Padre Peter Afoukeze appartiene all’Ordine degli Scolopi fondato nel 1617 da José Calasanz (1557-1648), proclamato santo nel 1767 da Clemente XIII. È il più antico ordine religioso dedicato all’insegnamento, con l’obiettivo primario di fornire istruzione gratuita ai bambini poveri.
Originario di Aghem-Wum, a nord di Bamenda in Camerun, padre Peter è stato testimone in prima persona delle sofferenze, spesso indicibili, della popolazione per i violenti conflitti armati della cosiddetta crisi anglofona che dal 2017 ha ucciso oltre 6 mila persone.
Secondo le Nazioni Unite, 600 mila bambini sono stati privati di un’effettiva scolarizzazione a causa del conflitto. L’educazione alla pace è la chiave di lettura della sua storia. Da giovane, condivide le aspirazioni, le speranze, le condizioni di vita e le frustrazioni dei suoi coetanei e della comunità. Si rende conto che promuovere la pace richiede un forte impegno: «Non posso immaginare di parlare di pace senza parlare di misericordia».
La “catena della pace”: i bambini educati a costruire la pace a scuola, vivranno in modo simile anche con le persone che incontreranno, il poliziotto, i genitori, i fratelli, nel quartiere e così via.
Dopo un’adolescenza turbolenta, racconta di aver detto alla sua famiglia che non avrebbe fatto la cresima… solo pochi giorni prima della cerimonia. «Ho detto a mia madre che non ero interessato». La famiglia rispetta la sua decisione, ma Peter decide di recarsi in chiesa «per dire addio a Dio per l’ultima volta». Lì trova sua madre che singhiozza e prega a gran voce per lui. «È un temporale per me. Sento il suo profondo dolore. Non posso pensare di farla soffrire così. Capisco che per amore suo devo ripensare alla mia decisione».
Alla fine riceve il sacramento e in quell’atmosfera sente la chiamata al sacerdozio. «Io chiamo mia madre Monica. Penso che santa Monica sia la sua ispirazione». Avendo capito che «da sempre Dio mi attira a sé attraverso la sua misericordia», crede fermamente che «la costruzione della pace sia un’attività che parte dal desiderio del cuore di “incontrare” le persone nella loro umanità, di costruire relazioni con loro, proprio come Dio fa con noi. Nel momento in cui guardo le persone intorno a me con uno sguardo misericordioso, posso iniziare a parlare di pace. Tuttavia, quando vedo gli altri attraverso i miei occhiali inflessibili e giudicanti, interrompo la comunicazione con loro. Come posso essere un costruttore di pace?».

Padre Peter Afoukeze durante un’esposizione della mostra “Planting peace” al museo nazionale a Yaoundé. (VANILLA BOI STUDIO)
Quattro anni fa, alla vigilia dell’ordinazione, padre Peter viene rapito da un gruppo di giovani scontenti e frustrati. Non è un evento raro in questa regione. Mentre è nel campo, tocca con mano le profonde ferite che questi giovani portano negli occhi e sente il dolore della sua gente. Si rende conto di quanto l’educazione alla pace debba iniziare dall’interno, anche se pensa alla sua ordinazione, prevista dopo poche ore.
«Ho dovuto lasciare andare tutti i sentimenti negativi che provavo nei confronti dei miei rapitori per poter stabilire un legame con loro. Era una cosa che sentivo di dover fare quasi istintivamente». Con grande stupore, la reciprocità è automatica. «Ho ascoltato le loro storie per ore, ho assicurato loro che condividevo le loro sofferenze e che sapevo esattamente cosa stavano passando».
A questo punto, li informa che avrebbe dovuto ricevere l’ordinazione sacerdotale alle 9 del mattino del giorno successivo. «Hanno implorato la mia benedizione! Abbiamo pregato insieme il rosario, dopo che ho consegnato loro i pochi rosari che avevo nello zaino!».
Quella sera tardi viene liberato: «Ero pronto per la mia ordinazione. La mia vita aveva preso una svolta significativa! Avevo capito che l’educazione alla pace è una chiamata all’interno della mia vocazione al sacerdozio come padre scolopio».