Quelli che giocano col bastone

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Chi ama l’hockey lo afferma con orgoglio: le prime immagini di due giocatori di questo sport, pallina ai piedi e bastone ricurvo in mano, sono riportate su bassorilievi babilonesi. Successivi reperti trovati in tombe egizie, nella Grecia antica ed in Scozia confermano che questa disciplina non è un’invenzione dei nostri tempi. Certo furono gli inglesi a assegnarle il nome di hockey (da uncino, bastone ricurvo) ed a diffonderlo, al pari del cricket, ovunque fosse issata una bandiera dell’impero britannico. Ancora oggi Pakistan, India ed altri Paesi orientali sono fra le migliori nazioni in questo sport praticato in ben 140 nazioni. Al maschile è sport olimpico dal 1908, al femminile dall’80. L’Italia è attorno al ventesimo posto nel ranking mondiale. I Paesi emergenti sono oggi quelli dell’est Europa. Il primo club di hockey fu fondato a Londra nel 1861 e l’esercito inglese lo esportò in tutte le colonie come ancora oggi è testimoniato da quadri e stampe ormai ingiallite. Nell’impero britannico non ne furono solo codificate le regole, come avvenne per molti altri sport: esso fu uno dei primi sport amati e scelti dalle donne, seppu re vi giocassero con gonne lunghissime, per dimostrare parità di diritti fra i sessi. Venne però soprattutto utilizzato nelle scuole pubbliche per la sua particolare valenza educativa. È uno sport che nei ragazzi non sviluppa solo in modo eccelso le qualità fisiche coordinative – ci spiega Luca Di Mauro, presidente della Federazione Italiana Hockey -, ma soprattutto quelle tecniche, richieste dalla padronanza del bastone, una sorta di prolungamento del proprio corpo, che deve abilmente guidare la pallina, e quelle di squadra, si gioca 11 contro 11, perché solo un attento gioco corale porta al risultato. Se qualcuno avesse l’idea che il bastone in mano possa invogliare atteggiamenti offensivi si sbaglia: L’hockey su prato – ci spiega Di Mauro – non è gioco di contatto, ed è frequente vedere i giocatori professionisti far cadere il bastone prima di chiedere spiegazioni all’arbitro o discutere con un avversario, un aspetto che lo distingue nettamente dai cugini dell’hockey a rotelle e su ghiaccio dove le risse fanno quasi parte del gioco. E dal nascente hockey subacqueo, variante di nicchia per quei pochi insoddisfatti da qualsiasi disciplina. L’hockey vero è quello nostro! precisa con convinzione. Non solo perché nel mondo è più diffuso dei cugini, ma perché in esso si incarna ancora la tradizione di disciplina ad alto riferimento al fair-play, dove l’abilità e la creatività individuali sono messe al servizio del gruppo. Simbolo del primato dato alla lealtà sportiva è la regola detta dell’ostruzione: in alcun modo un giocatore può frapporsi con il corpo o col bastone fra l’avversario e la pallina in suo possesso impedendogli di giocarla. Per numero di praticanti e per risultati, è l’Europa a farla da padrone, soprattutto da quando il regolamento prevede che si giochi su campi, grandi come quelli di calcio, in erba sintetica, una scelta che ha penalizzato alcune nazioni e modificato quasi radicalmente il gioco: esso è divenuto molto più veloce, più muscolare, più di precisione, più ricco di passaggi, premiando più il gioco di squadra e meno le individualità. In Italia – illustra il presidente – esso è ormai diffuso un po’ ovunque e il nostro vivaio naturale sono le scuole dove è accettato come originale alternativa a discipline obsolete. Fino a qualche anno fa, grazie ad un indiano che vi era trasferito, è stata la Sardegna a fare scuola. Oggi l’hockey è molto diffuso in Piemonte, Veneto, Lazio e Sicilia. Il suo spirito dilettantistico lo mantiene disciplina amatoriale, al punto che la Federazione è dovuta intervenire per obbligare le squadre delle serie maggiori a schierare un numero minimo di giovani perché i più vecchi, sportivamente parlando, non vogliono smettere di giocare: Il nostro è uno sport longevo – chiarisce Di Mauro -, ma ci incoraggia sapere che metà dei nostri 7 mila tesserati, di cui 70 per cento sono maschi, sono ragazzi fra i 14 ed i 16 anni. Per chi volesse scoprire la bellezza di questo sport dal 24 al 27 maggio a San Vito Romano può assistere ad uno dei tornei finali della Coppa dei Campioni di hockey: non ci saranno Milan e Liverpool, ma lo spettacolo è ugualmente assicurato.

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