Su Rai1 “Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa”

La nuova miniserie che andrà in onda domenica 22 e lunedì 23 maggio per la regia di Roberto Andò racconta nella sua ricchezza e complessità gli anni della guerra di mafia a Palermo attraverso la vita della grande fotografa scomparsa lo scorso 22 aprile
Letizia Battaglia
Omicidio del giudice Cesare Terranova

Libertà non fa rima con mafia, anzi, è una delle parole che le sono più distanti. Al pari di bellezza, umanità e amore. Letizia Battaglia, come racconta la bella serie che vedremo in due prime serate su Rai1 (domenica 22 e lunedì 23 maggio) della libertà era innamorata, e in nome di questa ha vissuto e lavorato; ha lottato accettando i compromessi con le parti di questa più complesse, per esempio in ambito sentimentale. Libertà è la parola per cui ha accettato di fotografare tanti morti ammazzati per anni. Per strada, in campagna, dentro le automobili. Per difendere la libertà degli altri, dei fragili esposti al fuoco del male, ha vissuto in prima linea i decenni della guerra di mafia a Palermo: la città di cui amava tutto, anche la “puzza”, dice a un certo punto del racconto. Lì era nata, e lì, scoprendo lentamente, quasi casualmente, un grande talento da fotografa, ha documentato una lunga e cupa tragedia collettiva coi suoi scatti accorati e drammatici, istintivi e appassionati, soprattutto per il giornale L’Ora.

E se c’è un coprotagonista, in questa serie curata per regia e scrittura, diretta da Roberto Andò con una brava Isabella Ragonese nei panni di Letizia Battaglia, è proprio il giornalismo: quello vero, quello coraggioso che ti rapisce con la sua necessarietà, che ti fa sentire al servizio del prossimo e ti fa pensare di poter sconfiggere il male. Denunciandolo, mostrandolo, comunicandolo. Un giornalismo che sia di penna o di colori, di parole o di immagini: la sostanza è la stessa, e infatti tra i personaggi di contorno di Solo per passione – Letizia Battaglia fotografa, ce n’è uno che rimane più di tutti addosso: è il direttore del giornale L’ora Vittorio Nisticò, interpretato dal “bellocchiano” Fausto Russo Alesi. Un personaggio secco, corposo, affilato, vero. Bello. Di una fiction che guarda al cinema per fotografia (Maurizio Calvesi), montaggio (Esmeralda Calabria), costumi (Maria Rita Barbera) e scenografie (Giada Esposito). Nella quale vediamo ed ascoltiamo Pasolini e Sciascia, persino Grotowski, oltrechè i grandi Giovanni Falcone e Boris Giuliano, oltreché le immagini strazianti dei corpi assassinati di Piersanti Mattarella, Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie, Emanuela Setti Carraro.

Una serie nella quale la vera Letizia Battaglia, scomparsa lo scorso 22 aprile, offre un cameo iniziale e uno finale, poetico, sottilmente onirico, tenero, che aggiunge sostanza al racconto della sua ricchezza e complessità esistenziale. La Letizia Battaglia di Roberto Andò è una ragazzina ribelle e sposa a soli 16 anni, è una moglie prigioniera di un amore possessivo, la vittima di un crollo nervoso affrontato con la psicoanalisi, ma anche la madre di tre figlie, una donna in fuga dalla rigidità di un contesto culturale fermo, nuovamente, ripetutamente, dopo la separazione dal marito (Paolo Briguglia), innamorata. Infine la professionista coraggiosa tra i maschi, sola in un ambiente di uomini ma forte abbastanza da accartocciare il pregiudizio e la piccolezza intorno con una personalità e un senso civico spiccati. Capace di legare la sua professione al dolore profondo come alla tenerezza dei bambini, soprattutto con le foto dell’ultima parte del sua carriera. Una Letizia Battaglia raccontata a tutto tondo, dunque, più privata, intima, nella prima puntata, più pubblica, politica, nella seconda. In ginocchio, in certi momenti, ma sempre a testa alta, in un abbraccio tra due donne mai slegate tra loro, entrambe testimoni dirette di una terrificante stagione italiana, persino minacciate dalla violenza di Cosa Nostra. Per questo nella Giornata della legalità e nel trentennale dalla morte di Giovanni Falcone, il prossimo 23 maggio, la scelta di nutrire la memoria attraverso un intenso ritratto di Letizia Battaglia, appare una scelta azzeccata.

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