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Questo Natale tra assenza e nuova attesa

di Luigino Bruni

- Fonte: Città Nuova

Luigino Bruni, autore di Città Nuova

È ormai finita in Europa la lunga stagione della chiesa come imago imperi e tutto il corollario del culto, liturgia, potere, diritto canonico… E se questo ritorno ad un tempo precristiano che torna celebrare il Sol invictus  non può rivelarsi l’inizio di un nuovo desiderio di un nuovo avvento?

Natività in attesa. Foto Luigino Bruni
L’immagine, che ho scattato a Lovanio, dove l’unica chiesa aperta che ho incrociato era un museo, non mi ha parlato di attesa ma di assenza.
Insieme ai re Magi che in quello strano presepe sono già arrivati, perché la loro non è una distanza temporale dall’epifania, ma una distanza metafisica, che non può essere colmata. Sono Magi spaesati, non sanno dove andare né chi è quel bambino. Non portano più ‘doni’ ma ‘regali’, con il fiocco e pacco già preparati dal negozio, e tutti uguali.
Quella culla vuota, e chiusa a chiave da una cancellata, quei Magi assenti anche se già arrivati, mi hanno detto qualcosa di nuovo: veramente il cristianesimo, la cultura cristiana, non c’è più in Europa. Al suo posto c’è il natale (con la ‘n’ piccola), dei consumi, dei regali, dei sentimenti carini, delle renne e delle capretti, degli sconti. Cose comprensibili, cose anche amate dalla gente, perché le feste ci piacciono.
Siamo tornati al II-III secolo, a prima della religione cristiana, alla festa della luce e del solstizio d’inverno (Sol invinctus). Siamo tornati alle guerre di quell’impero, alla categorie di barbaro e straniero, agli schiavi, ai patrizi e ai plebei, ai molti giochi e al poco pane. E perché dovrebbe tornare, mi dicevo, in mezzo a tutta questa cattiveria?
Ma mentre meditavo su tutto questo, mi è arrivata una domanda: «ma sei sicuro questa assenza sia un male? E se questa assenza sia il nome nuovo dell’attesa? Se fosse l’inizio di un nuovo desiderio di un nuovo avvento?».
Sul piano storico è assurdo chiedersi se la trasformazione delle prime comunità cristiane nella religione dell’impero romano e quindi nel Medioevo sia stato un male o un bene. È stato e basta. Ma, certamente, le esigenze della nuova religione dell’impero (culto, liturgia, potere, diritto canonico ..) hanno cambiato qualcosa di importante, quel primo carisma trasformato in istituzione ha lasciato molto materiale nel bozzolo.
Ciò che è certo è che quella lunga stagione della chiesa imago imperi, è finita, almeno in Occidente. Resta una culla vuota, icona anche dell’inferno democratico europeo. Ma da quel vuoto, da quel cancello ormai chiuso, da quei Magi spaesati, da queste chiese-museo qualcosa può rinascere, e forse nasce già: il desiderio per una novità, l’attesa di un ritorno, tutto diverso e tutto simile a quello dei secoli passati. Abbiamo smesso di attendere il messia, e il suo posto l’ha preso l’attesa del paco Amazon. Ed è troppo poco.
Che la culla vuota, i re Magi spaesati, quel cancello di ferro siano genitori di un nuovo desiderio di quel bambino. Allora forse non c’è tempo migliore del nostro per un nuovo Natale. 
Auguri che in questa presenza-assenza affiori un nuovo desiderio di infinito, di un Logos che ponga la sua tenda in mezzo a noi.

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