Il ragazzo del risciò

Nuova edizione dal cinese del romanzo capolavoro di Lao She

Chi non ha mai letto Il ragazzo del risciò dell’autore cinese Lao She, e neanche visto le sue trasposizioni sul grande schermo (il film del 1958 col leggendario Toshiro Mifune o il remake del 1982), già solo dal titolo può intuire l’ambientazione e decidere se la storia lo interessa o meno. Piuttosto sibillino, invece, il titolo originale, Luotuo Xiangzi, ovvero Cammello Fortunato. Cosa c’entrano i cammelli? Si può scoprirlo leggendo il romanzo, oggi nella nuova traduzione di Mondadori dall’originale cinese a cura di Alessandra C. Lavagnino, cui si deve anche l’introduzione.

 

La Pechino dei primi anni ’30 del secolo scorso, minacciata dall’invasione giapponese e dai signori della guerra, fa da sfondo alle vicende di Xiangzi, un giovane venuto dalla campagna che lavora come tiratore di risciò. La parabola della sua vita incerta, dove poche sono le pause serene, incarna alla perfezione questo momento confuso della storia della capitale (il periodo è quello del secondo conflitto tra la Repubblica di Cina e l’Impero del Giappone). L’autore sembra ignorare le magnificenze della città imperiale. A lui che, nato da famiglia molto umile, per studiare e far carriera ha dovuto lottare, preme condurci alla scoperta di un mondo di diseredati: quei tiratori di risciò la cui esistenza tribolata si conclude non di rado con la morte per stenti tra le stanghe del loro veicolo; e accompagnarci nei quartieri dove si annidano la miseria e la degradazione, dove per sopravvivere la gente deve piegarsi ai mestieri più umili e sordidi, ma anche si rivelano inaspettati squarci di umanità e di bontà.

Orfano nato e vissuto nella povertà, Xiangzi (per la traduttrice «il primo eroe proletario nella storia della letteratura cinese dell’epoca moderna») parla pochissimo ma in compenso pensa molto e ha ben chiaro cosa vuol fare nella vita: emergere socialmente diventando tiratore di risciò, il migliore, e per raggiungere tale scopo non bada a sacrifici confidando nella sua giovinezza e prestanza fisica. Purtroppo, nonostante il nome che significa “Fortunato”, la sorte non gli sarà amica (“Cammello” è invece il nomignolo che gli è stato affibbiato per aver recuperato e venduto tre cammelli senza padrone): a volte infatti sembra lì lì per concretizzare i suoi sogni, a volte un cambio di fortuna lo respinge di nuovo nel livello più basso e deve ricominciare tutto da capo.

Ma ogni cosa ha un limite: col susseguirsi di disavventure il ragazzone pieno di energia che si beffava dei tiratori di risciò meno esperti si ritrova spezzato fisicamente e moralmente; fallito anche il tentativo di uscire dal proprio isolamento formandosi una famiglia, Xiangzi da ragazzo ingenuo e altruista che aveva catturato la simpatia del lettore si trasforma a poco a poco in disincantato egoista avviato su una china senza ritorno, sempre seguito con pietas cristiana dall’autore, che nel 1922 si era fatto battezzare nella Chiesa protestante di Cina.

La narrazione procede fluida, fitta di vita, colore e personaggi. Non basta a frenare la lettura l’ombra che fin dall’inizio aleggia su questa storia malinconica, destinata a un finale non lieto. Come quello toccato allo stesso autore. Nato a Pechino nel 1899, Lao She si era affermato in patria come uno dei più importanti romanzieri e drammaturghi del Novecento. Dopo l’avvento di Mao aveva ricoperto vari incarichi politico-culturali, ma caduto in disgrazia con la Rivoluzione culturale, ingiustamente accusato e pubblicamente umiliato, non aveva retto alla prova: nel 1966 il suicidio. Soltanto nel 1978, dopo la riabilitazione, i suoi testi sono ritornati sulla scena letteraria.

Spicca fra loro questo suo capolavoro apparso a puntate su una rivista letteraria tra il 1936 e il 1937 prima di essere pubblicato in volume nel 1939: un’opera innovativa, rispetto agli schemi del romanzo classico cinese, per la modernizzazione del linguaggio modellato sul parlato e l’attenzione al modello narrativo occidentale, nella quale con estrema finezza lo scrittore ha saputo indagare pensieri, sogni e sentimenti di un uomo comune elevato a protagonista.

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