato dall’Università di Valencia e svolge attività di ricerca in cinque paesi: Italia, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna. La direzione scientifica è affidata alla prof.ssa Carolina Moreno-Castro, per l’Italia le attività sono realizzate da Observa.
[7] B. Saracino, G. Pellegrini (a cura di), op. cit. , p. 81.
[8] cfr. B. Saracino, G. Pellegrini (a cura di), op. cit. , p. 82.